Giorno per giorno – 23 Gennaio 2009

Carissimi,
“Ne costituì Dodici che stessero con lui” (Mc 3, 14). Forse, se senti qualcosa in cuore, forse, tra questi dodici, pochi davvero, non se servono di più, ha chiamato anche te e te, e te, e persino me. Oppure no, non ci ha chiamato, ma non cambia nulla, perché Lui sarà sempre comunque “per” tutti, a nostro servizio. Senza chiederci nulla in cambio. Se però ci ha chiamati, è perché stessimo con Lui. Ovunque Egli sia. Anche, e soprattutto, nel momento decisivo, quello che rivela la vera natura di Dio, il suo amore senza limiti, la croce. È, solo, per testimoniare questo significato che noi saremo allora mandati (v.15). Ed è solo testimoniando questo significato, che ci sarà dato il potere di scacciare, prima di tutto in noi e poi negli altri, le forze negative che incatenano la nostra libertà, velano il significato della vita e offuscano il progetto del Regno. Solo se ci sentiamo davvero chiamati, potremo essere compagni di Gesù, rifugio di Dio.

Il calendario ci porta la memoria di Benedetta Bianchi Porro e di Pierre Lyonnet, gesuita, entrambi testimoni seri e gioiosi sull’altare della sofferenza.

23  BENEDETTA BIANCHI PORRO.gifBenedetta Bianchi Porro era nata l’ 8 agosto 1936, a Dovadola, in provincia di Forlì, secondogenita della famiglia di Guido Bianchi Porro e di Elsa Giammarchi. Colpita a pochi mesi da poliomielite, che le lascerà una gamba un po’ più corta dell’altra, Benedetta visse la sua infanzia, allegramente e senza complessi, “bambina sensibile e delicata, intelligente e volitiva”, studiando prima a Forlì e, successivamente a Desenzano, quando la famiglia, nel 1951 si trasferì a Sirmione. Nel frattempo si erano però manifestati i primi sintomi di una sordità progressiva, che non gli impedirono tuttavia di dedicarsi brillantemente agli studi, ma anche agli interessi e svaghi della sua età: il pianoforte, le nuotate nel lago, le gite in barca, i giochi e gli scherzi. Nel 1953, terminata il secondo liceo, sostenne e superò gli esami di maturità, iscrivendosi così, a soli diciassette anni, alla facoltà di medicina dell’Università di Milano. Già l’anno successivo, tuttavia, cominciarono a manifestarsi i sintomi della malattia che, diagnosticata nel 1957 come neurofibromatosi diffusa, l’avrebbe portata alla morte, lungo “un calvario indicibile, in cui […] si alternarono momenti di sconforto e straordinari slanci di entusiasmo di fronte ai doni dell’amicizia, alle bellezze del creato, alla percezione sempre più intensa della vicinanza di Dio”. A partire dal 1963, sorda, paralizzata e cieca, Benedetta potè comunicare con gli altri solo attraverso un filo di voce e le dita della mano destra, che gli venivano premute sul corpo e sul volto secondo un alfabeto muto convenzionale. E le sue comunicazioni erano spesso messaggi di conforto e di speranza dirette a coloro di cui veniva a conoscere dolore, sofferenza, disperazione. La mattina del 23 gennaio 1964, Benedetta chiese alla madre che le leggesse l’ultima pagina della Storia di un’Anima di Teresa di Lisieux. E lei gliela lesse “attraverso le dita”. Più tardi, stringendo la mano alla madre e all’infermiera, disse: “Grazie”. E si spense.

23 Pierre Lyonnet.jpgDel gesuita Pierre Lyonnet, nato in Francia nel 1906, sappiamo davvero poche cose. Ma ci bastano. Gravemente malato fin dagli anni del suo noviziato, fu ordinato prete nel 1937. Alternò a lunghi soggiorni in clinica il suo servizio presso lo studentato di Fourvière e nel 1939 presso il collegio di Saint Etienne, dove morì il 23 gennaio 1949. Conserviamo di lui testi di intensa spiritualità. Come questo, davanti al Crocifisso: “Ora, Signore, non prego più: ti invito ad ammirarmi. No, mio Dio, non vi sono ricchezze in me che tu non ve le abbia poste, nessuna virtù che non sia dalla tua grazia. Custodiscimi umile e forse allora saprò pregare anche nel momento della grande tentazione che è la sofferenza”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera agli Ebrei, cap. 8, 6-13; Salmo 85; Vangelo di Marco, cap. 3, 13-19.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fratelli della Umma islamica.

Noi ci congediamo qui. Con una delle “Preghiere del tempo della malattia” di Pierre Lyonnet, che vi offriamo oggi come nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Signore, sono limitato in tutto: salute, conoscenze, abilità. Ma l’amore, in me, non ha limiti, se non quelli imposti dal mio egoismo… / Signore ho fuggito la santità, ho avuto paura, sono sceso a compromessi, ho esitato, calcolato, quando c’era invece bisogno di dare tutto… / Signore, eccomi qui: con tutta la mia viltà e i miei sciocchi desideri. Dammi il tuo aiuto. Ho bisogno della tua bontà infinita. Dimentica il cattivo amico che sono stato… / Desidero iniziare con Te un’amicizia nuova, un’amicizia giovane e ardente, un’amicizia in cui tutto è in comune, un’amicizia per la vita e per la morte… / Signore, ponimi di nuovo al posto di combattimento, in un luogo dove io possa resistere con fermezza, con l’aiuto della tua grazia, della tua forza… (Pierre Lyonnet).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 23 Gennaio 2009ultima modifica: 2009-01-23T23:42:00+01:00da fraternidade
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