Giorno per giorno – 29 Gennaio 2008

Carissimi,
“Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? O non piuttosto per metterla sul lucerniere? Non c’è nulla infatti di nascosto che non debba essere manifestato e nulla di segreto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per intendere, intenda!” (Mc 4, 21-23). Il Vangelo del Regno noi l’abbiamo accolto? Ne abbiamo inteso il significato? E, questo significato, è diventato luce per la nostra vita? Ci aiuta davvero a intenderne i nodi, a superarne le difficoltà, a orientare i nostri passi? Ma, soprattutto, questa luce – che è lo stesso annichilamento di Dio in Gesù per far vivere noi -, è diventata la nostra scelta di vita, la nostra vocazione profonda, il nostro modo di relazionarci con gli altri? Noi, come Chiesa, siamo così? Disposti a morire, se occorre, a sparire dal mondo, perché viva il corpo di Cristo, presente nei suoi poveri? O invece, sul lucerniere, mettiamo noi stessi, la nostra comunità, la nostra chiesa, cedendo ancora, per non averne mai abbastanza, all’ansia del protagonismo e dell’esibizionismo religioso? Dimenticando che è il nostro nascondimento, il nostro servizio silenzioso e disinteressato all’umanità che può invece rivelare Cristo al mondo. È su questa ritrovata fedeltà all’annuncio, alla celebrazione, alla testimonianza pratica dell’Evangelo dei poveri e per i poveri che può e deve avvenire ogni superamento delle divisioni nella chiesa e tra le chiese. Diversamente, aggiungiamo scandalo a scandalo, inseguendo magari l’unità con qualche centinaio di preti, quattro vescovi e alcune migliaia di fedeli, al costo di allargare e approfondire il baratro della divisione consumata con e ai danni dei primi destinatari del lieto annuncio di Gesù di Nazareth.

Le letture proposte dalla liturgia alla nostra riflessione sono tratte da:
Lettera agli Ebrei, cap.10, 19-25; Salmo 24; Vangelo di Marco, cap.4, 21-25.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

“Ora non devo più parlare di me. Io volevo raccontare un incontro. La fede è un inizio. Non bisogna giocare con essa: averla, non averla; bisogna entrare in questa cripta – ecclesiale e personale – da cui scaturisce l’acqua viva, e uscirne per condividere tutto. “Entrerà e uscirà, e troverà dei pascoli”. La mia vita non mi appartiene più, è quella di un servo inutile. Ciò che mi accade, ciò che cerco di fare, di dire, come discernervi la mia parte e quella degli altri, tutto cresce da questa amicizia che decifra, così poco tuttavia, questa unità inesauribile in cui Dio si dona ai peccatori e ai pubblicani”. È la confessione che Olivier Clément ci consegna nella sua autobiografia spirituale, uscita con il titolo “L’Autre Soleil”. Della sua scomparsa, avvenuta lo scorso 15 gennaio, abbiamo saputo solo oggi. Clément è un autore a cui ci piace, quando possibile, attingere per i nostri Pensieri del giorno e crediamo diventerà una delle memorie che ci accompagnano in questa nostra e vostra camminata. Così, stasera, scegliamo di congedarci, lasciando la parola a lui, con un brano tratto dal suo libro “Il potere crocifisso. Vivere la fede in un mondo pluralista”. Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
La fede della quale vorrei ora parlare è la fede evangelica, la fede propriamente cristiana. Adesione personale a una presenza personale velata-svelata: quella del Dio misterioso, inaccessibile, che si rivela, si dona, si rende partecipabile in Gesù Cristo, senza perdere per questo il suo mistero. L’insegnamento evangelico, distinguendo il regno di Dio e il regno di Cesare, apre lo spazio della libertà dello spirito, della libertà della persona. Il regno di Cesare è insieme desacralizzato, delimitato e orientato. Legittimo nel suo ordine, è illegittimo quando pretende di farsi adorare, quando si presenta come una realtà totalizzante, pseudo-divina. Quanto al regno di Dio, “esso non è di questo mondo”, non si manifesta secondo le modalità di questo mondo, secondo il suo potere di morte. Tuttavia misteriosamente, sacramentalmente, trasformando i cuori (cioè, nel linguaggio biblico, le intelligenze), esso feconda il mondo in quanto creazione di Dio, mentre lo contesta e lo mina in quanto rete d’illusioni, di menzogne e di seduzioni. Nella prospettiva evangelica, il vero potere è quello del Dio crocifisso: un potere che vuole l’alterità dell’altro fino a lasciarsi uccidere per offrirgli la risurrezione. Perciò il potere assoluto – quello di Dio, del Pantokrator -, s’identifica con l’assoluto del dono di sé, con il sacrificio che comunica la vita agli uomini e fonda la loro libertà. Il Dio incarnato è “colui che dona la propria vita per i suoi amici” e prega per i suoi carnefici. Il potere di Dio significa il potere dell’amore. Per “follia d’amore”, colui che è la Vita in pienezza diventa per noi la vita al cuore della morte. (Olivier Clément, Il potere crocifisso. Vivere la fede in un mondo pluralista).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 29 Gennaio 2008ultima modifica: 2009-01-29T23:48:00+01:00da fraternidade
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