Giorno per giorno – 07 Gennaio 2009

Carissimi,
“Quindi salì con loro sulla barca e il vento cessò. Ed erano enormemente stupiti in se stessi, perché non avevano capito il fatto dei pani, essendo il loro cuore indurito” (Mc 6, 51-52). Quando sulla Chiesa, ma anche sul mondo, o nella nostra vita di famiglia e in quella nostra personale, spira aria di tempesta, forse potrebbe dipendere ancora oggi dal non aver capito il fatto dei pani. Il cui significato, ci dicevamo stamattina, è riassunto in quell’invito rivolto da Gesù ai suoi: “Voi stessi date loro da mangiare” (Mc 6, 37). Farsi carico della fame, delle fami – di pane, terra, lavoro, pace, uguaglianza, dignità – degli altri. Il fatto dei pani significa questo. Ed è proprio ciò che spesso noi si vorrebbe invece evitare. Perché il nostro cuore è indurito e ci va di restarcene chiusi nel nostro cantuccio. Forse noi non ne abbiamo colpa e Lui finirà per perdonarci. Ma la storia, il mondo, la vita non ci perdoneranno e venti contrari continueranno a soffiare su di noi. E il Regno semplicemente non accadrà, rinviato a tempi migliori e noi ci saremo persi una possibile alternativa. Gesù, poi, o anche Dio saranno semplici fantasmi, rifugio delle nostre fantasie malate. E dire che potevano essere l’Incontro decisivo. La ragione di una vita!

Il martirologio latino-americano ci propone la memoria dei coniugi Felipe e Maria Eugenia Barreda, martiri in Nicaragua, e quella di Pablo Gazzarri, presbitero e martire in Argentina.

07 Felipe e Maria Barreda.jpgFelipe Barreda faceva l’orologiaio a Estelí, in Nicaragua. Maria Eugenia García, sua moglie, era parrucchiera. Lui aveva 52 anni, lei 50. Si erano sposati trent’anni prima. Avevano fatto sei figli ed erano nonni di quindici nipoti. Negli anni 70, quando in Nicaragua dominava la dittatura di Anastasio Somoza, erano entrati nei Cursillos de Cristiandad, poi erano diventati animatori delle comunità di base della loro città e si erano impegnati attivamente, a partire dal 1975, nel movimento sandinista, per dare contenuti concreti all’opzione della Chiesa per i poveri. Il trionfo della rivoluzione, nel luglio 1979, aveva aperto grandi speranze, ma scatenò da subito la rivolta dei contras, formazione terrorista, costituita per lo più da ex-membri della Guardia Nazionale somozista, cui si aggregarono presto altri gruppi di scontenti, appoggiati e armati, neanche a dirlo, dai potenti vicini. Maria entrò a far parte della prima giunta dell’amministrazione comunale, mentre lavorava nel quartiere più povero di Estelí. Nel dicembre del 1982, i due coniugi si unirono alle migliaia di volontari che si recavano in montagna per partecipare alla raccolta di caffè. Lavoravano in una piantagione di El Ural, provincia di Nueva Segovia, quando furono sequestrati il 28 dicembre e la coltivazione di caffè distrutta. Sottoposti ripetutamente a torture, percosse e violenze, il 7 gennaio 1983, furono entrambi assassinati.

07 pablo gazzarri.jpgPablo Gazzarri era nato il 19 settembre 1944 a Buenos Ayres, da María Zulema Truffa e Silio Mario Enrique Gazzarri. Dodicenne era entrato in seminario, a Villa Devoto e, al termine degli studi, era stato ordinato sacerdote, il 27 novembre 1971. Fu destinato dapprima, alla parrocchia di Santa Rosa da Lima, in un quartiere della capitale, poi, nel 1974, a quella della Madonna del Carmine di Villa Urquiza, dove crebbe ancor più il suo impegno sociale, già maturato negli anni del seminario, a favore dei più poveri. Entrò nel Movimento dei Sacerdoti per il Terzo Mondo, e in quello dei Cristiani per la Liberazione. Nel corso del 1976 aveva deciso di entrare a far parte dei Piccoli fratelli del Vangelo della famiglia di Charles de Foucauld, per dedicarsi maggiormente all’apostolato tra i più poveri. Ma non ne ebbe il tempo. Il 27 novembre 1976, anniversario della sua ordinazione, fu sequestrato, su segnalazione di un prete, che sarebbe in seguito divenuto vescovo, nei pressi della casa dei genitori, da uomini che vestivano l’uniforme della polizia. Aveva già ricevuto ripetute minacce, a causa del suo impegno, soprattutto dopo il massacro dei sacerdoti pallottini di San Patricio. Il card. Pironio, che era stato suo direttore spirituale negli anni del seminario, tentò inutilmente di aver sue notizie dalle autorità argentine. Fu visto prigioniero nella Scuola di Meccanica dell’Esercito, dove fu brutalmente torturato. Trasferito nella prima settimana del gennaio 1977, fu imbarcato per un “volo della morte”, narcotizzato e gettato in mare.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
1ª Lettera di Giovanni, cap.4, 11-18; Salmo 72; Vangelo di Marco, cap.6, 45-52.

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti ricercano l’Assoluto della loro vita nella testimonianza per la pace, la fraternità e la giustizia.

L’amico Carlo di Milano ci segnala l’ultimo articolo di don Angelo, dal titolo “I muri e i ponti”, apparso nel sito “Sulla Soglia”, che, a suo tempo, vi avevamo già vivamente consigliato. Nel congedarci, ve ne proponiamo i paragrafi finali. Che mettono in questione prima di tutto noi e la nostra maniera di essere. Noi che facciamo di mestiere? Costruiamo muri o ponti? È, per stasera, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Ma forse i muri più gelidi sono dentro di noi, i più resistenti, i più decisivi: là dove la diversità è in esilio: qui si è di una sola “pelle”, di una sola lingua, di una sola religione, di una sola cultura. Muri di paura. C’è chi teme il meticciato, temono pluralità di voci, sono monocordi. Noi stiamo invece con gli antichi che confessavano paura per gli uomini di un solo libro, gli uomini del muro. E dove vorresti trovare i credenti? Tra quelli che alzano muri, o tra quelli che gettano ponti? Difficilmente resistiamo al fascino di un ponte: è il superamento della voragine della distanza, congiunge ciò che sembrava incongiungibile, permette esplorazioni di altre terre. Le sue arcate sono sfida nel cielo, splendono come la vera sfida dell’umanità. Beati i costruttori di ponti. Ad ogni livello. Congiungono senza confondere: i ponti non mischiano le terre, mettono in comunicazione le ricchezze. Dove vorresti trovare i credenti? Non sono forse seguaci di un Maestro che creò un ponte tra il cielo e la terra, Figlio di Dio in una tenda di carne? Il più sorprendente dei ponti, un’arcata infinita. Non sono forse seguaci di un Maestro che ha annullato nella sua carne il muro della separazione? “Egli infatti” scrive Paolo “è la nostra pace, colui che ha fatto dei due popoli un popolo solo, abbattendo il muro della separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia” (Ef 2,14). E dove vorresti oggi trovare i cristiani se non tra coloro che, come il loro Maestro, hanno l’arte di costruire insonnemente ponti? (Angelo Casati, I muri e i ponti).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 07 Gennaio 2009ultima modifica: 2009-01-07T23:59:00+01:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo