Giorno per giorno – 10 Maggio 2009

Carissimi,
“Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano” (Gv 15, 1-2. 6). Stamattina, eravamo solo cinque alla celebrazione della Parola, nella chácara della Diocesi. E, tra noi, c’era Cleudimar, un ragazzino di dodici anni che, a sentirlo, sembra Gesù tra i dottori del Tempio. Anche se, lì, non c’erano dottori, e la piccola cappella non è propriamente quello che si pensa quando si dice tempio. Noi, il brano, lo si era già meditato con la comunità del bairro, giovedì sera a casa di . Ed era venuto fuori che quella che sembra, a prima vista, l’immagine di un Dio irascibile e severo, si rivela a uno sguardo più attento, la figura di un Padre paziente e premuroso. Ci sono in noi modalità d’essere e singoli atteggiamenti, vuoti e infecondi, che non ci aiutano, né aiutano gli altri, a crescere e non portano da nessuna parte, che segnano magari la nostra vita da sempre, e a cui noi guardiamo con avvilimento e sconforto. Noi, non Lui. Lui, è come se dicesse: calma. Non aver fretta. Ciò che non riesce a te, lo faccio io. E, anno dopo anno, senza che neanche ci se ne accorga, quei rami sterili già non sono più. Tagliati via, secchi, e gettati nel fuoco, resta solo la cenere del ricordo. Altri che facevano poco frutto sono potati. Ahi, la potatura, quanto fa male! Ciascuno ha la sua e può darle un nome differente: può essere una malattia grave, un incidente, l’esperienza del carcere, la perdita di una persona amata, la fine di una relazione, che ci mette improvvisamente davanti al problema del senso che abbiamo dato fino ad allora alla nostra vita, o che emerge oggettivo da essa. E, insieme, per la prima volta così chiara, l’alternativa che ci è posta davanti, la riscoperta, l’approfondimento, la valorizzazione di ciò che già ci portavamo dentro, ma come compagnia anonima, come coscienza spenta. Ora, invece, la Sua presenza si fa sensibile, ci interpella, ci grida, ci urge, ci strattona, ci fa persino violenza. È linfa nuova che vuole irrompere nelle nostre vene. È lo Spirito del Crocifisso risorto che chiede ormai di entrare a governare la nostra vita. Cioè, a perderci. Si diceva, stamattina, che il ramo più infruttuoso che ci portiamo appresso è quello del nostro io. Eliminato quello, si può esclamare con Paolo: non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me.

I testi che la liturgia di questa V Domenica di Pasqua propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.9, 26-31; Salmo 22; 1ª Lettera di Giovanni, cap.3, 18-24; Vangelo di Giovanni, cap.15, 1-8.

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le comunità e chiese cristiane.

Oggi il martirologio latinoamericano fa memoria di Josimo Moraes Tavares, prete e martire per la giustizia.

10 Josimo.jpgJosimo nacque nella città di Marabá (Pará), il 4 aprile 1953. Una grande alluvione, nel 1957, indusse la sua famiglia a trasferirsi a Xambioá, nello Stato di Goiás, dove nel 1979 fu ordinato presbítero. La sua vita e il suo ministero si svolsero prevalentemente nella regione del Bico do Papagaio (nell’attuale Tocantins), dove collaborò intensamente con la CPT (Commissione Pastorale per la Terra), nella pastorale della gioventù e in quella dei diritti umani. La regione, a quel tempo, era attraversata da ondate ricorrenti di violenza contro i posseiros che si insediavano nei latifondi incolti, per produrre lì i loro mezzi di sussistenza. Josimo fu testimone degli sgomberi forzati, delle torture, degli assassinî, operati da bande di pistoleiros sotto lo sguardo indifferente o complice della polizia e della magistratura. La morte, prevista, preparata, non giunse per lui come desiderio di martírio, ma come conseguenza della sua dedizione alla causa del Regno. Fu assassinato a Imperatriz, nel Maranhão, il 10 maggio 1986 con una proiettile nella schiena, mentre saliva le scale dell’edificio della diocesi, dove si trovavano gli uffici della Commisione Pastorale della Terra.

La seconda domenica di Maggio è tradizionalmente dedicata, in Brasile, alla “Festa della mamma”, che, grazie a Dio, almeno qui da noi, riesce ancora a sfuggire alla caratterizzazione consumista che le impongono i mass-media. Giornata di grandi movimenti, dunque, anche nel e dal bairro, per visitare le mamme, le nonne, che lo sono doppiamente, le bisnonne, le trisavole e anche più su, dato che qui le maternità sono abbastanza precoci da consentirlo. E, per congedarci, poiché si è fatto tardi, scegliamo di proporvi una poesia di Josimo Morais Tavares, dal titolo “O Caminho do Filho e as dores da Mãe” , tratta dalla raccolta di suoi scritti pubblicata postuma con il titolo “Pe. Josimo: a velha violência da nova república” (CPT). È per oggi il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
La tua fede, o Madre, ha dato vita nuova a ogni persona che soffre. / Donne camminano senza speranza, /desiderose di abitare presto, eternamente, nella casa dei morti, / perché non sopportano più i dolori del mondo. // Perché, o donna dei dolori, il cuore di madre / è il centro verso cui convergono tutti i dolori, / tutte le sofferenze, tutta l’amarezza delle ingiustizie? / Perché il cuore materno / non può passeggiare senza preoccupazioni sotto il sole del mattino, / né contemplare mite il sorriso di un bambino / baciando una croce? // Solo tu, donna dei dolori, puoi trasformare i dolori del mondo / in luci di Risurrezione che brillino nell’eternità. / Fa’ un altro passo verso tuo Figlio, o donna, / e impara con Lui a camminare tra le spine. / Avvicinati di più e insegnagli a sopportare i dolori della vita, / della morte e della vita, della nuova nascita della vita. // Gesù accoglie con passi veloci il cuore di questa donna / le cui lacrime sono perle di liberazione. // Che bello che il figlio incontri sua madre. / Che splendore mattutino la madre che benedice il figlio / sulla via della sofferenza e della morte, e gli dice: / “Cammina, figlio, con passo fermo / sui sentieri della tua fedeltà. / Sii fedele e onesto nella tua giornata. / Libera l’umanità da tante ingiustizie, / dalle oppressioni e dalle dominazioni. / Penetra nelle dimensioni della vita umana / e lascia che la tua luce d’amore trasformi / con fiamma ardente i sentimenti più profondi / del cuore di ogni uomo. / Sii vero Dio nella vita. / Sii uomo fedele nei tuoi passi. / Da’ alla morte la dimensione della vita, / da’ alla vita ciò che è la Risurrezione”. (Josimo Morais Tavares, O Caminho do Filho e as dores da Mãe).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 10 Maggio 2009ultima modifica: 2009-05-10T23:20:00+02:00da fraternidade
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