Giorno per giorno – 07 Marzo 2009

Carissimi,
“Se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?” (Mt 5, 46). Noi, a dire il vero, non riusciamo neppure ad amare quelli che ci amano, figurarci gli altri! Gesù, del resto, lo sa bene. Così si accontenta di dircelo, perché, batti e ribatti, qualche cosa alla fine salti fuori. Però, è altro che a Lui preme più di ogni cosa. Non tanto e in primo luogo che cambiamo noi, ma farci sapere come è Lui. Cioè come è il Padre. E ci offre la chiave per buttare a mare ogni falsa immagine che noi si possa ancora avere di Dio. La chiave è questa frasettina buttata lì, e le altre che la precedono e la seguono, dette a noi, perché noi le possiamo girare a Dio. Come tu, Dio, ami solo quelli che ti amano, ami solo i tuoi devoti, ami solo i cristiani, chi va a messa la domenica, quanti osservano tutti e per intero i tuoi comandamenti? (Perché poi è proprio questo che ci fanno intendere certi catechismi e la conseguente pratica pastorale). Che delusione! Non sei proprio diverso dal più comune dei peccatori, da un pagano qualsiasi, proiezione della nostra meschinità all’infinita potenza! E se sei diverso, dimostramelo. Ecco vedi, qui c’è la mia lista di peccati: interminabile, dai più leggeri ai più gravi, e non ne ho fatti di più, solo perché tu non hai avuto sufficiente fantasia per inventare altri precetti (ne hai comunque meno della tua chiesa), se no avrei trasgredito anche quelli. Ed ora che mi dici? Dio, tu mi ami? Mi ami più di quanto ami i tuoi figli osservanti, fervorosi, zelanti? Beh, la scommessa di Gesù è che Lui, il Padre, non ci lascerà neppure finire di chiedere, per ingoiarci nel suo abbraccio. No, Lui non è come noi. E noi, suoi infedeli fedeli, sua Chiesa, guardandolo, non ci lasceremo tentare ad essere un po’ come Lui?

Oggi noi si fa memoria di Perpetua e Felicita, dello sposo di questa, Revocato, di Saturnino e Secondulo, e del loro catechista, Saturo, tutti martiri a Cartagine. E di Swami Paramahansa Yogananda, mistico indù.

07 PERPETUA_E_FELICIDADE.JPGLe circostanze del martirio ci sono narrate nella Passione di Perpetua e Felicita, che comprende brani del diario dal carcere di Perpetua e di Saturo, ripresi e completati da un redattore anonimo, che alcuni pensano trattarsi di Tertulliano. Motivo della condanna a morte è l’intenzione di ricevere il battesimo che li farà cristiani, un passo a cui da tempo il gruppo si sta preparando. Perpetua è una giovane madre di ventidue anni, Felicita è una ragazza al suo servizio che, al termine della sua gravidanza, proprio in prigione dà alla luce un bambino. Inutili le pressioni che i parenti esercitano sui condannati perché abiurino ed abbiano così salva la vita: loro non si piegano. Secondulo muore di stenti, gli altri, il 7 marzo dell’anno 203 sono portati nell’arena, esposti alle belve e infine decapitati.

07 YOGANANDA.JPGMukunda Lal Gosh nacque a Gorakhpur, in India, il 5 Gennaio 1893, in una famiglia devota ed agiata. A 17 anni divenne discepolo di Swami Yukteswar Giri, nel cui eremitaggio trascorse i successivi dieci anni. Laureatosi, nel 1915, all’Università di Calcutta, entrò nell’ordine monastico degli Swami ricevendo il nome di Swami Yogananda. Nel 1920 s’imbarcò per gli Stati Uniti come delegato per l’India al Congresso internazionale di leaders religiosi a Boston. Il suo discorso al congresso, pubblicato in seguito con il titolo La scienza della religione, fu accolto con entusiasmo. Fondò poi la Self-Realization Fellowship allo scopo di diffondere nel mondo intero l’insegnamento plurimillenario dei suoi Maestri e la sua antica tradizione della meditazione (Kriya Yoga). Nel 1924 iniziò un tour continentale e, nel 1935, un viaggio di 18 mesi che lo portò in diversi paesi d’Europa e in India, nel corso del quale ebbe modo di incontrare personalità, come il Mahatma Gandhi (che chiese di essere iniziato alla tecnica del Kriya Yoga), Ramana Maharshi e Anandamoyi Ma. Fu in questi anni che il suo guru Sri Yukteswar gli conferì il più alto titolo monastico di Paramahansa. Il 7 Marzo 1952, Paramahansa Yogananda entrò nel Maha-Samadhi (uscita cosciente dal corpo da parte di un maestro nel momento della morte). Scrisse: “Ogni chiesa compie del bene, per questo le amo tutte. Quando diverranno spazi di comunione con Dio, allora adempiranno alla loro missione. Le chiese dovrebbero essere delle arnie traboccanti del miele della realizzazione di Dio. Se questo non si verificherà, vedrete i templi e le chiese scomparire lentamente. Allora la religione verrà praticata all’aperto, in luoghi solitari, dove le anime veramente desiderose di Dio l’incontreranno”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro del Deuteronomio, cap.26, 16-19; Salmo 119, 1-8; Vangelo di Matteo, cap.5, 43-48.

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

Noi ci congediamo qui. Offrendovi in lettura una pagina di Paramahansa Yogananda, che troviamo in rete. Può servire, per chi lo voglia, come una sorta di meditazione quaresimale. Lo Spirito, se crediamo sia davvero, da sempre, infaticabilmente all’opera, sottraendosi ad ogni monopolio, varcando confini, oltrepassando barriere, servendosi di ogni mezzo, soffiando dove vuole, può parlarci anche da qui. È questo per oggi il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Se vuoi essere amato, inizia con l’amare coloro che hanno bisogno del tuo amore. Se ti aspetti che gli altri siano onesti con te, comincia con l’essere onesto tu stesso. Se non vuoi che gli altri siano malvagi, smetti di essere malvagio. Se vuoi che gli altri siano comprensivi con te, comincia con l’essere comprensivo con chi ti circonda. Se vuoi essere rispettato, devi imparare ad essere rispettoso verso tutti, sia giovani che vecchi. Se vuoi una dimostrazione di pace dagli altri, devi essere pacifico. Se vuoi che gli altri siano religiosi, comincia con l’essere spirituale tu stesso. Ricorda, qualsiasi cosa vuoi che gli altri siano, devi prima esserla tu stesso, e vedrai che essi risponderanno nella stessa maniera. È facile desiderare che gli altri si comportino perfettamente nei tuoi confronti ed è facile vedere le loro colpe; ma è molto difficile comportarsi correttamente e considerare i propri errori. Se puoi ricordarti di agire rettamente, gli altri cercheranno di seguire il tuo esempio. Se puoi riconoscere i tuoi errori senza sviluppare un complesso d’inferiorità e puoi tenerti occupato correggendoti, allora userai il tuo tempo in maniera più proficua che se lo trascorressi soltanto desiderando che gli altri fossero migliori. Il tuo buon esempio farà di più per cambiare gli altri dei tuoi desideri, della tua indignazione, o delle tue parole. Più migliori te stesso, più eleverai gli altri intorno a te. La persona che migliora se stessa diviene sempre più felice; e più diventi felice, più felici saranno le persone intorno a te. (Paramhansa Yogananda, Creare la propria felicità).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 07 Marzo 2009ultima modifica: 2009-03-07T23:53:00+01:00da fraternidade
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