Giorno per giorno – 22 Luglio 2009

Carissimi,

“Le disse Gesù: Donna, perché piangi? Chi cerchi? Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo. Gesù le disse: Maria! Essa allora voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: Rabbunì!, che significa: Maestro! Gesù le disse: Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro” (Gv 20, 15-17). La memoria di Maria Maddalena, con il Vangelo di oggi, ha riportato alla nostra attenzione il tema della Pasqua, così centrale per la fede e l’esperienza cristiana. Gesù, la Maddalena, noi e Dio, il Padre. Già, che abbiamo da spartire noi con questo Vangelo, sempre che questa Parola sia non semplicemente il racconto di qualcosa che avvenne allora, ma un’esperienza sempre possibile nella nostra storia di fede? Stamattina, con Durce, Cida, Roberto, , Djarí, Bruno, dona Dominga e Maria José (che sono finalmente tornate dalla roça), ci chiedevamo cosa significhi la morte di Gesù, per noi, oggi, e il lutto, l’affanno,  la ricerca, il pianto di Maria, e il nuovo apparire di lui (scambiato per il giardiniere), e l’invio di Maria ai fratelli, e il suo salire al Padre. Durce ci fa: se Gesù è il figlio di Dio ed è la Buona Notizia del Padre che regna finalmente tra noi, e noi, perciò, siamo tutti fratelli e sorelle, Lui muore ogni volta che non ci comportiamo più come tali. Sì, la morte di Gesù è l’allontanarsi dal nostro orizzonte del significato di Dio che egli rappresenta. È Dio che se ne va in esilio. È, in un certo senso, Dio che muore, dove viene meno la misericordia, la compassione, la solidarietà tra gli umani. Maria, allora, è la chiesa capace di soffrire e piangere questa perdita ed è il suo pianto, con la cura che esprime, a renderne possibile la manifestazione. Come dire che, finché c’è qualcuno che ha nostalgia di Dio (del Padre, annunciato e vissuto da Gesù), c’è un futuro per la nostra fede e la risurrezione (la Sua, e poi anche la nostra) ha un senso. Non è un mito, ma diventa, ogni volta di nuovo, realtà. Noi, con la nostra esistenza, dovremmo essere questo continuo correre dai fratelli per testimoniare che l’abbiamo incontrato di nuovo, vivo, e ne siamo in qualche modo una prova. Per quanto povera.            

 

Oggi è dunque memoria di Maria Maddalena, apostola degli apostoli.

 

22 MADDALENA.jpgOriginaria di Magdala, in Galilea, Maria fu una delle donne che seguirono costantemente Gesù con gli altri discepoli.  Guarita da Gesù (Lc 8,2), faceva parte del gruppo di donne che provvedevano alle necessità di Gesù e dei suoi. Fu una delle poche persone amiche che accompagnarono Gesù nella sua passione, crocifissione  e fu presente alla sua sepoltura.  L’esperienza dell’apparizione del Risorto fece di lei la prima  inviata (apostola) ad annunciare la buona notizia della risurrezione.

 

I testi che la liturgia propone oggi alla nostra riflessione sono propri della memoria che celebriamo e sono tratti da:

Cantico dei Cantici, cap.3, 1-4a; Salmo 63; Vangelo di Giovanni, cap. 20,1-2.11-18.

 

La preghiera del mercoledì è in comunione con tutti gli operatori di pace, quale ne sia il cammino spirituale o la filosofia di vita.

 

Luiz era manovale, figlio di Lourdes, della comunità dell’Aparecida. È sposato, separato, padre di due bambine. Da circa un anno “mexe com droga”, come si dice qui.  Ed ora, da sabato l’altro, è sparito. Ha preso la moto di un vicino e, vestito solo di  bermuda, con un paio di ciabattine infradito, si è allontanato, senza dire, né, poi, far sapere nulla. Senza documenti. Stasera, la preghiera, nella chiesetta dell’Aparecida è stato tutta per lui. E per Lourdes. La chiediamo anche a voi.    

 

È tutto. Noi ci congediamo qui, lasciandovi al brano di un “Discorso per le festività pasquali” di Johannes Tauler. Che ha a che vedere con la nostra memoria di oggi ed è il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Appena Maria si sentì chiamare per nome, riconobbe il Signore ed esclamò: Rabbunì!, ossia Maestro. I discepoli infatti davano a Gesù il nome di Maestro e anche Maddalena lo chiamava così quando egli viveva sulla terra. Lo attestò Gesù stesso quando disse: Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono! Sì, davvero egli è il maestro del bene supremo e per tale titolo deve essere amato più di ogni altra realtà; è il maestro della verità suiprema e per questo titolo dobbiamo contemplarlo; è il maestro della perfezione suprema sicché per tale titolo dobbiamo imitarlo, senza più occhi per quanto abbandonammo. Soprattutto Gesù è il maestro dell’amore, per tre moti­vi: egli ricompensa quello che è fatto nell’amore, per amore e con amore.  Anzitutto Dio ricompensa soltanto nell’amore. Notiamo a tal proposito che sono tre le modalità mediante le quali l’uomo può meritare: attraverso le opere, tramite la contem­plazione oppure mediante i desideri del cuore. Ora, le opere esterne sono meritorie soltanto quando sono compiute nella carità. In secondo luogo, Dio ricompensa ciò che è fatto soltan­to con l’amore. Si tratta dell’amore per cui egli ci ama gratuitamente e mediante il quale dona se stesso in ricom­pensa. Egli si dà interamente e non soltanto frazionato; ci ama, secondo le sue precise parole, di amore eterno, e si dona a noi in persona. Ecco perché disse ad Abramo: Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande. Nel terzo modo, infine, Dio ricompensa l’uomo con amore. Il premio dell’uomo consiste soprattutto nel fatto che vedrà Dio in modo chiaro, non mediato; egli potrà gode­re di lui e abbracciarlo eternamente nell’amore. Maria Maddalena ha dunque ragione di chiamare nostro Signore Rabbunì!, Maestro, dato che egli è davvero il mae­stro dell’amore. (Johannes Tauler, Sermon 2 pour les féries pascales).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 22 Luglio 2009ultima modifica: 2009-07-22T23:33:00+02:00da fraternidade
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