Giorno per giorno – 08 Gennaio 2009

Carissimi,
i vangeli che seguono la festa del’Epifania ci specificano “come” avvengano le manifestazioni di Dio. Ma anche, se lo vogliamo capire, in che consista l’essere chiamati da Lui alla fede dei testimoni. Come, cioè, “quella” Storia si ripeta, possa ripetersi, nella nostra storia. Di modo che, dopo esserci scoperti – nel battesimo – “figli” nel Figlio, aver cioè ascoltato noi stessi quel: “Tu sei il mio Figlio diletto, in cui mi compiaccio”, che ci ha fatto conoscere l’amore di “Chi” è la nostra origine, ci si possa sentire, subito dopo, “unti”, consacrati, mandato con Gesù, così come suona il Vangelo di oggi, “per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore’’ (Lc 4, 18-19). Consacrati per questo nel battesimo. Ma lo siamo davvero?

Oggi il calendario ci porta la memoria di Giorgio di Choziba, monaco.

08 GIORGIO DI CHOZIBA.jpgDi Giorgio sappiamo che, vissuto tra il VI e il VII secolo, era nato a Cipro e che, ancora giovane, volle seguire il fratello maggiore, Eraclide, nella vita eremitica che questi conduceva nella laura di Calamon, sul fiume Giordano. Inviato alla laura di Choziba, sulla strada che va da Gerusalemme a Gerico, per formarsi nella vita monastica, vi rimase il tempo necessario perché la fama della sua santità si diffondesse nella regione, inducendolo così a fuggire precipitosamente e a raggiungere il fratello, con cui sarebbe rimasto fino alla morte di costui. Essendo poi sorte tensioni e incomprensioni con gli altri eremiti, Giorgio decise di tornare al monastero di Choziba, allora sotto la guida dell’abate Leonzio. All’epoca dell’invasione persiana della Palestina (614), i monaci lasciarono Choziba e Giorgio si rifugiò nei pressi di Calamon. Scoperto dai persiani, fu però lasciato tranquillo a causa della sua età avanzata. Compì allora il suo ultimo pellegrinaggio a Gerusalemme, poi tornò a Choziba e vi morì. Durante tutti quegli anni, senza ricoprire alcun incarico di responsabilità nella comunità, seppe essere di sostegno spirituale ai fratelli, edificandoli con la parola e con l’esempio. Giorno per giorno.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
1ª Lettera di Giovanni, cap.4, 19-5, 4; Salmo 72; Vangelo di Luca, cap.4, 14-22a.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

Il nostro amico Luigi di Roma, non l’abbiamo mai incontrato di persona. Tuttavia, in questi anni, lo abbiamo scoperto interlocutore attento e, qualche volta, giustamente, severo sui temi del dialogo, della nonviolenza e della pace. Proprio oggi ci fa avere il documento, che la Sezione italiana di “Religions for Peace”, di cui è segretario, ha redatto sul drammatico confronto in atto tra esercito israeliano e milizie di Hamas, che ha già determinato centinaia di vittime palestinesi, di cui moltissimi civili e un gran numero di bambini. Il Documento ha per titolo: “Rispettare le sofferenze e l’esasperazione dei due popoli, favorire il compromesso”. Ve ne citiamo qui i paragrafi conclusivi: “Al governo israeliano chiediamo di ascoltare di più la voce di molti suoi cittadini che chiedono di trattare anche con Hamas, nonostante la sua inconcepibile scelta di voler cancellare lo stato di Israele, e di contare maggiormente sulla mediazione internazionale nella soluzione dell’ormai “storico” conflitto piuttosto che su un’autodifesa isolata che rischia solo di allontanare indefinitamente possibilità di riconciliazione. Ai responsabili di Hamas chiediamo di ripensare radicalmente e rinunciare definitivamente alla delegittimazione dello stato di Israele, che ostacola drasticamente la possibilità di pace nella regione condannando le attuali e le future generazioni a condizioni di vita insostenibili ai vari livelli, dalla sopravvivenza ad una più globale crescita umana. Ai media chiediamo un’informazione che mostri anche tutti gli sforzi umanitari, che vanno al di là degli schieramenti, spesso incontrando resistenze nei propri ambiti, e tutti gli sforzi di tessere contatti e costruire ponti anche in situazioni così difficili piuttosto che rifugiarsi in inutili e pericolose demonizzazioni. A noi che siamo qui in Italia, in particolare agli amici ebrei e musulmani, chiediamo di lavorare per la distensione, pur sapendo quanto sia difficile “mantenere il controllo”, quando si è coinvolti emotivamente in un modo così forte. Può essere però un modo concreto per contribuire a ridurre questa inaccettabile perdita di vite umane”.

Per oggi è tutto. Noi ci ci congeda qui lasciandovi alla lettura di un insegnamento di Giorgio di Choziba, tratto dal libro di Anonimo dell’VIII secolo, Antonio di Choziba, dal titolo “Nel deserto accanto ai fratelli. Vite di Gerasimo e di Giorgio di Choziba”(Qiqajon). Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Ma chi è che decide se il giusto di proposito e di azioni può vivere lassù in alto? Perché la nostra patria è nei cieli (Fil 3,20), sta scritto. E all’arrogante è detto: Ora sarai precipitato nell’inferno (cf. Is 14,15; Mt 11,23), perché chi si innalza sarà umiliato (Mt 23,12). Perciò l’umiltà ha per esaltazione l’unigenito Figlio di Dio, che si umiliò fino a morte, e morte di croce (Fil 2,8): e voi lo sapete, miei cari, quanto è ineffabilmente umile che Dio sia sceso fino alla morte. La reverenza poi è il fondamento di tutta la comunità dei santi. Infatti vi dico, fratelli, che non c’è pagano, né ebreo, né samaritano che non sia amato e diletto da Dio e dagli uomini, se è dotato di vera reverenza e mansuetudine, poiché in ogni gente chi teme e riverisce Dio è a lui ben accetto (cf. At 10,35). E per tenerci a mente l’importanza della reverenza, possiamo imparare dai quadrupedi, dalle fiere e dai volatili: con quelli più timorosi e docili ci associamo, invece a quelli selvaggi e feroci perfino tendiamo insidie. Cerchiamo dunque di acquisire queste virtù in ogni nostro comportamento, miei cari, cioè l’umiltà e la reverenza, per mezzo delle quali saremo amati da Dio e anche dagli uomini. Prendiamo su di noi il giogo di Cristo e impariamo da lui che è mite e umile di cuore, e troveremo il riposo per le nostre anime (cf. Mt 11,29), ed egli ci prenderà a partecipare con lui al suo regno eterno. (Anonimo dell’VIII secolo, Antonio di Choziba, Nel deserto accanto ai fratelli).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 08 Gennaio 2009ultima modifica: 2009-01-08T23:59:00+01:00da fraternidade
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