Giorno per giorno – 19 Gennaio 2009

Carissimi,
“Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro non possono digiunare. Ma verranno giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno” (Mc 2, 19-20). Quando Gesù è con noi, persino il nostro digiuno diventa un banchetto. Ma se manca Lui, potremo anche disperatamente soddisfare ogni voglia, concederci ad ogni eccesso, la fame non verrà meno. Né la nostra, che ci portiamo nascosta dentro, né quella degli altri, che potremo aver provocato. La fame di senso di un Nord del mondo opulento non viene saziata dall’esasperazione dei suoi consumi, che affamano tuttavia molto materialisticamente il Sud del mondo. Il nuovo che irrompe nella nostra vita ci chiede di riscoprire il nesso profondo che il significato di Dio (Gesù, lo sposo), la sua presenza o la sua assenza, ha con la nostra vita reale. Sapendo che la sua assenza – e il corrispettivo nostro digiuno – può avvenire tanto nella forma di un esplicita idolatria del sistema-mondo che in quella di un ritualismo religioso che si nega a incidere sulla realtà nella prospettiva del regno. E, per converso, la sua presenza si manifesta sempre e soltanto nei segni concretissimi della “liberazione” da ogni tipo di oppressione, emarginazione, alienazione, male. E nella festa che non può che accompagnarla ogni volta. Noi da che parte stiamo? Che parte facciamo anche solo nel piccolo mondo in cui viviamo? Siamo l’espressione viva della presenza dello Sposo e della gioia che l’accompagna, o elemosiniamo frammenti di senso nelle offerte a buon mercato del pensiero-unico che regge il sistema-mondo?

Oggi per noi è memoria di Teofane il Recluso, monaco e pastore.

19 SaintTheophan.gifGeorgij Vasilievič Govorov era nato il 10 gennaio 1815 nel villaggio di Černavsk, nella contea di Yeletsk, provincia di Orlov, nella famiglia di un sacerdote locale. Entrato nel 1829, nel seminario di Orlov, passò nel 1836 alla Facoltà teologica di Kiev. Nel 1841, durante l’ultimo anno di studi, scoprì la propria vocazione monastica. Chiese ed ottenne di entrare in monastero, dove cambiò il proprio nome in quello di Teofane. Terminati brillantemente gli studi accademici, si dedicò all’insegnamento, in un primo tempo nella stessa facoltà di Kiev e poi nel seminario di Velikij Novgorod. Nel 1848, chiese di potersi recare in Medio Oriente, come membro della missione ecclesiastica a Gerusalemme e a Costantinopoli. Durante i sei anni che seguirono si appassionò alle opere e alla vita degli antichi Padri della Chiesa. Rientrato in patria, nel 1854, in seguito allo scoppio della guerra di Crimea, venne promosso archimandrita e nominato decano dell’Accademia Teologica di San Pietroburgo. Nel 1859 giunse la sua nomina a vescovo di Tambov. Nei pochi anni di servizio ministeriale in quella chiesa, la sua straordinaria mitezza, la grande bontà d’animo, l’attenzione che riservà alle necessità dei fedeli, gli guadagnarono affetto e devozione universale. Dopo 25 anni di servizio alla Chiesa in differenti ambiti, Teofane chiese al Santo Sinodo di potersi ritirare nell’eremo di Vyshy. La sua richiesta fu accolta nel 1866. Per sei anni, nelle domeniche e nelle altre festività, partecipò sempre alla divina liturgia con gli altri eremiti, non negandosi a ricevere quanti venivano a sollecitare i suoi consigli e la sua direzione spirituale. Tuttavia, a partire dalla Pasqua del 1872, scelse l’isolamento totale, dedicandosi da allora solo alla preghiera, agli studi e al lavoro manuale, limitandosi a incontrare periodicamente l’abate dell’eremo, il padre spirituale e il suo aiutante di cella e celebrando la divina liturgia nella cappella da lui stesso costruita e dedicata al Battesimo di Gesù. E nella Festa del Battesimo di Gesù, il 19 gennaio (6 gennaio per il calendario gregoriano) del 1894 , Teofane si spense dopo una breve malattia. A lui dobbiamo, oltre a numerose opere di spiritualità, la traduzione della Filocalia, il grande classico della spiritualità esicasta, dallo Slavo ecclesiastico al Russo.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera agli Ebrei, cap. 5, 1-10; Salmo 110; Vangelo di Marco, cap. 2, 18-22.

La preghiera di questo lunedì è in comunione con i fedeli del Sangha buddista.

È tutto per stasera. Capita, può capitare di essersi persi lo Sposo per strada. Nulla è perduto. Almeno con Lui. Allora ti prendono le “lacrime provenienti dalla grazia”, di cui parla Teofane il Recluso, in una lettera, che troviamo nel libro “Lo spirito e il cuore” (Ed. Paoline). Promettono solo bene. Un brano di quella lettera ve lo proponiamo, nel congedarci, come nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Vi sono lacrime che provengono dalla debolezza del cuore, dalla dolorosa mollezza del carattere, dalla malattia e ci sono anche quegli uomini che si provocano il pianto violentemente. D’altra parte vi sono anche le lacrime provenienti dalla grazia. Il valore delle lacrime non si apprezza secondo l’acqua che scorre dagli occhi, ma secondo ciò che le accompagna nell’anima e che rimane dopo di esse. Quelli che non hanno il dono delle lacrime non possono giudicarle, indovinano soltanto che le lacrime provenienti dalla grazia hanno relazione con molti cambiamenti nel cuore. La cosa principale è che il cuore deve sempre ardere nel fuoco del giudizio divino, ma senza dolore e senza distruggersi bruciando, piuttosto con mitezza. Quest’ultimo stato proviene dalla speranza riposta nel trono di Dio misericordioso il quale condanna il peccato ma ama il peccatore. Mi pare anche che tali pianti accadano verso la fine delle fatiche, non quelle esterne, ma quelle che sono unite alla purificazione del cuore; appaiono come ultimo lavaggio e lo splendore dell’anima. Inoltre non si protraggono per un’ora, uno o due giorni, ma durano anni. Cosi dice san Isacco il Siro. Inoltre dicono esiste qualche pianto del cuore senza lacrime ma ugualmente prezioso ed efficace al pari di quello con le lacrime. Quest’ultimo conviene meglio a quelli che vivono insieme con altri che possono osservarli. Ma tutto è opera del Signore che salva tutti. (Teofane il Recluso, Lo spirito e il cuore).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 19 Gennaio 2009ultima modifica: 2009-01-19T23:56:00+01:00da fraternidade
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