Giorno per giorno – 24 Giugno 2009

Carissimi,

“Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: Giovanni è il suo nome. […] Per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: Che sarà mai questo bambino?. E davvero la mano del Signore era con lui. Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito” (Lc 1, 65-66). Giovanni, cioè “Dio è benevolo”, è il nome che Dio stesso dà, segretamente, a tutti i suoi figli e figlie, quando vengono al mondo. Anche se i genitori si ostinano a dargliene altri, spesso brutti e insignificanti, dettati dalle mode del momento. E, per cominciare Dio era stato benevolo con quei due anziani genitori che sognavano da sempre un figlio. Come lo è stato, di recente, qui da noi con Divina e Divino. E come lo è a più larghe mani che non da voi con la nostra gente. Poi, certo, la speranza è che sia benevolo anche con lui(lei) che nasce. In questo mondo! Di questi tempi! Sul futuro dei loro cuccioli, i nostri non nutrono grandi speranze. O, quanto meno, non le esprimono. Ne coltivano di piccole, ma importanti, come quella che essi crescano bene, sani e forti, con voglia di lavorare e a tempo debito trovino un lavoro, abbiano una casa, si formino una famiglia, e generino figli che gli diano nipoti, e così via. Come dall’inizio dei tempi. Sanno anche che non correrà tutto così liscio. Ma contano sul fatto che Dio gli darà forza per affrontare difficoltà, ostacoli, delusioni, fallimenti. Però, poi, c’è qualche Giovanni che è più Giovanni degli altri. Che esprime la benevolenza di Dio non solo per i suoi genitori, a cui è stato dato come dono inatteso, o per la sua famiglia, per i suoi vicini, ma per le moltitudini. A cui è offerto come segno indicatore di uno sguardo diverso sulla realtà. Giovanni è allora colui che cerca e trova il suo cammino nel “deserto”, inteso come il luogo dell’incontro con l’Assoluto e della consacrazione incondizionata a Lui, nella difesa degli altri, al loro servizio. È a partire dal deserto infatti che il Battista (e ogni altro Giovanni che lo segua) può denunciare la nequizia del sistema-mondo e additare come sua unica alternativa la conversione allo sguardo di Dio (e di Gesù che lo incarna) – che ha al suo centro la condizione dei poveri e dei sofferenti del mondo. A cui intende e chiama a por fine.

 

Oggi è la festa del Natale di Giovanni il Precursore.   L’unico santo (assieme alla madre di Gesù), di cui si celebri la natività, oltre che il giorno natalizio alla vita del cielo. La sua vicenda ci è nota attraverso le pagine dei Vangeli sinottici e di quello di Giovanni. Il racconto della nascita nel Vangelo di Luca è ricco si simbolismi, che sottolineano la straordinarietà del personaggio in ordine alla figura di Cristo.

 

24_NASCIMENTO_DE_JO_O.JPGFiglio della vecchiaia e della sterilità del sacerdote Zaccaria e di Elisabetta, Giovanni (il cui nome significa Dio è benigno) è cugino di Gesù. Ritiratosi nel deserto di Giuda (dove, forse, viene a contatto con la comunità essena di Qumran), vi  inizia il suo ministero profetico, annunciando la prossimità del regno, l’imminenza del giudizio, e invitando al battesimo e alla conversione. Il messia delle sue attese è il giudice che battezza con il fuoco e con lo Spirito Santo, e separa il grano dalla paglia. Gesù entra nella sua cerchia ed è da lui battezzato. Giovanni riconosce in lui l’agnello di Dio e da qui inizia la missione autonoma di Gesù e la chiamata dei primi discepoli. Arrestato per ordine di Erode Antipa a causa dei ripetuti rimproveri mossi pubblicamente da lui nei confronti della condotta immorale del sovrano, Giovanni è imprigionato. Dal carcere, colto da qualche dubbio sulla messianicità di Gesù, così diversa da quella che aveva predetto, invia messaggeri al maestro di Nazareth per essere da lui rassicurato (Mt 11, 2-6). La risposta fornitagli gli chiarisce il carattere della visione messianica di Gesù. Giovanni viene, poco dopo, fatto decapitare da Erode, dietro richiesta della moglie Erodiade e della figliastra Salomé.    

 

I testi che la liturgia propone alla nostra riflessione sono propri della festività odierna e sono tratti da:

Profezia di Isaia, cap.49, 1-6; Salmo 139; Atti degli Apostoli, cap.13, 22-26; Vangelo di Luca, cap.1, 57-66.80.

 

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti ricercano l’Assoluto della loro vita, nella testimonianza  per la pace, la fraternità e la giustizia.

 

Oggi il calendario ci porta anche la memoria di Vincent Lebbe, apostolo tra i cinesi.

 

24 Vincent-Lebbe.jpgVincent Lebbe era nato a Gand, in Belgio, nel 1877 e aveva maturato la sua vocazione a missionario in Cina prestissimo, addirittura a undici anni. In Cina, di fatto, ci arrivò a tempo di record, subito dopo essere stato ordinato prete nella Congregazione della Missione (Lazzaristi), assumendo il nome di Lei-Ming-Yuan e  propugnando, da subito, un metodo di evangelizzazione nel più assoluto rispetto della cultura locale, lontano da ogni imposizione di schemi di vita europei. Invece della sottana da prete, prese a vestirsi come un comune manovale cinese, compreso il tradizionale codino. Sosteneva inoltre la necessità di sviluppare una chiesa interamente cinese, con clero e vescovi autoctoni, fuori da ogni dipendenza dalla cultura e dominazione europea e per questo subì, con grande dignità e senso dell’obbedienza, ogni tipo di irrisione, umiliazioni, denigrazioni e continui trasferimenti. La sua attività, in ogni caso non conobbe sosta. Fondò il quotidiano Ichepao e alcuni altri periodici. Istituì la Société des Auxiliaires des Missions, i Piccoli Fratelli di San Giovanni Battista e le Piccole Sorelle di Santa Teresa, esponendo  i principi della sua attività missionaria in Annales de la Mission. Quando si rese conto che era giunto il momento di un nuovo e decisivo passo, si recò a Roma e chiese udienza al papa Pio XI, ottenendo la nomina dei primi sei vescovi cinesi. Gli altri, i vescovi europei, gridarono al tradimento, ma non poterono farci nulla. Lui, ormai naturalizzato cinese, tornato in patria, quella scelta da lui, si dimise dalla Congregazione della Missione e entrò in quella da lui fondata. Stremato dalla fatica di tante iniziative, morì a Nanchino il 24 giugno 1940. Il governo cinese, dichiarando un giorno di lutto, volle onorare in Lei-Ming-Yuan (Tuono-che suona- a distanza), un grande cristiano e un grande patriota.

 

Da lunedì il nostro amico Claudio, figlio di dona Almerita, fratello di Pedrinho, è in ospedale, a Goiânia, per accertamenti, a seguito di ripetute emorragie. Lo mettiamo nelle vostre preghiere. Lui è così indifeso. Noi ci congediamo qui, lasciandovi a una riflessione di Jean Danielou sulla figura di Giovanni Battista. La troviamo nel suo libro “Le mystère de l’Avent” (Seuil) ed è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Giovanni Battista è il modello di coloro che Dio consacra totalmente a preparare le sue vie. Egli viene da Dio separato e santificato in maniera eminente, […] in quella scena così misteriosa della Visitazione, in cui Gesù, vivente in Maria, santifica Giovanni Battista, e Giovanni Battista, prima di essere nato, esulta nel seno di sua madre, investito dallo Spirito che gli è comunicato, santificato già da Lui. Sembra che lì si realizzi già ciò che Giovanni Battista dirà in seguito di sé: egli è colui che “esulta quando ascolta la voce del Signore” […] Dopo la scena della Visitazione, Luca dice a suo riguardo: “Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse nel deserto fino al giorno della sua manifestazione a Israele”. C’è dunque nella sua vita, tra la gioia del suo primo incontro con Gesù, prima della sua nascita, e la gioia dell’incontro nel momento del battesimo, in cui l’Amico dello Sposo si rallegrerà di udire la voce dello Sposo, c’è tutto un periodo che è quello del deserto, cioè del silenzio di tutto ciò che non è Dio. Questo deserto in cui Dio è, per così dire, più vicino, perché i nostri sguardi si attardano meno sulle creature. Giovanni è l’uomo del deserto solo perché è l’uomo della gioia spirituale. Nella preghiera della sua Festa, gli si chiede la grazia delle gioie spirituali. E, di fatto, è questa la sua grazia specifica. Egli è il santo più gioioso di tutta la Scrittura. Ma è l’uomo di una sola gioia, che è quella di udire la voce del Signore. Fugge nel deserto perché nulla lo distolga da questa gioia, per consacrarsi totalmente ad essa, per ricordare sempre quell’incontro di prima della nascita, e per attendere il secondo incontro, quello del battesimo, riservandosi per questa unica gioia, lontano da tutte le creature. (Jean Danielou, Le mystère de l’Avent).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

 

Giorno per giorno – 24 Giugno 2009ultima modifica: 2009-06-24T23:51:00+02:00da fraternidade
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