Giorno per giorno – 03 Novembre 2008

Carissimi,
“Quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti” (Lc 14, 13). Il banchetto a cui si riferisce Gesù, diceva stamattina Valdeci, forse non è soltanto un banchetto. In questo caso sarebbe una parola che quasi non ci riguarda, dato che non ci capita spesso di poter offrire banchetti. Banchetto, quel tipo di banchetto, è la maniera con cui ci relazioniamo agli altri. Ci informa su “chi” ci disponiamo ad accogliere. E su “come”, o in vista di “che cosa”. Su “chi” occupa i nostri pensieri, “chi” è oggetto delle nostre cure, “chi” prende il nostro tempo, “chi” attira il nostro interesse. E “perché”. Stamattina, per esempio, nella preghiera, quando si è pregato per l’Africa, quasi nessuno sapeva niente di ciò che sta succedendo a Goma e dintorni. Eppure, se dobbiamo spiegarlo a Dio, qualcosa di più dovremmo preoccuparci di saperlo. Se no, Lui potrebbe pensare che è cosa di poco conto. E non decidersi ad intervenire. No, questo, ovviamente, non succederà. Lui ha altre fonti di informazione. Il grido dei poveri, per esempio, a cui non riesce quasi mai a sottrarsi. Ma, questo, comunque, vorrà dire che Lui ha fatto le sue scelte, ha chiamato al suo banchetto poveri, storpi, zoppi, ciechi, noi, invece. Il nostro orizzonte fino a dove arriva? Ora, probabilmente non è indispensabile sapere chi ci sia dietro a Nkunda o a Kabila, che rappresentano in ogni caso coloro da non invitare, ma gli altri, i profughi, le vittime, i feriti, i morti e le loro famiglie in lutto, le donne violentate, i bambini arruolati e le centinaia di migliaia alle prese con lo spettro della fame, loro, li abbiamo in qualche modo accolti nei nostri pensieri? E se sì, dando per scontato che “là” personalmente non potremo fare nulla, come possiamo cominciare a pensare di cambiare qui, nel nostro piccolo, i meccanismi che finiscono per produrre quegli obbrobri, oggi, là, ma domani.

Raïssa Maritain, che noi ricorderemo domani, di lui disse: “Egli è nato per questo, per risvegliare nel mondo degli uomini il senso dell’Assoluto, la passione di Dio, l’amore alle virtù evangeliche”.

Lui non è ciò che comunemente si pensa essere un santo, ma è nondimeno una delle nostre memorie di questo giorno. In cui ricordiamo Martino Porres, servitore dei poveri, e, appunto, Leon Bloy, pellegrino dell’Assoluto.

03_MARTINHO_DE_PORRES.JPGMartino nacque a Lima (Perú), il 9 dicembre 1569, dall’unione di un aristocratico spagnolo, Juan de Porres, con una ex-schiava negra di origine africana. La sua condizione di mulatto fu sempre motivo di discriminazione. Affidato alle cure della madre, divenne allievo di un barbiere chirurgo e imparò i segreti delle cure e della farmacopea naturali. Sicché, ben presto, cominciò ad essere ricercato per le sue conoscenze e per la generosità con cui si dedicava ai malati, soprattutto i più poveri. Nel 1603 entrò nell’ordine domenicano, come laico, e in convento continuò ad esercitare la sua funzione di infermiere. Visse una vita di penitenza, preghiera e carità fino alla morte, che sopraggiunse il 3 novembre 1639.

03 LEON BLOY.jpgLéon Bloy era nato a Périgueux, in Francia, l’11 luglio 1846. La sua giovinezza era stata abbastanza inconcludente; lasciati gli studi, era passato da un lavoro all’altro, mentre, sul piano religioso, aveva alternato momenti di entusiamo ad altri di ribellione e di deciso rifiuto. La svolta decisiva della sua vita si ebbe nel 1877 quando conobbe una povera prostituta, Anne-Marie Roulé, al cui riscatto Bloy si dedicò, convinto che ella possedesse una scintilla di grandezza. Lei si convertì ed egli l’adottò come maestra, fino al momento in cui la donna, caduta drammaticamente in preda alla pazzia, nel 1882, fu ricoverata in manicomio. È in questi anni che Bloy cominciò a scrivere. Di sé ebbe a dire: Io scrivo solo per Dio. E, leggendo i suoi libri, ci si rende conto che si tratta di una realtà da lui vissuta intensamente. Lontano da ogni ricerca di successo e di vanagloria, egli scriveva niente meno che per forzare l’avvento del regno dei cieli. I suoi scritti ispirarono, in vario modo, alcuni tra i maggiori scrittori del ventesimo secolo, religiosi e no, quali: Jacques e Raïssa Maritain, Georges Bernanos, Pierre Emmanuel, Léon Chestov, Nicolas Berdiaev, Franz Kafka e Thomas Merton. Intanto, nel 1890, Bloy aveva sposato Jeanne Molbech, che gli diede tre figli, uno dei quali, André, morto in tenera età. Il radicalismo e la violenza dei suoi pamphlets attirarono a Bloy l’incomprensione e l’odio dei suoi contemporanei e furono la causa non ultima della miseria che attanagliò l´esistenza della sua famiglia fino alla sua morte, avvenuta a Bourg-la-Reine, il 3 novembre 1917. Tra i suoi capolavori sono da registrare: Le Salut par les Juifs, Exégèse des lieux communs, La Femme pauvre e Les dernières colonnes de l’Église. La mistica dignità dei poveri come ambasciatori di Dio, il valore spirituale della sofferenza, la sacrosanta collera sul materialismo e l’ingiustizia del mondo, l’appassionata condanna dell’antisemitismo, sono i temi dominanti della sua produzione letteraria. Dell’antisemitismo ebbe a dire: “È il colpo più terribile che Nostro Signore ha ricevuto nella Sua Passione che continua per sempre; è il più maledetto e imperdonabile, perché egli lo riceve sul volto di Sua Madre e dalle mani di cristiani”. E, rivendicando al cristianesimo le sue radici ebraiche diceva: “Ogni mattina, durante la Messa, io mangio un ebreo e quell’ebreo diventa parte di me, cuore del mio cuore. Gesù infatti è israelita. Saluto con le parole dell’Angelo, al mattino e alla sera, una fanciulla ebrea che è la Madre di Dio e che è anche mia madre”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera ai Filippesi, cap.2, 1-4; Salmo 131; Vangelo di Luca, cap.14, 12-14.

La preghiera di questo lunedì è in comunione con le grandi religioni dell’India: Vishnuismo, Shivaismo, Shaktismo.

Provate a pensare a un prete che, la domenica mattina, parla dall’altare di un delinquente, condannato a morte. E poi leggetevi come, quella predica, l’ha immaginata Léon Bloy, nel suo libro “Le Sang du pauvre”. È per stasera il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Un uomo va a morire per noi con la più infame delle morti. Quest’uomo è un ladro e un assassino, come noi tutti. L’unica cosa che ci distingue da lui è che lui si è lasciato prendere, non essendo ipocrita e che, brillando più manifestamente i suoi crimini, è meno abominevole. In questo senso espiarà per noi e dato che io ho la missione di anninciarvi la Parola di Dio, ve ne rendo avvertiti. So molto bene che questo linguaggio vi stupisce e vi indigna. Vorrei che vi terrorizzasse. Vi credete innocenti perché non avete sgozzato nessuno fino ad oggi, così almeno voglio credere; perché non avete scassinato la porta di nessuno, né scavalcato i suoi muri per derubarlo; infine perché non avete trasgredito con eccessiva evidenza le leggi umane. Siete così rozzi, così carnali, da non arrivare a concepire crimini che non possono essere visti. Però, lo dico a te, fratello amato, tu sei una pianta e questo assassino è il tuo fiore. Nel giudizio ciò ti sarà mostrato in un modo più che terribile. Senza saperlo e senza volerlo, ognuno di noi affida il suo tesoro di iniquità e di ignominie a un omicida, come un avaro pauroso affida il suo denaro a uno speculatore temerario, e, quando la ghigliottina viene azionata, le due teste cadono insieme. Tutti noi siamo decapitati! (Leon Bloy, Le Sang du pauvre).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 03 Novembre 2008ultima modifica: 2008-11-03T23:47:00+01:00da fraternidade
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