Giorno per giorno – 10 Febbraio 2008

Carissimi,
“Se tu sei figlio di Dio” (Mt 4, 2). La tentazione, ogni tentazione, per Gesù, ma anche per ciascuno di noi, per le nostre comunità, per la chiesa, si apre sempre così: se tu sei da Dio, e conclude invariabilmente: devi poter tutto. Ma, c’è da chiarirsi in primo luogo, di quale Dio si sia, e quale tutto si possa. Gesù, in tutte e tre le tentazioni, nega il dio-per-me, e affermerà invece, lungo tutto il suo ministero, il Dio-per-gli-altri. Noi, questo Vangelo, lo si è meditato giovedì sera a casa di dona Balbina. Il cui nome in realtà è Barbara e l’hanno chiamata così perché è nata il 4 dicembre. Di quale anno non si sa, come spesso succede per le donne. Ma deve viaggiare intorno alla settantina. Piccola e segaligna, è sorella di seu Ciato, e le nipoti, Né, Valdeci e le altre sorelle, ne ricordano la mitica cattiveria che costò loro, all’epoca, botte a non finire da parte del padre. Ma di cui, oggi, riescono comunque a sorridere. Aggiungendo che, in ogni caso, è meglio non inimicarsela, perché lei è piuttosto vendicativa. E lo dicono con aria misteriosa. Dona Balbina non si può dire che faccia proprio parte della comunità, lei non ama i legami, tanto è vero che non si è mai sposata. La sua religione, per quel che dà a vedere, si limita nell’organizzare, il pellegrinaggio al Santuario del Divino Padre Eterno, all’inizio di luglio, e nell’offrire un pranzo o una cena, due o tre volte all’anno, alla “folia” dei Santi Re, di san Giovanni, o del Divino Spirito Santo. Vederla in chiesa in qualcuna delle feste comandate, sarebbe già in miracolo. È pensionata, però le piace arrotondare la pensione lavorando nella bottega artigiana di dona Eva, dove si fanno pignatte di terracotta. A rifinire le quali si dedica con cura, interrompendo soltanto per dare qualche tiro alle sue sigarette di paglia, l’unico vizio che si concede. Ha frequentato per due anni il corso di alfabetizzazione di Gerson. Ma non si è mai preoccupata più di tanto di imparare a leggere. Lei ha una buona memoria, così si fissava bene in mente la frase che aveva appena sentito ripetere, e la ridiceva a sua volta, scandendo parola per parola, come se stesse leggendo, anche se il dito scorreva già su un’altra riga. Qualche anno fa, quando la nipote Divina, figlia di sua sorella Dora, ha cominciato a dare segni di squilibrio mentale, si è offerta di prenderne con sè la bambina, Adriele, che oggi ha otto anni ed è dolcissima. Quando non va a scuola, se la porta con sé al lavoro. È solo per via di Adriele che ha deciso di ristrutturare la casupola dove abitava. Che, adesso, è una simpatica casetta. Dunque noi, giovedì sera, eravamo là, da lei. A parlare delle tentazioni di Gesù. E non si sapeva mica bene cosa dire. Ed è stata Valdeci a rompere il silenzio, dicendo: beh anche noi non sapremmo dire alle pietre di trasformarsi in pane, né oseremmo buttarci giú dal campanile del Rosario, e tanto meno ci metteremmo ad adorare il “capeta” (Dio ce ne scampi e liberi!), per conquistare un po’ di mondo e qualche sua ricchezza. Vuol dire che se noi non riusciamo ad essere come Dio (beh, un certo Dio!), Dio ha scelto di essere come noi. E noi si è perciò in buona compagnia. Anche stasera qui, a casa di dona Balbina (che non va mai in chiesa, ma che, ad Adriele, ha dato una casa e una mamma, che sembra più una nonna. Ma questo l’aggiungiamo noi!). Amen, Valdeci, amen!

I testi che la liturgia di questa 1ª Domenica di Quaresima propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro di Gen 2,7-9; 3,1-7; Salmo 51; Lettera ai 5,12-19; Vangelo di Matteo, cap. 4, 1-11.

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le Chiese e comunità cristiane.

Oggi il calendario ci porta la memoria di Scolastica, monaca e contemplativa.

2095307570.GIFScolastica era nata, come il più celebre fratello, Benedetto, a Norcia nel 480 circa e si consacrò giovanissima al Signore. Più tardi, quando il fratello già viveva a Montecassino con i suoi monaci, scelse di fare vita comune in un altro monastero della zona con un piccolo gruppo di donne consacrate. Di lei conosciamo solo le circostanze che precedettero la morte, avvenuta nel 543, per il racconto che ne fece Gregorio Magno (540-604) nei suoi Dialoghi. Racconta l’antico discepolo di Benedetto che Scolastica si recava una volta all’anno a far visita al fratello ed anche quella volta non era mancata all’appuntamento, rimanendo a parlare con lui per tutta la giornata, fin dopo cena. Ed essendosi fatto tardi, la donna lo implorò che non la lasciasse, ma che piuttosto si fermasse con lei tutta la notte per continuare a parlare delle cose sante di Dio. Benedetto, però, che era severo quanto basta, rifiutò di accontentarla. Allora Scolastica che era amica di Dio, certo un po’ di più dell’accigliato fratellino, si rivolse direttamente a Colui che non sa dire di no, tanto meno alle lacrime di una donna, sua sposa per giunta. E Lui, com’era prevedibile, per tutta risposta, scatenò un uragano che la metà bastava e la santa, rivolta a Benedetto: Va pure, fratello mio, torna al monastero! E quello di rimando: Briccona di una sorella che sei. E restarono così tutta notte. E poi si congedarono. E lei, tre giorni dopo, morì.

Buona Quaresima agli amici e amiche di Milano, che arrivano solo oggi all’appuntamento, per via del prolungarsi del carnevale ambrosiano. Noi stamattina si è ritornati alla Chácara di recupero, aperta alla visita di parenti e amici. João ha terminato il suo tempo ed ora affronta per la seconda volta la sfida del mondo, là fuori. Anselmo, invece, il suo tempo, quasi non l’ha cominciato, ed ha scelto di andarsene. Nonostante le lacrime di sua madre. Li mettiamo nelle vostre preghiere. E ci congediamo qui, offrendovi in lettura un brano dell’omelia che sul Vangelo di oggi Mons. Oscar A. Romero, pronunciò il 12 febbraio 1978. È il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
I commentatori dicono che san Matteo scrisse questa pagina guardando soprattutto al senso simbolico per la Chiesa di Cristo lungo i secoli. Non sarebbe dunque tanto la persona divina di Cristo a essere stata tentata in una forma così sfacciata dal demonio, quanto piuttosto il prolungamento di Cristo nella storia che è la Chiesa; lei, sì, soffre queste tentazioni; e vescovi, sacerdoti, religiosi, istituzioni cattoliche, ci tocca sopportare queste terribili tentazioni del potere; vogliamo convertire la nostra missione messianica di salvezza nell’umiltà, nell’austerità e nel sacrificio, ma la vogliamo sostenere attraverso il potere, il denaro, il benessere. Quante volte la povera Chiesa è caduta in queste tentazioni! È da esse che vogliamo salvare la Chiesa autentica, affinché non faccia consistere il suo prestigio nell’essere applaudita, nel trovare sostegno nei facili trionfi. Vogliamo un cristianesimo che davvero si appoggi come Cristo sulla parola di Dio; che non tradisca, per quanto gli offrano vantaggi, la verità della parola divina; che sappia sopportare la sua fame, la sua debolezza, il suo nascondimento, senza considerarli un fallimento, ma come speranza di giorni migliori. E già viviamo questi giorni, quando ci appoggiamo su Cristo, nella misura in cui facciamo consistere la nostra fede nella parola di Dio, e il nostro potere non nel fare miracoli o nel cercar sostegno in trionfalismi e spettacolarità, ma nel semplice compimento del dovere, nella fede semplice nella parola di Dio. Questa è la redenzione che Cristo ci offre! (Mons. Oscar Arnulfo Romero, Homilia del primer Domingo de Cuaresma).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 10 Febbraio 2008ultima modifica: 2008-02-10T23:40:00+01:00da fraternidade
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