Giorno per giorno – 20 Novembre 2008

Carissimi,
“In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa, dicendo: Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi” (Lc 19, 41-42). “Questo giorno” era, certo, allora, ma può essere sempre. Anche oggi. Lo è ogni volta che si rifiuta il significato più vero e profondo di Gesù, della verità di Dio, così come Lui stesso la definisce e sintetizza nel Vangelo di oggi: la “via della pace”. Che è assai più di una temporanea assenza di guerra. È, piuttosto, ciò che ne rimuove per sempre ogni possibile causa. E consiste nel prendersi a cuore gli altri, tutti gli altri. Rifiutarsi a questo significato di Dio, o, se si preferisce, anche solo del vivere umano, è consegnarsi inevitabilmente a un universo di violenza, di odio, di distruzione, di volta in volta metaforico o reale: “Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra” (Lc 19, 43-44). E non sarà la sorda vendetta di un Dio adirato e offeso. Sarà il futuro, in alcuni luoghi già il presente, ostinatamente da noi preparato e costruito. Che Dio, se proprio deve entrarci, come c’entra, sarà, anche allora, il Dio-con-noi, a morire una volta di più con noi e i nostri figli. Prima di noi e dei nostri figli. Perché siamo suo sangue, sua semente. E Lui prende ciò terribilmente a serio.

Il 20 novembre, qui in Brasile, si celebra la Giornata Nazionale della Coscienza Negra. Che coincide con la memoria del martirio di Zumbi e di tutti coloro che caddero per rivendicare il diritto della popolazione negra (ma non solo) di questo e di ogni altro continente a vivere in libertà una vita che si dispieghi in pienezza, bellezza e abbondanza. Che è poi il progetto del Regno.

20 ZUMBI.jpgZumbi era nato nel 1655. Come molti altri negri nati in Brasile, aveva avuto una formazione cristiana. Educato da un sacerdote portoghese, che svolgeva il suo ministero a Porto Calvo, in Alagoas, a 15 anni era fuggito verso un quilombo, uno dei tanti villaggi, dove, lontani dai centri abitati, vivevano comunitariamente i negri (ma anche alcuni bianchi e indios) che erano riusciti a sottrarsi alla schiavitù. Nel quilombo di Palmares, Zumbi e i suoi compagni si educavano a convivere e a costruire relazioni basate sulla libertà, la giustizia, la collaborazione fraterna. I portoghesi si resero presto conto che Palmares stava diventando “pericolosa”, dato che molti, troppi africani, prendendolo ad esempio, costruivano sempre nuovi quilombos. Quando le incursioni dei portoghesi cominciarono ad intensificarsi, Zumbi organizzò la difesa di Palmares e ne guidò la resistenza. Dopo una resistenza durata oltre vent’anni, nel 1693 la repubblica di Palmares fu distrutta e i suoi villaggi rasi al suolo: migliaia di persone furono catturate e uccise. Zumbi scampò al massacro. Fuggito nella foresta, con pochi sopravvissuti, fece perdere le proprie tracce, rifugiandosi in un posto sicuro. Poco tempo dopo, uno dei suoi compagni catturato dai portoghesi svelò il luogo del suo rifugio. Gli fu tesa un’imboscata e Zumbi fu ucciso. La sua testa venne esposta nella piazza centrale di Macaco quello stesso giorno: il 20 novembre del 1695.

Il nostro calendario ci porta anche la memoria di Lev Tolstoj, profeta di non-violenza.

20 TOLSTOJ.jpgLev Nicolaevic Tolstoj nacque a Jasnaja Poljana, in Russia, il 9 settembre 1828 (28 agosto secondo il calendario giuliano), quarto figlio del conte Nikolaj Ilic e dalla principessa Marija Nikolaevna. Dopo anni di vita dissipata, inquietudini, viaggi, ma anche di molte letture che lo spinsero ad esordire nel mondo della letteratura, nell’autunno 1862 sposò Sof’ja Andreevna Bers, che gli darà 14 figli (di cui cinque morti in tenera età). Seguì la stagione la stagione dei grandi romanzi (Guerra e Pace, Anna Karenina). Nel 1879 cominciò a scrivere Confessione, storia della sua conversione ad un cristianesimo rigorosamente fedele al Vangelo e sempre più diffidente nei confronti delle chiese istituzionali. Tale posizione lo rese inviso alla gerarchia ortodossa, che nel 1901 lo scomunicò, ma richiamò l’attenzione di scrittori, scienziati, politici, religiosi, uomini comuni, di ogni parte del mondo, attratti dalla predicazione e dalla testimonianza del suo cristianesimo anarchico e radicale e dalla sua teoria della “non resistenza al male mediante la violenza”, che ispirerà in seguito il giovane Mohandas Gandhi. La crescente incomprensione e i dissidi con la moglie, a causa delle sue scelte esistenziali, lo portarono, il 10 novembre 1910, a fuggire di casa. Tre giorni dopo, febbricitante, dovette ricoverarsi nella casa del capostazione di Astapovo, dove morì assistito dalla figlia Alessandra, alle sei del mattino del 20 novembre 1910 (7 novembre del calendario giuliano). Una folla immensa, nonostante i tentativi messi in atto dalle autorità per contenerla, partecipò ai funerali.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro dell’Apocalisse, cap.5, 1-10; Salmo 149; Vangelo di Luca, cap.19, 41-44.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

Nell’ambito delle iniziative che scandiscono questo Novembre che è, qui da noi, ormai tradizionalmente, il “Mese della Coscienza Negra”, stasera è stata eseguita, nella Chiesa del Rosario, la “Missa dos Quilombos”, nata dall’ispirazione e dal lavoro comune di un musicista come Milton Nascimento, un mistico e profeta come Pedro Casaldáliga e un poeta come Pedro Tierra. Noi, congedandoci, vi proponiamo qui di seguito il testo del Canto dell’Offertorio. Che è per oggi il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Nel cavo delle mani / portiamo il vino e il pane, / la lotta e la fede dei fratelli, / che saranno il Corpo e il Sangue di Cristo. / L’oro del Mais / e non quello dei Templi, / il sangue della canna / e non quello delle piantagioni, / il pianto del Vino / nel sangue dei Negri, / il Pane della Condivisione / dei Poveri liberati. / Portiamo nel corpo / il miele del sudore, / portiamo negli occhi / la danza della vita, / portiamo nella lotta, / la Morte sconfitta. / Nel petto segnato / portiamo l’Amore. / Nella Pasqua del Figlio, / la Pasqua dei figli / ricevi, Signore. / Portiamo negli occhi, / le acque dei fiumi, / il luccichio dei pesci, /l’ombra della foresta, / la rugiada della notte, / il patema della caccia, / la danza dei venti, / la luna d’argento, / portiamo negli occhi / il mondo, Signore! / Nel palmo delle mani portiamo il mais, / la canna tagliata, il bianco cotone, / il fumo-riscatto, l’alcool-rifugio, / dalla carne della terra abbiamo plasmato i vasi / che custodiscono l’acqua e il fiore del rosmarino, / nel profumo di incenso, eleviamo il frutto / del nostro lavoro, Signore! Olorum! / Il suono del tamburo / ritmando la cadenza / delle danze negre / nelle notti immense / dell’Africa Negra, / della Negra Bahia, / delle miniere di Minas, / i sordi lamenti, / i nascosti tormenti, / accogli, Olorum! / A forza di braccia abbiamo lavorato la terra / tagliato la canna, amara dolcezza / sulla mensa dei bianchi. / A forza di braccia abbiamo scavato la terra, / e raccolto l’oro che oggi ricopre / la chiesa dei bianchi. / A forza di braccia abbiamo piantato nella terra, / il nero caffè, perenne alimento / del lucro dei bianchi. / A forza di braccia, il grido tra i denti, / l’anima a pezzi, abbiamo costruito imperi, / abbiamo fatto l’America dei figli dei bianchi! / La brace dei ferri ci ha inciso sulla pelle, / ci ha inciso nell’anima, sentieri di croce. / Rifiuta, Olorum, il grido, le catene, / e la voce del padrone, ricevi il lamento, / accogli la rivolta nei negri, Signore! / Portiamo nel petto / i santi rosari, / rosari di strazi, / rosari di fede / nella vita libera, / nella pace dei quilombo / di negri e di bianchi / rossi nel sangue. / La Nuova Aruanda / dei figli del Popolo / accogli, Olorum! / Ricevi, Signore, / la testa mozzata / del Negro Zumbì, / guerriero del Popolo, / fratello dei ribelli / che nacquero qui, / dal fondo delle vene, / dal fondo della razza, / il pianto dei negri, / accogli, Signore! / I piedi ostinati nella ruota di samba, / il corpo domato nei ritmi del congo, / inventano nell’ombra la nuova cadenza, / spezzando catene, forzando cammini, / sperimentano liberi la marcia del Popolo, / la festa dei negri, accogli Olorum! (Pedro Casaldáliga, Missa dos Quilombos, Ofertório).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 20 Novembre 2008ultima modifica: 2008-11-20T23:01:00+01:00da fraternidade
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