Giorno per giorno – 22 Dicembre 2008

Carissimi,
“Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi” (Lc 1, 52-53). Noi stamattina ci si diceva che la chiesa (cioè anche noi) dovrebbe andarci un po’ più calma con queste immagini. O, se proprio non le riesce, perché con la parola di Dio è bene non scherzare, allora smettere certe attitudini, dotazioni, scegliersi meglio le compagnie. Ti invita il banchiere, il ministro, la presidentessa degli industriali, la tenutaria del salotto alla vogue? Via, monsignore, tergiversi, si neghi: sa sono pieno di impegni. Così lei/lui non ci resta male e tu ti salvi la faccia. Ti obbligano a sedere sul trono, inventati qualcosa. Del tipo: non c’è un seggiolino più basso: sapete, soffro di vertigini. Diversamente, la Chiesa (cioè anche noi) rischia di profetizzare su se stessa, oltre che sugli sventurati eccellentissimi colleghi, che prima o poi, saranno mandati sbrigativamente a spasso. E fintantoché non lo sono, vuol dire che Lui sta ancora lontano, ha deciso che non è arrivata la sua ora. Perché, l’ha detto sua madre, mica una qualunque: il suo biglietto da visita è: quando arrivo io, via loro! Se, dunque, lor signori se ne stanno lì saldamente in sella, voi avete voglia di festeggiare il Natale, con quello sconcio a cui l’hanno ridotto. Che se Lui lo vede, come minimo diventa rosso di vergogna e di rabbia. E dice: nascere non nasco. E difatti.

Hannukiah.jpgIeri sera (quando era già oggi, 25 del mese di Kislev), i nostri fratelli ebrei hanno acceso la prima delle otto candele di Hanukkah, la Festa della Dedicazione del Tempio. Avvenuta nell’anno 165 a.C., in questo stesso giorno, tre anni dopo che Antioco IV Epifane aveva preso a sacrificare ai suoi dèi su un altare del Tempio di Gerusalemme. Come a dire: qui comando io, voi vi dovete adeguare. Ma Giuda Maccabeo e i suoi avevano replicato: no, grazie! E, appunto, in pochi anni, avevano mandato a spasso i potenti vicini. Il Talmud (Shabbat 21b) racconta che, durante la purificazione del Santuario, si trovò un flacone di olio, quanto bastava per mantenere accesa la menorah un giorno solo. Tuttavia, miracolosamente, l’olio bruciò per otto giorni. Il tempo necessario per prepararne di nuovo, puro. Per questo, ancor oggi, gli ebrei espongono per otto giorni la loro Hanukkià.

Il martirologio latino-americano ci propone oggi la memoria di Chico Mendes, martire in difesa del medio ambiente

22 MENDES.jpgFrancisco Alves Mendes Filho era nato il 15 dicembre 1944 nel Seringal Cachoeira, in Acre, da una famiglia di raccoglitori di caucciù, originaria del Nordest del Brasile. Fin da bambino, sperimentò sulla sua pelle il lavoro duro e le condizioni di semischiavitù cui i seringueiros erano costretti. Poco più che adolescente, Chico conobbe un rifugiato politico, Euclides Fernando Távora, che gli insegnò a leggere e scrivere, ma soprattutto gli trasmise la passione per la giustizia e la volontà di lottare per migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei suoi fratelli. Il primo obiettivo che il giovane si pose fu quello di organizzare corsi di alfabetizzazione per i seringueiros, per evitare che fossero troppo facilmente imbrogliati quando ricevevano le loro misere paghe. Negli anni successivi iniziò una vasta e sistematica opera di coscientizzazione tra i suoi compagni circa le condizioni di sfruttamento cui erano sottoposti e l’esigenza di migliorare il proprio stato sociale, identificando via via gli obiettivi (salvaguardia dell’occupazione, salari dignitosi, protezione dell’ambiente minacciato, convivenza pacifica con gli indios della regione) e gli strumenti atti a conseguirli (organizzazione sindacale e lotta non-violenta). Tutto questo, se gli valse riconoscimenti internazionali, gli attirò però l’odio dei latifondisti della zona e della loro famigerata organizzazione: l’Unione Democratica Ruralista (UDR) che, sistematicamente assoldava killer per assassinare sindacalisti o quanti a vario titolo si impegnavano nella lotta per la giustizia. Il 22 dicembre 1988, Chico Mendes, che aveva già ricevuto diverse minacce di morte, lasciò per alcuni istanti la sua guardia del corpo. Mentre stava nella veranda posteriore della sua casa, fu raggiunto da alcuni colpi partiti da alcuni cespugli lì vicino, morendo subito dopo. Nel 1990, i proprietari terrieri Darly Alves da Silva e suo figlio Darci furono condannati a 19 anni, rispettivamente, come mandante ed esecutore dell’omicidio. Fuggiti nel 1993, ricatturati nel 1996, a partire dal 1999, il primo sconta la pena a domicilio, il secondo in regime semi-aperto.

I testi che la liturgia propone oggi alla nostra riflessione sono tratti da:
1° Libro di Samuele, cap.1, 24-28; Salmo (1Sam2, 1.4-8); Vangelo di Luca, cap.1, 46-56.

La preghiera di questo lunedì è in comunione con i fedeli del Sangha buddhista.

Noi ci congediamo qui, offrendovi in lettura una bella interpretazione sulla festa di Hanukkah, che dobbiamo al Rabbino capo della Comunità di Trieste, Rav Umberto Piperno. La troviamo nel sito www.Morashà.it , ed è per oggi il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
L’ebreo nel corso della Storia ha ripetutamente sentito il bisogno di un aggettivo per definire la sua identità, come se non fosse sufficiente lo stesso termine scelto da Jonà di fronte ai marinai: “Ivrì Anochì”, Io sono ebreo. Essere ebrei, Me’Ever ha Nahar, dall’altra parte del fiume, significa in primo luogo riconoscere il fiume che deve esistere tra le due sponde. La funzione dell’ebreo è di essere “alternativo”, oppositore e critico della cultura dominante. A questo compito è chiamato il popolo d’Israele come individuo in esilio, come comunità organizzata, come Stato fra le nazioni. L’ebreo in esilio ha spesso svolto il ruolo di traghettatore tra le due sponde: tra cultura classica ed islamica, tra antichità e modernità, tra teoria e pratica, tra Oriente e Occidente; questo ruolo non è tuttavia l’unica ragion d’essere della sua particolarità; Hanukkàh vuole insegnarci in primo luogo che solo se mettiamo fuori della finestra la nostra Hanukkià, la nostra proposta di luce al mondo, potremo dare un senso al nostro futuro. In questi otto giorni in cui aumentiamo progressivamente i lumi compiamo in modo reale e non simbolico il passaggio da Atene a Yerushalaim: ci rendiamo conto del pericolo della oscurità di una cultura totalitaria, omogenea o globalizzante; rispondiamo senza distruggere, nè creare modelli di disturbo, bensì proponendo, noi stessi, l’educazione, il “Hinukh” – base della parola Hanukkàh – come strumento di dialogo, ma soprattutto di identità; la stessa convivenza in città, quanto viene semplicemente chiamato “civiltà”, viene collegata dalla Torah all’educazione. Hanoch, discendente da Caino, decide di costruire una città chiamandola con il nome del figlio Hanoch per superare la condanna alla continua peregrinazione. La risposta al moto vuoto e ondivago della nostra società è proprio la convivenza sociale, la città o la comunità che disegna il proprio futuro entro le coordinate dell’educazione. (Umberto Piperno, “Civiltà” ed educazione).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 22 Dicembre 2008ultima modifica: 2008-12-22T23:17:00+01:00da fraternidade
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