Giorno per giorno – 30 Maggio 2009

Carissimi,
“Pietro, voltatosi, vedendo che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, […] disse a Gesù: Signore, e lui? Gesù rispose: Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi”. (Gv 21, 20-22). Chissà cosa vuol dire a noi, oggi, questo pezzetto di vangelo, nel raccontarci quella che sembra un’improvvisa paura di Pietro nel trovarsi da solo a seguire Gesù, o nel lasciare da solo l’altro? Forse soltanto che ogni vocazione, ogni maturazione, e il tempo ad essa concesso, pur nella comune sequela, sono sempre un’avventura al singolare. Che richiedono, prima o poi, una qualche separazione. Da ciò che è buono, che si vorrebbe non finisse mai, e da ciò che è meno buono, di cui, forse segretamente, si porta il peso. Tutto in vista di un meglio che sta scritto solo nel mistero di Dio. E che, noi, si riuscirà, eventualmente, a capire solo poi. L’importante di questo Vangelo è comunque quel “seguimi”. Giorno per giorno. Lasciando che il suo Spirito, volta a volta, ci parli, ci illumini, ci attragga, ci sospinga. La nostra amica Nadia, giusto stasera, all’entrata di Pentecoste, ci scriveva queste poche righe: “Da anni questa festa mi affascina sempre di più. Penso che sia l’Amore di Dio ad attrarmi così forte, un Amore prorompente che arriva dove vuole, quando si è pronti ad accoglierLo in unità con gli altri. Gesù manda lo Spirito Consolatore che ci difenderà anche dalle nostre debolezze, ci solleverà dalla sofferenza di ogni separazione e ci aiuterà a portare il peso di ciò che Lui ha ancora da dirci. Siamo pronti ora a riconoscere il Consolatore e la verità verso cui ci guida? Siamo pronti a parlare le lingue del mondo per portare la novità del vangelo: giustizia, pace, accoglienza, condivisione, gioia, silenzio, vittoria della vita sulla morte? ‘Manda il Tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra’. Solo così saremo capaci di imparare la lingua universale che tutti potranno comprendere: la lingua dell’Amore, che è pienezza e mistero!”.

Pentecoste, noi, abbiamo già cominciato a celebrarla nel tardo pomeriggio, con un’Eucaristia, presieduta da Dom Eugenio, più una quarantina di amici e amiche di Fé e Luz, su, al centro comunitario del bairro. Prendendo spunto dal vangelo della Festa (Gv 20, 19-23), l’atto penitenziale con cui abbiamo aperto la celebrazione è consistito soprattutto nella nostra richiesta di perdono a loro, i “segnati” dalle Sue cicatrici, Sua presenza sacramentale in mezzo a noi, e nel perdono che loro ci hanno comunicato attraverso il dono dello Spirito, simboleggiato nei gesti di Maria José, che è passata a soffiare su di noi, di Adriana, che la seguiva, aspergendoci con l’acqua benedetta, e di Claudio che ha posato sulle nostre teste il cero pasquale acceso. Il resto, ve lo racconteremo, se ci riuscirá, domani.

Oggi è memoria di Emmelia e Basilio, coniugi e genitori secondo il cuore di Dio, e di Girolamo di Praga, riformatore della Chiesa e martire.

30 SaintEmmelia.jpgEmmelia e Basilio erano una coppia della Cappadocia (nell’attuale Turchia). Durante la persecuzione, iniziata con Diocleziano e proseguita sotto l’imperatore d’Oriente, Galerio Massimino, (305-311), la più dura che il cristianesimo si trovò ad affrontare, per mantenersi fedeli al Vangelo del Regno, dovettero lasciar la loro terra, provando la durezza dell’esilio, la solitudine e le molte difficoltà legate a questa condizione. Esempio di dedizione reciproca, di coerenza e fedeltà, diedero vita a dieci figli, tra i quali san Basilio il Grande, san Gregorio di Nissa, san Pietro di Sebaste, santa Macrina (chiamata con questo nome in omaggio alla nonna, anch’essa santa), ai quali, morendo (verso l’anno 370), lasciarono in eredità la ricchezza della loro testimonianza di fede.

30 GEROLAMO DI PRAGA.gifGirolamo nacque a Praga verso il 1370. Compì i suoi studi universitari nella cittá natale, dove subì l’influenza del riformatore Jan Hus. Recatosi, nel 1398 a Oxford, in Inghilterra, rimase colpito dagli insegnamenti di John Wicliffe e se ne fece sostenitore. Insegnò in molte città, nelle università di Parigi, Colonia, Heidelberg, Vienna, Cracovia, ma da tutte fu allontanato per i sospetti di eresia che pesavano su di lui, e, più ancora, per il suo zelo nel denunciare la corruzione dilagante nella Chiesa. Nel 1412, organizzò assieme a Hus una protesta contro la decisione dell’antipapa Giovanni XXIII di finanziare la guerra attraverso la vendita delle indulgenze. Hus e i suoi seguaci furono raggiunti dalla scomunica dell’antipapa. Nel 1415, Girolamo si recò al Concilio di Costanza per difendere Hus, dalle accuse di eresia, mosse contro di lui dai teologi Pietro d’Ailly e Jean Gerson. Difensore della chiesa invisibile dei credenti, che costituisce, assai più di quella istituzionale, il vero Corpo mistico di Cristo, critico feroce del lusso delle gerarchie e delle ingiustizie sociali, fautore delle teorie di Wycliffe sulla paritá tra clero e laicato, e assertore della necessità di predicare nelle lingue nazionali, Hus fu condannato al rogo. Gerolamo, allora, si decise a fuggire. Giunto però in Baviera, fu riconosciuto, arrestato e inviato nuovamente a Costanza. Processato, in un primo momento ritrattò le tesi che aveva condiviso con l’amico e maestro, ma, quando, il 16 Maggio 1416, fu portato nuovamente davanti al giudice, dichiarò di averlo fatto solo per paura della morte. Il processo si concluse con la sua condanna a morte e Girolamo fu bruciato sul rogo il 30 Maggio 1416.

I testi che la litugia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.28, 16-20. 30-31; Salmo 11; Vangelo di Giovanni, cap.21, 20-25.

La preghiera del sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

L’avventura della santità o, se preferiamo, della felicità, ci riguarda tutti, gli amici e amiche di Fé e Luz, non meno che la gente del bairro, quella di questo nostro grande Paese e quella del vostro, e di ogni altro. Ed è affare dello Spirito, prima che nostro. Perché, diversamente, sarebbe solo un sogno. Pentecoste è celebrazione della creatività dello Spirito all’opera. Noi ci imbattiamo in essa ogni giorno, nelle memorie che segnano il nostro cammino, ma, anche di più, nei volti e nelle storie della gente comune che conosciamo, qui e lì. E non possiamo che ringraziarne Dio, e anche un po’, nella misura in cui Lui ce lo consente, di vergognarci. Per stasera è tutto. Noi ci congediamo qui, lasciandovi a un brano tratto dal libro “Diario di un dolore” (Adelphi), di C. S. Lewis. Che ci sembra dica qualcosa in merito ed è, comunque, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Perché questo è uno dei miracoli dell’amore: che esso dà — a entrambi, ma forse soprattutto alla donna — la capacità di vedere al di là dei suoi incantamenti, ma senza che l’incanto scompaia. Vedere, in qualche misura, come Dio. Il Suo amore e la Sua conoscenza non sono distinti l’uno dall’altra, né sono distinti da Lui. Potremmo quasi dire che Egli vede perché ama, e quindi ama benché veda. A volte, Signore, viene la tentazione di dire che, se tu ci volevi come i gigli della campagna, avresti potuto darci un’organizzazione più simile alla loro. Ma proprio qui, immagino, sta il tuo grande esperimento. Anzi, no: non un esperimento, perché tu non hai bisogno di scoprire nulla. Meglio dire: la tua grande impresa. Fare un organismo che sia anche uno spirito; fare quel terribile ossimoro che è un “animale spirituale”. Prendere un povero primate, una bestia coperta di terminazioni nervose, una creatura con uno stomaco che vuole essere riempito, un animale riproduttivo che ha bisogno di un compagno, e dire: “Avanti, forza! Diventa un dio”. (C.S.Lewis, Diario di un dolore).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 30 Maggio 2009ultima modifica: 2009-05-30T23:52:00+02:00da fraternidade
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