Giorno per giorno – 27 Giugno 2009

Carissimi,

“Entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente. Gesù gli rispose: Io verrò e lo curerò” (Mt 8, 5-7). No, Gesù non faceva il terapeuta di professione, anche se forse gli sarebbe piaciuto. Però il Vangelo ci dimostra che si dava da fare. E, oggi, per esempio, ci racconta non una, non due, ma molte guarigioni. Perché, oltre al servo del centurione e la suocera di Pietro, “venuta sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarì tutti i malati, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie” (Mt 8, 16-17). E, come il primo episodio fa intendere, Lui, da buon figlio di Dio che è, mica guarda troppo per il sottile, chi è che gli chiede la guarigione; in questo caso, si tratta di un soldato, per giunta romano (cioè nemico), e in più pagano. Un altro, come minimo, l’avrebbe mandato a quel paese. Invece Lui gli fa: Io verrò e lo curerò. E se il centurione glielo ha chiesto, è perché deve aver subodorato che Dio è diverso da quello che spesso ci presentano, è diverso da tutti e, chissà magari gli avevano già raccontato che Gesù insegnava che bisogna amare mica solo gli amici, ma anche i nemici, e deve essersi detto: mettiamolo alla prova, perché se lui è così, il suo Dio non può essere diverso. E Gesù resta strabiliato per l’implicita professione di fede di questo soldato per giunta romano e in più pagano. Ragazzi miei, dice, questo vi ha stracciati tutti (anche noi, duemila anni dopo!), lui ha capito tutto di Dio, senza andare neppure una volta a catechismo, né in chiesa (anzi forse proprio per questo). E ha capito, perciò cos’è il Regno. Anzi, lui, aveva già cominciato a viverlo, il Regno: si era preso cura del servo. Come lo capirà subito dopo la suocera di Pietro, che, però, ha bisogno di guarire (come noi, la Chiesa, abbiamo bisogno di guarire), per cominciare a servire. Cioè ad agire come agisce Dio. Questo è il Regno. Il resto sono chiacchiere.  Ora, resta da chiederci: cosa faremo noi, “concretamente” per curare il male, il dolore, la sofferenza di chi troviamo sul nostro cammino? Saremo capaci di dimenticare noi stessi e dire come Lui: Io verrò e lo curerò?

 

Oggi noi si fa memoria di un martire piccolo, oscuro, di quelli che, forse, non entreranno mai nei martirologi ufficiali della Chiesa: Juan Pablo Rodriguez Ran, pastore che diede la vita per il suo gregge.

 

27 Coban Guatemala.jpgJuan Pablo era un prete indigeno, parroco nella chiesa di S. Domenico, a  Cobán (Guatemala). La sua predicazione a favore della giustizia e contro l’oppressione della sua gente è considerata “sovversiva” dall’esercito e dalla polizia e il prete è più volte avvertito che conviene “smetterla di sollevare il popolo” perché gli squadroni della morte lo stanno cercando. Di queste minacce sono al corrente anche gli altri preti della parrocchia e perfino il suo arcivescovo, che lo consiglia di mettersi calmo e tranquillo. Ma come restare calmi e tranquilli davanti alla sofferenza di tutto un popolo?  La morte lo coglierà significativamente, al termine di un’Eucaristia, mentre torna in canonica. “Persone in uniforme militare” trasportate da un camion verde oliva (come gli automezzi dell’esercito)  con la targa coperta, gli sparano per strada, uccidendolo brutalmente. È il 27 giugno 1982.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflesione sono tratti da:

Libro della Genesi, cap.18, 1-15; Salmo (Lc 1, 46-55); Vangelo di Matteo, cap.8, 5-17.

 

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.   

 

Non sapevamo bene cosa proporvi in chiusura e magari voi, sotto sotto, speravate che non si trovasse nulla. E invece. Invece, abbiamo trovato in rete questo  brano tratto dal libro di Karl Rahner  Glaube, der die Erde liebt” (Herder). Che crediamo debba essere tradotto “Fede che ama la terra”. Dato che anche Dio la ama. Che, vedrete, ha a che vedere con la nostra riflessione di oggi. Ed è il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Quando il Figlio venne nella sua proprietà, i suoi non lo ricevettero. Il “patriottismo” del popolo eletto avrebbe dovuto consistere nella fede in Dio e nella sua parola, quindi anche nella sua nuova parola. Ma il Verbo incarnato non trovò una tale fede. Quel popolo riteneva definitivamente regolato, da lungo tempo, il suo rapporto con Dio, nel quale pensava non ci fosse più nulla da cambiare. Gli sembrava che la sua alleanza con Dio fosse una ragione per non lasciarlo avvicinare maggiormente a sé, e che la sua obbedienza di altri tempi lo dispensasse ormai dall’ascoltare ancora più a lungo quel che Dio voleva dirgli. Il Figlio non trovò più alcuna fede presso il popolo che credeva nel Padre, poiché esso era già troppo “credente”. Trovò invece questa fede in un centurione della potenza pagana che occupava il paese. Allora fu preso da ammirazione colui che sa tutto da sempre. Durante tutta la vita questa ammirazione rimase nel cuore del figlio dell’uomo ed anche la commozione riguardo a molti che sembrano essere fuori e sono dentro e riguardo a quelli che, nati cittadini del Regno, saranno gettati nelle tenebre esteriori. Perché la fede incondizionata spesso sgorga più facilmente dal cuore dei “non credenti” che dal cuore di quanti già da sempre sono credenti ortodossi, e perché il cielo trova la penitenza sincera piuttosto nei peccatori che in quelli che pensano di non averne bisogno. Tutto ciò è valido anche oggi. Le frontiere del Regno di Dio non coincidono esattamente con le frontiere confessionali e neanche con quelle che separano i cattolici “praticanti” dai “non-praticanti”. Questo non significa che Dio non ci voglia cattolici e praticanti per di più; ma tra i cattolici non tutti sono veri figli del Regno. Il libro della vita non concorda semplicemente con le statistiche religiose, gli schedari parrocchiali e gli elenchi dei membri delle associazioni cattoliche. (Karl Rahner, Glaube, der die Erde liebt).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.  

 

Giorno per giorno – 27 Giugno 2009ultima modifica: 2009-06-27T23:30:00+02:00da fraternidade
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