Giorno per giorno – 03 Marzo 2009

Carissimi,
“Sia santificato il tuo nome” (Mt 6,9). E come può essere santificato il nome di chi nessuno vede? Lui si gioca il suo nome su di noi. Solo su di noi. Noi, se lo vogliamo, ma soprattutto se Lui ce ne rende capaci, siamo, saremo, la gloria del suo nome. E Lui, anche se non lo vedremo, se ne vanterà tutto. L’aveva già promesso a Ezechiele: “Santificherò il mio nome grande… quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi” (Ez 36, 23). E ancora: “Io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi” (vv. 25-27). Non succederà mai e il buon Dio dovrà farsene una ragione! Ce l’eravamo detti stamattina, e poi stasera, a casa della famiglia di Amanda, una bimbetta che prepara la prima Eucaristia con dona Nady, riprendendo le parole del Vangelo, nella preghiera del Padre nostro, che chiude ogni nostro incontro. Che, detta così, pare proprio la preghiera del fallimento di Dio: il nome profanato, la volontà disattesa, il regno rinviato a chissà quando, il pane negato, le colpe non rimesse, le tentazioni ricercate, il male imperante. Amen. Dunque, ad essere sinceri: “Tuo non è il regno, il potere, la gloria”. Già, sua infatti è, da sempre, la Croce. Eppure. Eppure, non c’è nessuno di noi che, al di là del panorama del mondo che ci pongono ogni giorno sotto gli occhi, non conosca uno, due, tre piccoli esempi che danno corpo al sogno di Dio. Per i quali, noi davvero ci si scopre fratelli e perciò suoi figli, e Lui Padre. Il regno è come un mosaico, dove Lui salva solo i pezzi buoni, le belle azioni che lo testimoniano, e fa sparire quelli inutili. Con una logica non dissimile da quella con cui certi rabbini replicavano a quanti sostenevano l’impossibilità di osservare tutti i 613 precetti della legge. L’Eterno sa bene di che pasta siamo fatti, non esige davvero una così onerosa osservanza da parte di tutti. Comincia tu a osservarne uno, e tu un altro e tu un altro ancora. Vedrete che a 613 ci arriveremo presto. E questo a Dio basta e dirà trionfante: vedete come il mio popolo osserva tutti i miei precetti?

Oggi il nostro calemdario ci porta la memoria di Marino di Cesarea, martire. La sua vicenda ci è narrata dallo storico Eusebio.

Marino era soldato cristiano a Cesarea, in Palestina, alla fine del 3° secolo. Resosi vacante un posto di centurione, gli fu notificata la promozione ed egli era solo in attesa della cerimonia di investitura. Un collega, tuttavia, che ambiva a quell’incarico, lo denunciò al tribunale, perché, come cristiano, non aveva sacrificato all’imperatore (oggi si direbbe: aveva rifiutato di giurare fedeltà alla patria). Il giudice lo convocò e gli chiese quale fosse la sua religione. Il soldato rispose: “Sono cristiano”. Allora il giudice gli diede tre ore di tempo per riflettere e decidere quale fosse la sua identità: se soldato o cristiano. Dato che non era possibile essere contemporaneamente soldato e cristiano. Uscito dal tribunale, Marino incontrò il vescovo Teotecno e gli chiese: “Che debbo fare?”. Il vescovo lo prese per mano, lo portò in chiesa, poi, mostrandogli la spada che portava al fianco e il Vangelo collocato sull’altare, gli disse: “Tocca a te scegliere”. Marino senza esitazione scelse il Vangelo. “Sii dunque di Dio, gli disse allora Teotecno, sii con Dio e, forte nella grazia, consegui ciò che hai scelto. Va’ in pace!”. (Questa dovrebbe essere la funzione dei cappellani [presso i] militari!). Marino tornò in tribunale e, davanti al giudice, proclamò la sua fede “con coraggio ancora più grande”. Questo bastò perché fosse pronunciata, immediatamente, la condanna alla pena capitale e, subito dopo, eseguita la sentenza.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Isaia, cap.55, 10-11; Salmo 34; Vangelo di Matteo, cap.6, 7-15.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

Noi abbiamo appreso solo stasera dell’incidente che è costato la vita, lo scorso 24 febbraio, all’irmão Michel Bergman, responsabile della fraternità di Taizé ad Alagoinhas, nello Stato di Bahia, morto per annegamento in Australia dove si trovava in visita ad alcuni famigliari. Di origine tedesca, era nato nel 1936, in Nuova Guinea-Papuasia, dove i suoi genitori erano missionari. Era entrato nella Comunità di Taizé in Francia nel 1959, e nel 1966 era partito con altri fratelli alla volta del Brasile. A Recife, poi a Vitória e, dal 1978, ad Alagoinhas, era stato responsabile di una comunità che ha saputo sempre testimoniare una presenza gratuita, a carattere ecumenico, in mezzo ai più poveri, divendo nell’arco degli ultimi trent’anni un punto di riferimento per molti giovani brasiliani. Qui a Goiás era venuto in occasione della Jornada da Confiança, svoltasi tra il 9 e il 12 Ottobre 2004. Noi ringraziamo Dio per il dono che con lui ci ha dato.

La memoria di Marino di Cesarea, con i temi della nonviolenza, della pace, dell’obiezione di coscienza che essa richiama, ci induce a proporvi un bel testo di quel grande profeta della pace che è stato don Tonino Bello. Lo prendiamo dal suo libro “Sui sentieri di Isaia”, (La Meridiana) ed è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Il grande teologo protestante Bonhoeffer parlava di “grazia a caro prezzo”. Forse è ora che ci abituiamo a pensare che anche la pace ha dei costi altissimi. I prezzi stracciati destano sospetto. Gli sconti da capogiro inducono a credere che la merce è avariata. Le svendite fuori stagione sanno di ambiguità. E le allettanti offerte sottocosto fanno pensare ai surrogati. La pace non è il premio favoloso di una lotteria che si può vincere col misero prezzo di un solo biglietto. Chi scommette sulla pace deve sborsare in contanti monete di lacrime, di incomprensione e di sangue. La pace è il nuovo martirio a cui oggi la Chiesa viene chiamata. L’arena della prova è lo scenario di questo villaggio globale che rischia di incenerirsi in un olocausto senza precedenti. E come nei primi tempi del cristianesimo i martiri stupirono il mondo per il loro coraggio, così oggi la Chiesa dovrebbe fare ammutolire i potenti della terra per la fierezza con cui, noncurante della persecuzione, annuncia, senza sfumare le finali come nel canto gregoriano, il vangelo della pace e la prassi della nonviolenza. E’ chiaro che se, invece che fare ammutolire i potenti, ammutolisce lei, si renderebbe complice rassegnata di un efferato “crimine di guerra”. Ma, grazie a Dio, stiamo assistendo oggi a una nuova effusione dello Spirito che spinge la Chiesa sui versanti della profezia e le dà l’audacia di sfidare le trame degli oppressori, i sorrisi dei dotti, e le preoccupazioni dei prudenti secondo la carne. (Antonio Bello, Sui sentieri di Isaia).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 03 Marzo 2009ultima modifica: 2009-03-03T23:24:00+01:00da fraternidade
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