Giorno per giorno – 07 Luglio 2009

Carissimi,

“Ma i farisei dicevano: Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni” (Mt 9, 34). Gesù aveva restituito la vista a due ciechi (Mt 9,28-29) e subito dopo ridato la parola a un muto (il simbolismo del racconto rimanda scopertamente alla capacità, resa operante dall’intervento di Gesù, cioè del Regno-che-si-fa-presente, di “vedere” la realtà circostante e di dire/agire la parola che la denunci e la trasformi), ed ecco che gli esponenti di una religiosità solo esteriore e sostanzialmente alienata, Lo accusano di farlo per conto del demonio, di essere cioè, fuor di metafora, sovvertitore dell’ordine costituito. Rivelandosi in questo perfettamente congeniali al sistema del Dominio, che tutto può tollerare, meno il fatto che i poveri riacquistino la capacità di vedere, discernere, giudicare, e il diritto di parlare. Che è anche e soprattutto il diritto di vivere. Come risposta a quelle critiche,  “Gesù prese a percorrere tutte le città e i villaggi, insegnando nelle sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità” (Mt 9, 35). “Tutte” le città e i villaggi, guarendo “ogni” malattia e “ogni” infermità. Inarrestabile e infaticabile, non c’è nulla e nessuno che sia estraneo alla sua preoccupazione, che non sia raggiunto dalla sua azione. E questa “cura” rappresenta ad un tempo tutto il suo insegnamento, la sostanza del suo annuncio, e la sua pratica quotidiana. Perdinci, qualcuno potrebbe lamentarsi: nulla di religioso, niente di spirituale, neanche un pizzico di misticismo. No, nulla. Sempre che per religioso, spirituale, mistico, s’intenda qualcosa che porta a trascurare la sofferenza, la malattia, la fame del fratello. Gesù ha ben presente la denuncia profetica: “I pastori non dovrebbero forse pascere il gregge? Vi nutrite di latte, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate il gregge. Non avete reso la forza alle pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato quelle ferite, non avete riportato le disperse. Non siete andati in cerca delle smarrite, ma le avete guidate con crudeltà e violenza. Per colpa del pastore si sono disperse e son preda di tutte le bestie selvatiche” (Ez 34, 2-5). E l’evangelista, su Gesù annota: “Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore” (Mt 9, 36). C’è ancora chi è capace di compassione? Chi, nella situazione concreta vostra, nostra, accetti di farsi pastore di quanti i governanti trattano con crudeltà e violenza in “tutte le città e villaggi”?  

 

Oggi facciamo memoria del patriarca Atenagora, profeta di ecumenismo.

 

07 Atenagora I.jpgAristokles Pyrou (questo il suo nome all’anagrafe) nacque il 25 marzo 1886, a Tsaraplana (Grecia).  Metropolita di Corfú e successivamente arcivescovo della comunità greco-ortodossa di New York, fu eletto nel 1949 patriarca ecumenico di Costantinopoli, diventando presto una figura di primo piano nello sviluppo della Chiesa ortodossa e del movimento ecumenico. Sognava una Chiesa evangelica, in cui le diverse confessioni potessero incontrarsi come Chiese sorelle, sulla base della comune fede apostolica, nella fedeltà alla tradizione dei Padri e all’ispirazione dello Spirito. Nella sua visione, il primato romano doveva essere una presidenza nell’amore, non sulla Chiesa, ma nel cuore della sua comunione e al suo servizio. Del cristianesimo sottolineò non l’aspetto normativo, ma l’ispirazione creatrice, la fraternità tra gli individui, il miracolo delle creature vive, l’umile illuminazione del quotidiano,  attraverso la “presenza nell’assenza” dello Sconosciuto che divenne il nostro Amico segreto. Cercò anche di aprire il dialogo con l’Islam. Morì incompreso e isolato dagli ambienti moderati e fondamentalisti della sua stessa Chiesa, il 7 luglio del 1972.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro della Genesi, cap.22, 22-32; Salmo 17; Vangelo di Matteo, cap.9, 32-38.

 

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

 

Noi ci congediamo qui. Lasciandovi ad una citazione del Patriarca Atenagora, tratta dal livro di Olivier Clément, “Dialogues avec le Patriarche Athenagoras” (Fayard).  È per oggi il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Tutti i popoli del mondo sono buoni; tutte le razze. Tutti devono trovare il loro posto nell’unità del genere umano. Io appartengo a tutti i popoli. L’unità cristiana dev’essere il lievito dell’unità umana. L’unificazione del genere umano è nello stesso tempo l’espressione e la ricerca della nostra perfetta unità in Cristo, dove noi siamo tutti membri gli uni degli altri. C’è solo una Chiesa, la Chiesa di Cristo; solo una teologia, la proclamazione di Cristo risorto dai morti  che ci solleva e ci dà il potere di amare. Presto gli uomini andranno sulla luna, ma non sapranno più il significato delle vita. Noi cristiani non dovremmo aver paura di nulla. Non abbiamo nulla da chiedere agli altri, nulla da imporre loro; ma dobbiamo  testimoniare che la vita ha un significato, che la vita è infinita, che apre sull’eternità. Perché Dio esiste, Dio esiste; e Lui, lo Sconosciuto, è nostro amico. (Olivier Clément, Dialogues avec le Patriarche Athenagoras).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

 

Giorno per giorno – 07 Luglio 2009ultima modifica: 2009-07-07T23:36:00+02:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo