Giorno per giorno – 04 Novembre 2008

Carissimi,
“In quel tempo, uno dei commensali disse a Gesù: Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio!” (Lc 14, 15). Già, Gesù aveva appena finito di raccontare com’è che funzionano le cose quando c’è il regno di Dio – dove ognuno di preoccupa di cedere il posto agli altri (Lc 14, 10), e al centro delle preoccupazioni di tutti ci sono gli ultimi e meno fortunati (v.13) – e uno di quelli che l’ascoltava, probabilmente un fariseo come il padrone di casa (il Vangelo intende sottolineare che ci sono dei buoni anche tra la gente per bene), sbotta in un: troppo bello quello che ci dici, fortunato chi arriverà a vederlo! Sì, è bello, eppure, chissà perché, c’è chi non gli va bene. E Gesù racconta una parabola, per dire che spesso proprio quelli che dovrebbero essere i più entusiasti a vivere questo nuovo tipo di relazioni, perché sono della stessa sinagoga (o della stessa parrocchia, o chiesa o religione), e conoscono perciò il buon Dio, la sua Legge e il suo progetto, sono loro che declinano l’invito. Perché hanno scoperto un’altra priorità: gli affari. Il Regno, se va bene, lo vanno a rappresentare in chiesa, una volta la settimana. Finito il teatrino, usciti fuori, si può tornare a comportarci come più ci conviene. Considerazione vespertina: Jacques Diouf, il Direttore generale della FAO, ha dichiarato oggi di fronte al Parlamento europeo che il numero delle persone che soffrono la fame nel mondo ha raggiunto i 923 milioni, 75 in più rispetto al 2007. Se questa tendenza dovesse confermarsi, l’anno prossimo, il numero delle persone che soffre la fame potrebbe aumentare di altri 100 milioni e superare così il miliardo. Responsabili di questa tendenza, secondo la Fao, sono soprattutto le attuali politiche di Europa e Stati Uniti. Guarda un po’, i Paesi di cui molti pretendono vantare le radici cristiane. Ma, per favore!

Il nostro calendario ci ricorda oggi Carlo Borromeo, pastore amico dei poveri e Raïssa Oumançoff, contemplativa nel mondo.

04_CARLOS_BORROMEO.JPGCarlo Borromeo nacque ad Arona, il 2 ottobre 1538 e, in epoca di nepotismi esasperati, fu creato cardinale dallo zio papa Pio IV, quando aveva solo 22 anni. Nel 1563, ordinato sacerdote e consacrato vescovo, gli fu affidata la diocesi di Milano. Il giovanissimo arcivescovo fece di questo l’occasione per impegnarsi in una profonda riforma della chiesa. Fu un pastore esemplare, attento alle necessità materiali della sua gente. In un’epoca di povertà diffusa, tentò di farvi fronte attingendo a piene mani alle ricchezze della sua famiglia. Fondò ospedali, ospizi e seminari. Denunciò e affrontò coraggiosamente le soperchierie dei nobili e dei signorotti locali. Curò la formazione intellettuale, ma soprattutto spirituale, del clero; favorì il ritorno alla disciplina e al rigore morale di numerosi conventi che vivevano, alla bell’e meglio, nella rilassetezza morale e religiosa. Questo, tra le altre cose, gli costò un attentato da parte di un frate. La palla d’archibugio a lui destinata, tuttavia, perforò il manto cardinalizio, ma non arrivò a centrarlo. Durante la terribile peste che colpì Milano nel 1576-77 dedicò tutte le sue forze ad assisterne le vittime e a tentare di limitarne i danni. La sua attività instancabile, l’austerità di vita e le privazioni che s’imponeva dovevano nel corso del tempo minarne la fibra: il 3 novembre 1584, a soli quarantasei anni, Carlo Borromeo moriva.

04 RAISSA MARITAIN.jpgRaïssa Oumançoff era nata a Nachitchivan (Rostov-sul-Don), nella Russia zarista, il 12 settembre 1883 (31 agosto secondo il calendario giuliano), da una famiglia di ebrei ortodossi, che presto si trasferì in Francia per sfuggire il clima di violento antisemitismo che dominava nel paese e per offrire migliori opportunità di educazione alle figlie. Intelligenza precocissima, Raïssa entrò all’Università della Sorbona a soli sedici anni. Lì incontrò l’uomo con cui avrebbe condiviso tutta la vita: il giovane Jacques Maritain, che sposò nel 1904. Alieni ad ogni pratica religiosa, ma appassionati della ricerca della verità, i due conobbero Léon Bloy, restando affascinati dalla fede di lui che, celebrando la predilezione di Dio per i poveri e denunciando con vigore i peccati della borghesia cristiana, scriveva: “ Non si entra in Paradiso domani, o tra dieci anni, ci si entra oggi, quando si è poveri e crocifissi” e anche: “Non c’è che una sola vera tristezza: quella di non essere santi”. E santi, nel mondo, in maniera davvero singolare e radicale, si diedero subito da fare per esserlo. Riconoscendosi nella spiritualità e nella regola benedettina, fecero la loro consacrazione come oblati, scegliendo di vivere il loro matrimonio nel “celibato per il Regno”. Con la sorella di Raïssa, Vera, la coppia visse da allora uno straordinario sodalizio, “come religiosi di un ordine speciale, la cui regola contempla la vita nel mondo […] seguendo la via della contemplazione nel mondo”. Il piccolo cenacolo si organizzò con un’orario preciso, fatto di preghiera, lavoro, studio. Negli anni che seguirono, Jacques diventò il più eminente filosofo cattolico del ventesimo secolo, Raïssa ebbe i suoi riconoscimenti con la pubblicazione di opere in poesia e in prosa. Ma, più di tutto, ella restò l’intima e preziosa collaboratrice del marito che di lei dirà: “Ogni cosa viene da Dio, ma come suo tramite sulla terra ogni cosa buona mi è arrivata da lei”. Raïssa morì il 4 novembre 1960. Fu solo allora che Jacques scoprì il suo “Diario”, che gli rivelò aspetti ancora inediti della sua profonda spiritualità.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera ai Filippesi, cap.2, 5-11; Salmo 22; Vangelo di Luca, cap.14, 15-24.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

Sono riarsa dalla sete della tua pietà, della tua salvezza, per tutti coloro che sono stati tenuti prigionieri, fino al limite della disperazione”. Sono parole di una preghiera/poesia di Raïssa Maritain, composta forse a New York, nel 1943. Noi sappiamo provare un po’ di quella stessa sete? Congedandoci, vi affidiamo quella poesia come nostro

PENSIERO DEL GIORNO“La rugiada di Dio è una rugiada di luce” (Isaia 26, 19) // “La rugiada di Dio è una rugiada di luce” / Nel tempo della felicità / E fuoco nel tempo della prova. / Il tuo soffio ha bruciato fino alle ceneri / Il nostro cuore e la nostra anima / E la mente si è perduta / Nelle tue giustizie impenetrabili. // Denudata di tutto, mastico e rimastico l’angoscia / Sono riarsa dalla sete della tua pietà / Della tua salvezza / Per tutti coloro che sono stati tenuti prigionieri / fino al limite della disperazione / E là hanno subito la morte. / Quando riunirai queste ossa sparse / Le rivestirai di carne per una vita nuova? / Quando ci farai sentire il canto che armonizza i contrari? / Mai si risveglierà in me / La melodia che suscita la gioia / Il mio respiro è gemito / E la mia preghiera un grido dal profondo. / Il mio spirito è assente, errante / Nascosto in Te / Separato da me dalla rugiada di fuoco. / (Raïssa Maritain, La rugiada di Dio).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 04 Novembre 2008ultima modifica: 2008-11-04T23:00:00+01:00da fraternidade
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