Giorno per giorno – 21 Novembre 2008

Carissimi,
le immagini degli scontri tra pope greco-ortodossi e preti armeni, registrati una decina di giorni fa all’interno della basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme, le hanno viste anche quanti dei nostri, avendo la televisione, si sono lasciati quella sera tentare dal telegiornale. E hanno raccontato poi che non è stato un bel vedere. Ma ci hanno anche riso su. In fondo, i professionisti della religione vanno presi per quello che sono. Mica troppo sul serio. E a piccole dosi. Quanto allo specifico dell’episodio, non dev’essere poi così lontano dal vero la satira di Michele Serra quando scrive: “In questo campionato più che millenario nessuno ricorda esattamente regole e punteggio. Si sa solo che il calcio d’avvio venne dato, nel quinto secolo dopo Cristo, da un pope di Salonicco a un diacono berbero. E che lo scopo del gioco è mantenere il controllo del Santo Sepolcro, il diritto sui ceri, la gestione dell’acquasantiera, la vendita delle cartoline, gli incassi del fast-food ‘Perpetua’s’ e altre priorità di ordine spirituale”. “Gesù entrato nel tempio, cominciò a scacciare i venditori, dicendo: Sta scritto: La mia casa sarà casa di preghiera. Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri!” (Lc 19, 45-46). Beh, era inevitabile che la prima immagine che ci ha suscitato stamattina la lettura del Vangelo, fosse quella del Santo Sepolcro, e quella dei suoi piuttosto tristi traffici e litigi tra monaci. Il Vangelo però, noi cerchiamo di ricordarcelo quasi ogni giorno, non parla per gli altri, parla per noi. E allora ci si dovrebbe chiedere in che consiste, come sta, come vive, si alimenta, si esprime, la nostra dimensione religiosa. Se l’incontro che ne è alla base, se c’è mai stato per davvero, ha cambiato la nostra esistenza, le nostre relazioni con gli altri, il nostro sguardo sulla realtà, le nostre decisioni, le scelte, lo stile di vita. Se, Dio, ciò che abbiamo scoperto significare, noi lo respiriamo davvero, ci riempie, orienta il nostro sentire e plasma il nostro agire. Se no, siamo solo mercanti anche noi, peggio ancora, ladroncelli. Oltretutto di piccola tacca. Che Lui ci perdonerà, per carità. Ma, perderci, ci perdiamo noi!

Oggi è memoria di un grande monaco-profeta del vostro paese: Benedetto Calati.

21 Benedetto Calati.jpgGigino Calati era nato a Pulsano (Taranto) il 12 marzo 1914 ed entrò come novizio, a soli sedici anni, nell’Eremo di Camaldoli, assumendo il nome di Benedetto. Dopo aver terminato gli studi teologici, negli anni ’40, nel monastero di Fonte Avellana, fu maestro dei chierici ed ebbe modo di approfondire la conoscenza spirituale dei Padri della Chiesa e delle fonti camaldolesi. Dal 1951 fu procuratore presso la Santa Sede e superiore del monastero di San Gregorio al Celio in Roma, fino a quando, nel 1969 fu eletto Priore generale della Congregazione Camaldolese. Per 18 anni ricoprì quella funzione, fornendo un sostanziale contributo a trasformare l’eremo aretino in un importante centro di spiritualità e di cultura, conosciuto anche all’estero, per la sua apertura al dialogo e alla collaborazione tra personalità e forze di ispirazione diversa. Fu “uno dei più appassionati sostenitori del Concilio e tra i più convinti assertori della necessità di una profonda riforma della Chiesa, ispirata alla povertà evangelica e al primato dell’amore”. Negli ultimi anni della sua vita, P. Benedetto continuò con la lucidità di sempre a riflettere sui temi che gli erano più cari e a richiamare l’esigenza di dare passi più spediti in direzione di un maggior ecumenismo e dialogo tra fedi diverse, un minor “clericalismo”, maggiore parità tra uomo e donna. Morì il 21 novembre del 2000.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro dell’Apocalisse, cap.10, 8-11; Salmo 119; Vangelo di Luca, cap.19, 45-48.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli della Umma islamica, che confessano l’unicita del Dio clemente e misericordioso.

È tutto. Noi ci si congeda qui con un brano di Benedetto Calati, tratto da un suo saggio dal titolo “La spiritualità del primo Medioevo” (in AA.VV, La spiritualità del medioevo, Roma 1988). È davvero notevole! Ed è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
È specialmente S. Bernardo che dischiude la finalità mistica della preghiera. Il fidanzamento e sposalizio tra l’anima e il Verbo; ecco la preghiera perfetta del cristiano. Si comprende perché S. Bernardo, eco in questo di tutta una interrotta tradizione, sceglie il libro ispirato del Canto dei Cantici per esprimere questa sua alta esperienza della preghiera. La preghiera, se è difatti come la espressione più tipica dell’amore più puro, può trovare solo nella cantica il suo frasario più normale e più logico. Ma c’è di più! La preghiera se è vissuta come linguaggio di amore in cui l’anima raccoglie tutte le esperienze più profonde della sua adozione soprannaturale a figlia del Padre e a sposa dello Spirito Santo, trova nella cantica la profezia più propizia di questo stato di amore soprannaturale e perciò nella preghiera esperimenta l’esplicazione di un tale annunzio profetico ed il compimento più teologico e più bello di quanto era stato annunciato ai Padri per i Profeti circa il mistero dell’unione tra Dio e l’anima. Secondo la dottrina del santo Dottore il primo versetto del primo capitolo della Cantica, “mi baci col bacio della sua bocca” riassume la storia della salvezza. “ Il bacio” fu il desiderio dei Padri del Vecchio Testamento, cioè tutta la loro vita era ordinata all’alleanza d’amore. Ogni anima buona del Vecchio Patto presentiva spiritualmente quasi profeticamente, la grandezza della grazia sparsa sul labbro dello Sposo. Per questo, parlando ed esprimendo il suo desiderio, diceva: “ Mi baci col bacio sulla sua bocca”. L’anima del perfetto domandando questo bacio d’amore non interpreta forse tutta l’economia divina, che è un’economia d’amore? Non è un bacio d’amore la vita trinitaria? Non è un altro bacio d’amore il mistero dell’incarnazione? Come dunque l’anima non dovrà misurarsi in questo bacio ineffabile? Ed è così che da S. Bernardo tutta la vita spirituale è vista nel bacio del Verbo incarnato. Sono principianti coloro che baciano i piedi di Cristo; sono proficienti coloro che baciano le sue sante mani. Ma i perfetti baciano la bocca del Verbo incarnato. (Benedetto Calati, La spiritualità del primo Medioevo).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 21 Novembre 2008ultima modifica: 2008-11-21T23:27:00+01:00da fraternidade
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