Giorno per giorno – 13 Luglio 2009

Carissimi,

“Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada” (Mt 10, 34). Ogni volta che ascoltiamo questa parola che chiude il “Discorso della missione” (Mt 10, 5-42), il minimo è che si resti piuttosto disorientati. Come, di fatti, anche stamattina. Perché noi si ha voglia di pace, un desiderio profondo, nascosto, spesso silenziato da atteggiamenti, gesti e parole, che solo “sembrano” dire il contrario. E se Dio, almeno Lui, non porta la pace, a che serve Dio? Le guerre, persino travestite da “sante”, sappiamo farcele benissimo da soli.  Dunque Gesù doveva intendere altro. E quella spada doveva essere la stessa di cui parla anche la Lettera agli Ebrei: “La parola di Dio… viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio” che “penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore” (Eb 4, 12).  Una parola che, prima di tutto, svela noi a noi stessi e ci  inchioda alle nostre responsabilitá in ordine a essa, e solo in seconda battuta segna le nostre relazioni con gli altri. Con una pretesa e una radicalità indisponenti, che noi preferiamo liquidare come retoriche: “Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà; e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà” (Mt 10, 37-39). Eppure, quando il nostro orizzonte si restringe, fino a contemplare solo la propria persona, famiglia, partito, classe, nazione, patria, chiesa, religione, non possiamo non sentire l’amarezza di una scelta che ci punisce, ci mortifica, e ci dichiara sostanzialmente perduti. La parola di Dio, la sua verità, Gesù, il Regno, la Croce – tutti, in vario modo, sinonimi –  ci sollecitano ad altre ambizioni. Irraggiungibili. Non fosse per la sua grazia.    

 

Oggi facciamo memoria di Carlos Manuel Rodríguez Santiago, laico al servizio del rinnovamento liturgico.

 

13 Carlos Manuel Rodríguez Santiago.jpgCarlos Manuel Rodríguez Santiago era nato a Caguas (Portorico) il 22 novembre 1918, in una famiglia di cinque figli, frutto del matrimonio tra Manuel Baudilio Rodriguez e Herminia Santiago. Di essi, due figlie si sarebbero sposate, una sarebbe divenuta carmelitana e un altro benedettino. Carlos,  aggredito quand’era dodicenne da un cane lupo, riportò gravi ferite, che gli causarono una colite ulcerosa, da cui non sarebbe mai guarito. Al termine del liceo trovò occupazione come impiegato; tentò di intraprendere gli studi universitari, senza per altro riuscire a completarli, a causa della malattia. Sull’onda del movimento liturgico che si era venuto affermando nei primi decenni del XX secolo, divenne un suo profondo cultore e propagatore, dedicandosi a letture specializzate in materia, curando traduzioni, scrivendo articoli, e creando infine, nell’ateneo di San Juan di Portorico, un Centro universitario cattolico per lo studio e l’approfondimento della liturgia. Decisivo nei suoi interessi accademici, ma assai più nella sua vita spirituale, fu sempre il tema del Mistero Pasquale, che lo portò, prima ancora del rinnovamento liturgico promosso dal Concilio Vaticano II, a evidenziare l’importanza di esso  e della sua celebrazione nella vita della comunità cristiana, e di sottolineare la necessità di aprire la liturgia alla comprensione e alla partecipazione del laicato. Quando nel 1962, la malattia degenerò in tumore, confessò al fratello benedettino di non essere pronto a morire. Seguirono mesi di grandi sofferenze fisiche e una prolungata “notte dello spirito”, in cui Dio sembrava del tutto assente. Solo poco prima di morire ritrovò la serenità e la pace con Dio. Si spense il 13 luglio 1963, a soli 45 anni. È il primo beato della chiesa portoricana.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro dell’Esodo, cap. 1,8-14.22; Salmo 124; Vangelo di Matteo, cap. 10,34-11,1.

 

La preghiera di questo lunedì è in comunione con le grandi religioni dell’India, Vishnuismo, Shivaismo, Shaktismo.

 

È tutto per stasera. Noi ci si congeda qui, lasciandovi al brano di un articolo scritto da Carlos Manuel Rodríguez Santiago, col titolo “Fe y vida: la liturgia, base de la vida católica”, apparso nella rivista Liturgia del 15 Novembre 1959. Che è per oggi il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Quanti sforzi fanno i cattolici, sacerdoti e laici, per organizzare tante opere utili in sé, ma di secondaria importanza! Quanto tempo, lavoro e ardore dedicano a esse! Quale non sarebbe il risultato se si avesse lo stesso interesse e lo stesso ardore per promuovere il ritorno alle cose esssenziali mediante una nuova scoperta della liturgia. Cosa non otterrebbero se lavorassero perché questa fosse compresa, praticata, vissuta e amata pienamente da tutto il popolo cristiano! Non si dica che il popolo non può intendere, perché la liturgia è per il Popolo Santo di Dio e non per un gruppo selezionato di eruditi e di esteti. Nella chiesa primitiva la gente capiva, perché? Se nell’educazione liturgica del popolo si fosse dedicato lo stesso interesse e lo stesso ardore che comunemente si mette per propagare tante devozioni e pratiche di pietà, alcune eccellenti altre meno, oggi la liturgia sarebbe la devozione popolare, come già fu in passato. […] Essendo la liturgia l’opera pastorale per eccellenza, i sacerdoti devono per primi essere convinti del suo valore, non solo per quanto si riferisce ai fedeli, ma per la loro stessa vita spirituale e per il loro apostolato. Per intraprendere tutto ciò che esige il rinnovamento liturgico è necessario studiare a fondo la materia, per vedere realmente di che cosa si tratta, dato che è qualcosa di assai più profondo e santamente rivoluzionario di ciò che appare a prima vista. La liturgia non è un dettaglio, per quanto importante, ma è il centro e, fino a un certo punto, il tutto della vita cristiana, pertanto, non è un’utopia irreale, ciò che proponiamo; non è un entusiasmo da esaltati che muove l’apostolato liturgico. Ciò che i documenti della chiesa offrono è qualcosa di spiritualmente affascinante e suppone una fede molto profonda, matura e assimilata. È ora che ci svegliamo dal nostro letargo e che entriamo pienamente in questo rinnovamento che lo Spirito Santo suscita nella chiesa. Non resistiamo per ignoranza e ostinazione. Ritorniamo alla fonte prima e indispensabile del vero spirito cristiano. (Carlos Manuel Rodríguez Santiago, Fe y vida: la liturgia, base de la vida católica).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 13 Luglio 2009ultima modifica: 2009-07-13T23:34:00+02:00da fraternidade
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