Giorno per giorno – 26 Dicembre 2008

Carissimi,
che ci fa questo morto proprio a ridosso della poesia del Natale, sempre che, per il Natale vero si possa parlare di poesia? Chiedetelo a quella coppia di immigrati, in attesa di un figlio, o con già un figlio, o più d’uno, che non trovano alloggio, se sia poesia. Ma, comunque, che ci fa questo morto, qui, oggi? Il giorno dopo che gli angeli, e tutti noi con loro, hanno cantato “pace sulla terra” agli uomini che Lui ama? O forse sono rimasti solo loro a cantare. Perché noi siamo cresciuti e, a certe cose, non ci crediamo più. E i risultati si vedono. La pace, che è molto più di pace, è vita piena per tutti, se ne resta appesa là in cielo, e non scende più sulla terra (ma forse non è mai davvero scesa, se non quell’unica volta con Lui). Che ci fa dunque questo morto? È lì solo per dirci che se lui è morto (ucciso dalle autorità religiose e politiche del suo tempo) e noi, invece, siamo vivi e vegeti e omaggiati e vezzeggiati, c’è forse qualcosa che non va. Perché, come diceva il nostro amico barbiere stamattina – qui da noi è un giorno feriale e lui era puntualissimo al lavoro – i discepoli non possono essere da più (o da meno) del Maestro, e se Lui è stato rifiutato e poi perseguitato e ucciso, anche loro lo saranno. Se no, sono seguaci di qualcun altro. E allora i genitori che ancora raccontano la storia del Bambino Gesù ai loro figliolini, oggi dovranno cominciare a dir loro cosa significhi e quanto costi (molto, moltissimo, o nulla a seconda dei punti di vista) aprirgli le porte della nostra casa. Sarà una strada tutta in salita, ci chiederà molti no, esigerà di stringere i denti, chiudere gli occhi, saltare nel vuoto, passare per matti, contestare le leggi, persino quelle della Chiesa, persino quelle di Dio, se sarà per salvare un uomo, anche solo un uomo. Lui ci darà la forza necessaria. Gli altri ci disprezzeranno, ci calunnieranno, in qualche modo ci faranno fuori. E noi, come unica vendetta, gli daremo il nostro perdono. Perché non vorremo essere da meno di Lui. La ragione della nostra vita.

Oggi è il Secondo giorno dell’Ottava di Natale e la memoria del diacono Stefano, primo martire.

26_ESTEVÃO_II.JPGSecondo il racconto che ne fanno gli Atti degli Apostoli, Stefano era un ebreo della diaspora, che, dopo aver accettato il cristianesimo, fu incaricato assieme ad altri sei di provvedere alla cura dei poveri della comunità. Denunciato dinanzi al Sinedrio da un gruppo di ex-correligionari di parlare contro il Tempio e contro la Legge, si produsse in un’autodifesa che ne peggiorò la situazione, al punto che “quelli del tribunale… si turarono le orecchie e gridarono a gran voce; poi si scagliarono tutti insieme contro Stefano, lo trascinarono fuori città per ucciderlo a sassate. I testimoni deposero i loro mantelli presso un giovane, un certo Saulo, perché li custodisse. Mentre gli scagliavano addosso le pietre, Stefano pregava così: ‘Signore Gesù, accogli il mio spirito’. E cadendo in ginocchio, gridò forte: ‘Signore, non tener conto del loro peccato’. Poi morì” (At 7, 57 ss). C’è solo da aggiungere che quel Saulo diventerà poi san Paolo, quasi a significare che, insomma, c’è speranza davvero per tutti!

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono propri della memoria del santo e sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap. 6,8-10; 7,54-60; Salmo 31; Vangelo di Matteo, cap. 10,17-22.

La preghiera del Venerdì è in comunione con le comunità islamiche che confessano l’unicità del Dio clemente e ricco in misericordia.

Una buona notte a voi. E un ultimo sforzo per chi non è già andato a letto, o non è partito per i monti o per il mare, o non è in visita ai parenti, o non si è imbarcato in ritiri, esercizi, convegni o in qualche opera meritoria che lo(la) terrà, per oggi o per qualche giorno, lontano dagli spazi virtuali. Vi proponiamo un brano del libro di Jon SobrinoTracce per una nuova spiritualità” (Borla), come nostro

PENSIERO DEL GIORNO
La spiritualità fondamentale altro non è che un esercizio dello spirito, richiesto dalla sequela di Gesù e a sua volta propiziato da tale sequela. Non è questa una spiritualità “regionale” che cerchi di riprodurre questo o quel tratto di Gesù, questo o quell’atteggiamento o prassi di Gesù. È una spiritualità fondamentale per confrontarci con la nostra storia attuale come Gesù si è confrontato con la sua; è una spiritualità teologale per confrontarci con le cose definitive della storia, e così col definitivo di Dio, per affrontare la vita e la morte e lottare a favore dell’una contro l’altra, per essere disponibili a dare qualcosa della propria vita e persino la propria vita a favore della vita degli altri; è una spiritualità cristocentrica, che fa tutto ciò con lo spirito di Gesù, con la tempra di Gesù e alla sua maniera. Spiritualità dunque è l’esercizio dello spirito nel farsi figli nel Figlio, come dice Paolo. (Jon Sobrino, Tracce per una nuova spiritualità).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 26 Dicembre 2008ultima modifica: 2008-12-26T23:21:00+01:00da fraternidade
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