Giorno per giorno – 05 Marzo 2009

Carissimi,
“Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto” (Mt 7, 7-8). Lui aveva suggerito poco prima “che cosa” chiedere – la santificazione del Nome, il compimento della sua volontà, l’avvento del regno, il pane per tutti, la capacità di perdonare, l’essere risparmiati dalla tentazione, la liberazione da ogni male – ed ora ci dice di chiederlo con insistenza e fiducia. Che ci sarà concesso. E se queste cose che chiediamo non avvengono è perché non le chiediamo bene, è perché, come diceva stamattina Valdecí, le ripetiamo magari anche spesso durante il giorno, ma solo come una formula vuota, senza preoccuparci di trasformarle in vita. Perché se ci stessimo attenti, prima di dire una parola, compiere un gesto, eseguire un’azione, ci chiederemmo spontaneamente: ha davvero a che vedere con il Suo regno? Esprime, cioè, che è Lui che governa e guida le mie scelte e che io mi lascio illuminare dalla sua volontà, o manifesta invece una volta di più la mia volontà di affermarmi, di aver ragione dell’altro, di sopraffarlo, magari nelle forme untuose e ipocrite travestite di religione? Lui, se fosse qui al mio posto, che direbbe, come lo direbbe, cosa sceglierebbe, come lo farebbe? E, più specificamente, i piccoli, i poveri, gli ultimi, colgono in me il Suo sguardo, le Sue attenzioni e premure, la Sua solidarietà, di più, la Sua connivenza con i loro desideri più profondi? Oggi pomeriggio, eravamo alla chácara di recupero. Mancava André, che usufruisce dell’uscita mensile, se ne sono invece andati definitivamente Edvaldo, Antonio, Paulo Henrique, Jurandir, e lì, seduti in circolo con noi, c’erano Ubiragir, Domingos, Frederico, Vivaldo, Cristiano, Adenildo e, ultimo arrivato, Antonio Carlos. Tutti con storie difficili alle spalle (specchio e parabola, se abbiamo occhi per vedere, delle nostre, sulla strada dell’Evangelo), costellate di cadute, tentativi più o meno riusciti di ralzarsi, ricadute rovinose. Guardandoli, mentre ciascuno interveniva sul tema in discussione, noi ci si chiedeva come loro vedessero noi, se si rendessero conto che facciamo tutti parte di un’unica cordata, uniti, solo a volerlo, dall’ostinata volontà di risalire “insieme” la china di una storia che il mondo e il suo sistema (con noi spesso come complici) hanno voluto sbagliata. E se credessero (e credessimo) davvero che, loro e noi, se ne possa uscire vincitori. Anche se, Dio non voglia, ci capiterà di ricadere fino all’ultimo giorno. E non potremo vantarci di nulla. Se non del suo amore capace di ogni perdono. Se non altro perché anche Lui anela a quello dei suoi figli e figlie. E forse la preghiera del Padre nostro è anzitutto la preghiera che il Padre rivolge a noi: Perdonatemi, come io ho perdonato a voi. E così i soggetti di tante storie sbagliate e infelici, sbagliate perché infelici, ne conosceranno, magari solo alla fine, il non sempre prevedibile epilogo. Che sarà solo un inizio definitivo. E sapranno perdonare a Dio.

Oggi facciamo memoria di una santo piccolo e pressocché sconosciuto: Conone, l’ortolano, martire in Panfilia.

05 CONONE.jpgOriginario di Nazareth, in Galilea, Conone era, secondo la tradizione, legato da parentela alla famiglia di Gesù. Lasciata la sua terra natale, si stabilì nella città di Mandron, nella Panfilia (una regione dell’attuale Turchia), dove, dalla coltivazione di un orto, ricavava il necessario per vivere. Quando Decio, sconfitto Filippo l’Arabo divenne imperatore, nel 249, e volle riportare in auge la religione romana tradizionale per dare nuova stabilità all’impero, scatenando l’ennesima persecuzione contro i cristiani, ne fu vittima anche il nostro. Per garantirsi la fedeltà dei sudditi, il nuovo imperatore prescrisse l’obbligo per tutti i cittadini di sacrificare agli dèi, con un atto pubblico comprovato da un attestato delle autorità locali. Quando Conone fu invitato a presentarsi davanti al governatore Publio, rispose: Di cosa ha bisogno il governatore da me, visto che sono cristiano? Ditegli di chiamare chi la pensa come lui o ha la sua stessa religione. Il santo fu allora legato e condotto a forza davanti al Governatore, che tentò ripetutamente di convincerlo a sacrificare agli idoli. Conone rispose però con veemenza che niente e nessuno avrebbe potuto distoglierlo dal confessare apertamente la sua fede in Cristo. Fu così che il governatore ordinò che gli fossero perforati i piedi con chiodi, costringendolo poi a correre davanti al suo carro. Dopo un tratto del cammino, tuttavia, Conone, sentendosi mancare, cadde sulle ginocchia, ed elevata un’ultima preghiera a Dio, morì.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro di Ester, cap.4, 17 k-u; Salmo 138; Vangelo di Matteo, cap.7, 7-12.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

È tutto per stasera. Noi ci congediamo qui, lasciandovi, come ultima lettura, a un brano tratto dal libro “La vita in Gesù” di Nicolas Cabasilas, un teologo greco del XIV secolo. Che è per oggi il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Affinché Cristo sia sempre l’oggetto delle nostre meditazioni, ed affinché ad ogni istante la nostra attenzione si concentri su di lui, cerchiamo di invocare sempre, a qualsiasi ora, colui che è il principio dei nostri pensieri. Per invocarlo, non c’è affatto bisogno né di preparazione alla preghiera, né di ambiente adatto, né di esprimersi a voce alta perché egli è presente ovunque. Impossibile che non sia in noi, in quanto è più vicino a coloro che lo cercano, di quanto non lo sia il loro stesso cuore. Di conseguenza, noi dobbiamo credere che ci esaudirà al di là delle nostre preghiere, e non dubitarne malgrado i nostri difetti. Cerchiamo piuttosto di aver fiducia, poiché egli è buono con gli ingrati ed i peccatori che lo invocano. Lungi dal disprezzare le preghiere dei suoi servi ribelli, è disceso sulla terra e, per primo, ha chiamato coloro che non l’avevano ancora chiamato e che non avevano perfino mai pensato a lui: lo sono venuto, ha detto, a chiamare i peccatori (Mt 9, 13). Se ha ricercato coloro che non lo desideravano, che cosa non farà se lo si prega? Se ha amato coloro che lo odiavano, come potrà respingere coloro che lo amano? Perché, se noi siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del suo Figlio quando eravamo nemici, molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvi per mezzo della sua vita (Rm 5, 10). (Nicolas Cabasilas, La vita in Gesù Cristo).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 05 Marzo 2009ultima modifica: 2009-03-05T23:48:00+01:00da fraternidade
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