Giorno per giorno – 09 Febbraio 2008

Carissimi,
che tipo di Quaresima ci apprestiamo a vivere, lo potremo sapere ogni giorno, confrontandoci, per esempio, seriamente con le letture che la liturgia ci propone. Che comunque essa non si possa risolvere in un cammino e in un atteggiamente intimista e solo spirituale ce lo mette quasi brutalmente davanti la profezia di Isaia che ci è dato di ascoltare oggi. Che, per chi ha il callo alla pratica religiosa, potrebbe scivolare via senza scalfirci neppure un po’: “Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se offrirai il pane all’affamato, se sazierai chi è digiuno, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua oscurità sarà come il meriggio” (Is 58, 9-10). È questo che interessa al Signore, anche e soprattutto in un mondo globalizzato come il nostro, dove il problema dell’oppressione e della fame domina come mai prima d’ora. Di quali strumenti concreti ci doteremo, quali scelte compiremo per rispondere a questo appello di Dio? “Dopo ciò, Gesù uscì e vide un pubblicano di nome Levi seduto al banco delle imposte, e gli disse: Seguimi! Egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì” (Lc 5, 27-28). Tutti ci s’ha o ci s’ha avuto il nostro banchetto, che ci ha dato di che vivere, sicurezze e motivazioni (economiche, ideologiche, politiche, persino religiose) di basso o di dubbio profilo (senza che, necessariamente, lo sospettassimo), con cui tirare avanti. Ora Lui è qui (o forse è stato qui qualche tempo fa) e ci chiede (o ci ha chiesto) di mollare tutto, per fidarci solo della sua parola. Sapendo che la sua parola non è la musica di una sirena o di un pifferaio qualunque (meno che meno, dato che lì da voi si è già in campagna elettorale, quella del pifferaio di Arcore e dei suoi astuti compari), ma è qualcosa che cambia in primo luogo la nostra vita e solo in seconda battuta motiva e determina le nostre scelte. Diversamente ci sarebbe da diffidare. L’incontro con Gesù, se e quando avviene, impedisce che restiamo incollati ai nostri scranni, ci fa cogliere nel suo sguardo la condizione in cui giace l’umanità e ci trascina nel progetto di liberazione del Padre. Come pregava Dietrich Bonhoeffer nella sua prigionia: “Signore Gesù Cristo, tu fosti povero e misero, prigioniero e abbandonato come me. Tu conosci tutta l’infelicità degli uomini; tu rimani accanto a me, quando nessun uomo mi rimane accanto, tu non mi dimentichi e mi cerchi, tu vuoi che io ti riconosca e mi volga a te. Signore, odo il tuo richiamo e lo seguo, aiutami”. Quaresima, dunque. Quaranta giorni che (lo scrivevamo stamattina ad un’amica) sono come il minuto di concentrazione dell’atleta prima di spiccare il salto. E il salto è lasciarsi afferrare da Lui, l’Amore crocifisso (ed è da dire sotto voce, per il pudore a cui le parole grosse devono indurre). Noi non lo capiremo mai fino in fondo e verrebbe voglia di disperarsi. Eppurre il bello sta proprio in questo, che lo si capirà solo alla fine, perché se lo capissimo prima ne moriremmo. Capirlo alla fine invece sarà il paradiso.

I testi che la liturgia propone oggi alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Isaia, cap.58, 9-14; Salmo 86; Vangelo di Luca, cap.5, 27-32.

La preghiera del sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

Beh, dato che il sole del Sabato è già tramontato da un pezzo, è ora di dirvi Buona Domenica e di congedarci da voi. Lo facciamo offrendovi in lettura un brano del teologo Gustavo Gutiérrez, apparso in Il Regno-attualità, n.10/97. Che è per oggi il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Nel mondo della rivoluzione tecnologica e dell’informatica, della globalizzazione dell’economia, del neoliberismo e del cosiddetto postmoderno c’è spazio per quelli che oggi sono i poveri ed emarginati e cercano di liberarsi da una condizione inumana che calpesta la dignità connessa col fatto di essere persone e figli di Dio? Che ruolo giocano il Vangelo e la fede dei poveri in un tempo che si presenta allergico alle certezze e alla solidarietà umana? Che cosa significa oggi essere a favore dell’opzione preferenziale per i poveri come forma di cammino verso una liberazione integrale? Questo complesso di fatti porta a una configurazione dell’umanità chiaramente distinta in due settori, e uno dei due è rappresentato da coloro che abbiamo visto essere gli ‘esclusi’ per eccellenza. Si tratta di un settore sempre meno rilevante per il funzionamento dell’economia mondiale e della società che viene affermandosi sempre di più. È dunque questa la ragione per cui, da molti anni ormai, noi parliamo dei poveri come degli ‘insignificanti’, nella misura in cui la loro dignità umana e la loro condizione di figli e figlie di Dio non è riconosciuta dalla società contemporanea. Termine che ci consentiva, oltre tutto, di richiamare un fatto decisivo, ossia che per colui che crede nel Dio che non fa preferenza di persone, nessuno può essee insignificante. […] Giovanni Paolo II trae allora gravi e impressionanti conseguenze per le nazioni ricche: “Alla luce delle parole di Cristo (cf Mt 25, 31-46) questo sud povero giudicherà il nord ricco. E i popoli poveri e le nazioni povere – poveri in vari modi, non solo per mancanza di cibo, ma anche per mancanza di libertà e altri diritti umani – giudicheranno quei popoli che portano via loro questi beni, arrogandosi il monopolio imperialistico dell’economia e della supremazia politica alle spese degli altri” (Discorso all’aeroporto di Namao, 17.9.1984). (Gustavo Gutiérrez, Un nuovo tempo della teologia della liberazione).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 09 Febbraio 2008ultima modifica: 2008-02-09T23:38:00+01:00da fraternidade
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