Giorno per giorno – 20 Marzo 2009

Carissimi,
“Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v’è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore e con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici” (Mc 12, 32-33). Gesù, ascoltando quel fariseo, deve aver provato, per una volta, brividini di piacere (o forse è successo anche più spesso, ma il Vangelo ci racconta di questa), e deve aver pensato: ora ti riconosco, amico mio, sei della razza di Dio! Rabbi Aqiva, forse il più grande rabbino di tutte le generazioni, alcuni decenni piu tardi, rifacendosi ad una lezione comune dei Maestri giudaici, nell’interpretare il versetto del Levitico “Ama il tuo prossimo come te stesso” (Lv 19, 18), avrebbe affermato che questo rappresenta il principio inclusivo di tutti, o persino la totalità dell’intera Torah (Talmud di Gerusalemme, Nedarim 9, 4). Non diversamente, nel diciassettesimo secolo, il mistico Isaiah Horowitz nella sua opera “Shnei Luhot Ha-Berit” si sarebbe studiato di dimostrare convincentemente come tutti i seicentotrdici precetti derivino direttamente da questo grande comandamento. Già, ma come amare il prossimo, e, addirittura, il nemico? Stamattina ci dicevamo: cominciando ad agire con lui, come se lo amassimo. I gesti, le parole, le azioni cominciano con l’abbattere le barriere della diffidenza, interrompono la catena di rancore e malanimo, e possono aprire la via a una conversione dei sentimenti. Una sentenza ebraica suggerisce: “Aiuta un nemico prima di aiutare l’amico: vincerai l’odio” (Tosefta, Baba Metzia). Il Baal Shem Tov, fondatore del Chassidismo affermava: “Vorrei poter amare la persona più pia quanto Dio ama la più cattiva”. Un rabbino nostro contemporaneo, Pinchas H. Peli dice: “La prova che si adempie al comandamento è che amiamo quelli che, a nostro giudizio, non sono buoni e degni di amore. ‘Ama i tuoi simili come te stesso’: cioè come accetti te stesso, con tutti i tuoi difetti e i tuoi limiti, devi saper accettare allo stesso modo gli altri”. Gli amici della Stella del Mattino, una comunità amica di costì, che si occupa di quanti sono colpiti da varie forme di disagio, in una riflessione che ci hanno fatto avere stamattina, dicevano tra l’altro: “Amare il prossimo per noi significa concretamente accogliere chi è sulla strada e nella malattia o nella clandestinità: farsi ultimi con gli ultimi”. Già, ma chi te lo fa fare? Lui, solo Lui. Se davvero ho scelto di “amarlo con tutto il cuore e con tutta la mente e con tutta la forza”. E questo costituisce anche l’unico metro della santità, secondo il Dio della Bibbia, il Dio di Gesù. Ben oltre ogni regola di perfezionismo morale che mi sia proposto di raggiungere. “L’amore è come stare nell’oceano e farsi accarezzare dalle onde”: è l’immagine che ci consegna Bartolo, un altro amico della stessa comunità. Ci pare molto bella, anche perché l’onda raggiunge tutti, non si nega a nessuno. Come Dio. Come noi, quando scegliamo di essere le sue onde.

Oggi il calendario ci porta la memoria di Serapione di Thmuis, monaco e pastore.

20 SERAPIONE.jpgDella vita di Serapione, figura di grande rilievo nella chiesa copta del IV secolo, abbiamo solo poche notizie certe. Dopo essere stato responsabile della scuola catechetica di Alessandria, si fece monaco al seguito di Antonio il Grande, “padre di tutti i monaci”, di cui conquistò l’amicizia e la confidenza, e che, morendo, gli lasciò in dono una delle sue tuniche di pelle. Chiamato nel 339 al ministero episcopale, accettò di abbandonare il deserto per contribuire a difendere la fede della chiesa, minacciata dalle eresie ariana e manichea. Per contrastare la quale ultima, scrisse il trattato “Contro i manichei”. Sozomeno nella sua Storia ecclesiastica, riferisce che egli fece parte di una commissione di cinque vescovi egiziani inviati all’imperatore Costanzo II per difendere la causa di Atanasio: la missione fallì e lo stesso Serapione venne cacciato dagli ariani dalla sua sede. Morì poco dopo il 362.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Osea, cap.14, 2-10; Salmo 81; Vangelo di Marco, cap.12, 28b-34.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli dell’Umma islamica che confessano l’unicità del Dio clemente e ricco in misericordia.

È piuttosto controversa l’attribuzione della raccolta di preghiere liturgiche dell’Egitto cristiano, nota come “Eucologio di Serapione”, scoperto nel Monastero del Monte Athos alla fine del XIX secolo. Difficile, comunque, che risalga all’autore di cui porta il nome la sua ultima stesura. Suo o non suo, esse esprime comunque lo spirito della preghiera cristiana del suo tempo. E, forse, anche del nostro. Così, congedandoci, scegliamo di proporvi un’orazione tratta da esso. Che è per oggi il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Noi confessiamo te, o Dio che ami gli uomini, e ti presentiamo la nostra debolezza, pregandoti di esser tu la nostra forza. Perdonando i peccati passati, rimettici le colpe di un tempo, fa’ di noi degli uomini nuovi. Rendici tuoi servi, puri e senza macchia. Ci consacriamo a te: ricevici, o Dio di verità, ricevi il tuo popolo e cancella ogni sua colpa; fallo vivere nella rettitudine e nell’innocenza. Tutti siano in grado di essere annoverati tra gli angeli, e tutti siano eletti e santi. Ti preghiamo per quelli che hanno la fede e hanno riconosciuto il Signore Gesù Cristo; che essi siano confermati nella fede, nella conoscenza e nella dottrina. Ti preghiamo per questo popolo; verso tutti sii clemente, manifestati e mostra la tua luce; tutti riconoscano te, Padre increato, e il tuo Figlio unico, Gesù Cristo. Ti preghiamo per tutte le autorità; il loro governo sia pacifico per la tranquillità della Chiesa cattolica. Ti preghiamo, Dio delle misericordie, per i liberi e per gli schiavi, per gli uomini e per le donne, i vecchi ed i fanciulli, i poveri ed i ricchi; mostra a tutti la tua benevolenza, su tutti stendi la tua bontà; di tutti abbi pietà e dirigi la loro strada verso di te. Ti preghiamo per quelli che soffrono, per i prigionieri e i bisognosi; fortificali tutti; liberali dalle catene, dalla miseria; confortali tutti, tu che sei il sollievo e la consolazione. Ti preghiamo per gli ammalati; concedi loro la salute, la guarigione dai loro mali; concedi loro una salute perfetta del corpo e dell’anima. Tu sei il Salvatore ed il Benefattore; tu sei il Signore e il Re di tutti. Ti abbiamo rivolto la nostra preghiera per tutti, per mezzo del tuo Unico, Gesù Cristo; per lui ti siano rese gloria e potenza nello Spirito Santo, ora ed in tutti i secoli dei secoli. Amen. (Serapione, Eucologio, 5).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 20 Marzo 2009ultima modifica: 2009-03-20T23:28:00+01:00da fraternidade
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