Giorno per giorno – 01 Agosto 2008

27729141.jpgCarissimi,
“La gente rimaneva stupita e diceva: ‘Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?’. E si scandalizzavano per causa sua” (Mt 13, 54-57). Stamattina faceva ancora più freddo dele altre mattine eppure noi si era più del solito, perché al gruppetto di sempre si sono aggiunte Eliane, il piccolo Betão, e, lieta sorpresa, Nesona con Adriana e Adriano. Ed è stata proprio Nesona la prima ad intervenire, commentando il Vangelo. Rifacendosi al versetto conclusivo: “E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità” (v.58), ha detto: “Se noi non si assiste più a miracoli, è perché noi non crediamo più”. Anche se si frequenta la chiesa, ci si confessa, si va a messa tutte le domeniche, si fanno i turni di adorazione del santissimo, se tutto questo non ci cambia la vita, in realtà noi non crediamo ancora, non abbiamo ancora cominciato a credere. Come, tra frastornata e triste, ci confessava un’amica, dopo la celebrazione della Parola, l’altra sera. Noi, dunque, continueremo a farci il segno della croce, a invocare il nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, “reciteremo” (proprio come degli attori) il Credo, dicendo che Gesù è il figlio di Dio (cioè, la sua Verità), ma in realtà non smetteremo di considerarlo niente più che il figlio del carpentiere e di Maria, fratello dei suoi fratelli e sorelle. Perché, se no, chi ci terrebbe più, matti da legare come dovremmo essere? Chi ci impedirebbe di cambiare la nostra vita e il mondo? E invece.

I santi sono quelli che hanno cercato di crederci davvero. Che Gesù poteva diventare la verità della loro vita. Per questo ne facciamo la memoria. Per darci una spinta. E oggi è memoria di Pierre Claverie, pastore e martire in Algeria.

Pierre Claverie nacque a Bab el Oued l’8 maggio 1938, in una famiglia di pieds-noirs stabilitasi in Algeria da parecchie generazioni. Ancor giovane maturò la vocazione religiosa, ma prima di decidersi al passo, si recò a Grenoble, per studiarvi scienze matematiche. Nel dicembre 1958, entrò nel noviziato domenicano di Lille e, dopo gli studi di filosofia e teologia, fu ordinato sacerdote il 4 luglio 1965, facendo poi ritorno in Algeria, che nel frattempo aveva conquistato la sua indipendenza. Nominato, nel 1972, direttore del centro diocesano delle Glycines, in Algeri, seppe fare di questo lo strumento privilegiato per lo studio del mondo arabo, ma anche per lo scambio, il dialogo e l’amicizia tra cristianesimo e islam. Il 9 ottobre 1981, nella cattedrale di Algeri, alla presenza di moltissimi amici musulmani, fu ordinato vescovo di Orano, dove rimase per quindici anni, fino alla morte. Il progressivo deterioramento della situazione politica e sociale del paese, che si registrò negli anni successivi, portò Claverie a rendere pubbliche le sue convinzioni e le sue denunce. A chi gli chiedeva: “Perché rimanete?”, rispondeva: “Noi siamo qui a causa di questo Messia crocifisso. A causa di niente e di nessun altro! Non abbiamo nessun interesse da salvare, nessuna influenza da mantenere… Non abbiamo nessun potere, ma siamo qui come al capezzale di un amico, di un fratello malato, in silenzio, stingendogli la mano, asciugandogli la fronte. A causa di Gesù perché è lui che sta soffrendo qui, in questa violenza che non risparmia nessuno, crocifisso di nuovo nella carne di migliaia d’innocenti”. Entrato nel mirino delle bande mafiose che, dietro lo scudo del fondamentalismo, si contendevano (e si contendono) sanguinosamente il controllo del paese, nove settimane dopo l’assassinio dei sette monaci trappisti del monastero di Nostra Signora dell’Atlante, a Tibhirine, mons. Pierre Claverie morì vittima di una bomba esplosa davanti al vescovato di Orano, la notte del 1° agosto 1996. Il suo autista, Mohamed Bouchikhi, musulmano, morì con lui.

I testi che la liturgia del giorno propoe alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Geremia, cap. 26, 1-9; Salmo 69; Vangelo di Matteo, cap. 13, 54-58.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli dell’Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e misericordioso.

“Lettres et messages d’Algérie” (Karthala) è un libro che raccoglie il magistero di Mons. Pierre Claverie. Che forse può essere riassunto in questa sua frase: “L’essenziale non è affermare una verità trascendente, ma realizzarla negli esseri di carne e di sangue che noi siamo, è farla”. Di una delle sue lettere, vi proponiamo qui di seguito un brano come nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Gesù ci dice e ci prova che Dio è appassionato, che l’Amore è il Suo Nome. Nel suo comportamento e nel suo insegnamento, non smette di trasgredire la fredda logica della Legge e della Ragione. Cosa c’è di meno religioso che mettere in causail Sabato, le proibizioni alimentari, la condanna dell’adulterio o la preghiera pubblica nel Tempio? Cosa c’è di meno ragionevole che lodare un funzionario disonesto, un padrone ingiusto che dà lo stesso salario agli operai della prima e dell’undicesima ora? Cosa c’è di più pazzo che andare incontro alla morte senza altra protezione che un amore disarmato e disarmante che muore perdonando? E cosa di più insensato di reclutare i suoi discepoli tra dei pescatori galilei, i pubblicani, le prostitute, i poveri? Noi siamo perciò di questa razza di credenti. Non dei contabili di ciò che è permesso o proibito, non dei guerrieri di una religione conquistatrice, non degli evasi da questo mondo di carne e di sangue, alla ricerca di un paradiso perduto attraverso non so quale artificio “trascendentale”. Solo Gesù ci può condurre sulle strade del Dio vivente: da soli non possiamo che aggrapparci alla “saggezza dei Greci” che Paolo oppone alla “follia della Croce”. Ora, la nostra vita prende il suo gusto e la sua fecondità quando essa assume il rischio di questa follia particolare che attraversa tutto il Vangelo con una esultante audacia. È la stessa forza dello Spirito divino, che, solo, ci può addestrare a compiere il passaggio. È perciò assolutamente vitale che noi ci apriamo allo Spirito. (Pierre Claverie, Lettres et messages d’Algérie).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 01 Agosto 2008ultima modifica: 2008-08-01T23:33:00+02:00da fraternidade
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