Giorno per giorno – 05 Febbraio 2008

Carissimi,
“Figlia, la tua fede ti ha salvata?” (Mc5,34). Ma lei, la donna, forse neppure sapeva cosa sia la fede. Sapere, sanno, quando sanno, gli uomini, perché loro non sentono, e allora devono imparare le cose sui libri. E quasi mai c’azzeccano. Le donne, invece, sentono. E i libri sono, allora, perdita di tempo. Persino la Bibbia, perché, la Bibbia, loro ce l’hanno in corpo. La Bibbia, infatti, è Dio che dà la vita. E vaglielo a spiegare tu, uomo, cosa significa Dio, o dare la vita. La donna non potrebbe che riderti dietro. O, anche solo, sorridere. È per questo che le donne non hanno bisogno di leggersi la Bibbia, e neppure di pregare, perché loro sono la preghiera sempre gravida del mondo e della creazione. Ancora oggi, se e quando vanno in sinagoga, ci vanno per hobby. Spesso se ne restano nascoste dietro le tende tirate, nello spazio loro riservato, a chiacchierare del più o del meno, salvo affacciarsi ogni tanto a curiosare sugli uomini che si sforzano come possono di pregare. E qualche volta recitano soltanto. Cos’era dunque la fede per quella donna, malata da sempre, da sempre segregata, impura, che è come dire, infelice, proprio perché segregata? La fede è stata la decisione di sfidare se stessa, la sua malattia, la sua emarginazione, la folla, i preti, il loro diritto canonico, di più, la stessa legge di Dio, per raggiungere quell’uomo che dicevano rappresentarLo. E metterlo con le spalle al muro. Se tu sei da Dio, dovrai rivelarti diverso da come ce lo rappresentano queste sciocche religioni del mondo. Persino quella che nascerà da te. E infatti. Infatti Lui definisce fede, e fede-che-salva, quella sfida, quella violazione delle convenzioni e delle leggi, che marchiano, segnano a dito, separano, emarginano. Impedendo che la vita, e la comunione che ne è la condizione, fluisca. Fede è dunque il coraggio della donna che si apre all’azione dell’energia di Dio. Fede è stasera il volto segnato di Marcilene, la bocca serrata di Maria José, lo sguardo sofferente di dona Nady, quello preoccupato di Maria Ferreira, il sorriso nonostante tutto di dona Joana, gli occhi luminosi di Lazara. Con le storie dolorose che ognuna di esse carica. Come a dirGli, una volta di più: noi siamo qui, ostinatamente presenti, e Tu dovrai rivelarti diverso da come ti dipingono. Tu, come noi, tu, fonte di vita. E solo questo. La fede delle donne.

Il nostro calendario ricorda oggi le figure di Pedro Arrupe, gesuita, profeta di una Chiesa al servizio degli ultimi e degli esclusi, e di Andrea Santoro, testimone del dialogo interreligioso e martire in Turchia.

753964691.jpgPedro Arrupe era nato a Bilbao, nel Paese Basco, il 14 Novembre 1907. A diciannove anni, interruppe gli studi di medicina all’Università di Madrid per entrare nella Compagnia di Gesù. Ordinato sacerdote il 30 luglio 1936 in Olanda, si recò negli Stati Uniti per concludere gli studi di teologia e nel 1938 fu inviato in Giappone, dove restò per ventisette anni. Rettore del noviziato di Nagatsuka, alla periferia di Hiroshima, fu testimone dell’esplosione atomica, il 6 agosto 1945. Fu provinciale della provincia nipponica dal 1958 fino al 22 maggio 1965, quando fu eletto generale della Compagnia di Gesù, potendo così partecipare ai lavori conclusivi del Concilio Vaticano II. Dal 1967 fu, per cinque mandati consecutivi, Presidente dell’Unione dei Superiori Generali degli ordini religiosi. Venne anche nominato membro della Sacra Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e del Consiglio Generale della Commissione per l’America Latina. La riflessione che svolse aiutò in maniera determinante i gesuiti a capire la loro missione come un servizio alla fede che esige la lotta per la giustizia. I suoi innumerevoli viaggi gli permisero di rendersi conto che una delle ragioni dell’incredulità contemporanea è rintracciabile nello scandalo dell’ingiustizia sociale, davvero eclatante in numerosi paesi del Sud del mondo. Le incomprensioni di cui fu ripetutamente vittima negli ultimi tempi del pontificato di Paolo VI e all’inizio di quello di Giovanni Paolo II, a causa dell’impulso nuovo e del rinnovamento coraggioso impressi alla maniera d’essere dell’Ordine, lo portarono, nel maggio del 1980, alla decisione di dimettersi, ma il papa gli chiese di soprassedere. Dopo un’emorragia cerebrale che lo aveva colpito il 7 agosto 1981, costringendolo all’inattività, il 3 settembre 1983, la 33ª Congregazione Generale della Compagnia ne accolse le dimissioni. Padre Arrupe morì a Roma il 5 febbraio 1991.

985949187.jpgAndrea Santoro era nato il 9 settembre 1945 a Priverno in provincia di Latina, terzo figlio di una famiglia umilissima. Entrato in seminario giovanissimo, fu ordinato sacerdote il 18 ottobre 1970. Svolse la sua attività pastorale nei quartieri popolari della periferia di Roma, conosciuto per la sua passione e dedizione ai poveri e per la sua vita povera. Dopo due soggiorni di studio in Medio Oriente, dove ebbe modo di approfondire la spiritualità del piccolo fratello universale, Charles de Foucauld, nell’anno 2000, chiese ed ottenne dalla sua diocesi di essere inviato in Turchia come sacerdote “fidei donum”. Visse dapprima a Şanlıurfa (l’antica Edessa) e poi, dal 2003, a Trabzon (Trebisonda), dove venne coltivando l’amicizia con la gente del posto. Di cui, anche con l’aiuto della lingua turca, appresa a fatica, si sforzò di capire il mondo, la cultura e la fede. Non mancando di far conoscere, a chi lo desiderasse, la sua. Mantenne vive le relazioni con la chiesa d’origine, trasmettendo ad essa i frutti della sua singolare esperienza e contribuendo così a favorire concretamente il dialogo interreligioso. Il 5 febbraio 2006, mentre pregava nella chiesa di Trabzon, dopo aver celebrato l’Eucaristia domenicale, venne ucciso con due colpi di pistola. Per il delitto fu processato e condannato un giovane diciassettenne.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
2° Libro di Samuele, cap. 18,9-10.14.24-25.30;19,1-4; Salmo 86; Vangelo di Marco, cap. 5,21-43.

La preghiera del martedì è in comunione comn le religioni tradizionali africane.

Lo scorso mese di gennaio è stato eletto il nuovo Preposito generale della Compagnia di Gesù, padre Adolfo Nicolas. Dicono abbia molte cose in comune con padre Pedro Arrupe. Così, nel congedarci, scegliamo di proporvi un brano della prima omelia, pronunciata dopo l’elezione. È per oggi il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Isaia ci dice: servire dà piacere a Dio. E’ servire che conta. Servire la Chiesa, servire il mondo, servire gli uomini, servire il Vangelo. Anche Ignazio ci ha detto, come riassunto della nostra vita: “In tutto amare e servire”. E Benedetto XVI ci ha detto che Dio è amore, ci ha ricordato l’essenza del Vangelo. Subito dopo, Isaia ci dice dove sta la forza del servitore. E dice: la forza del servitore è soltanto Dio. Noi non abbiamo nessun’altra forza: né le forze esterne della politica o del denaro o degli strumenti di comunicazione sociale, né la forza interna della ricerca culturale, dello studio, dei titoli accademici. Soltanto Dio, come i poveri. […] Poi il Profeta continua, e ci parla di salvezza. Il nostro messaggio è un messaggio di salvezza. E poi continua ancora – e questo è il punto che oggi mi ha colpito di più -: il nostro Dio, la nostra fede, il nostro messaggio, la nostra salvezza sono così grandi, che non si possono mettere in un contenitore, in un paese, in un gruppo, in una comunità, nemmeno in una comunità religiosa. Queste sono notizie di salvezza per tutte le nazioni. E’ un messaggio universale, perché il messaggio stesso è grande. E’ un messaggio che non si può ridurre a null’altro. Qui oggi abbiamo rappresentate tutte le nazioni. Tutte. Tutto il mondo è rappresentato qui. Ma forse le nazioni continuano ancora ad aprirsi. Io mi interrogavo su quali sono oggi per noi le nazioni, perché qui abbiamo tutte le nazioni geografiche, ma forse ci sono altre nazioni, altre comunità, non geografiche ma umane, comunità umane che chiedono il nostro aiuto. I poveri, gli emarginati, gli esclusi; in questo mondo della globalizzazione aumentano coloro che sono esclusi da tutto. Tutti coloro che vengono diminuiti, perché la società ha posto per i grandi ma non per i piccoli; tutti coloro che si trovano in situazioni di svantaggio, sono manipolati; tutti questi sono forse per noi le nuove nazioni, le nazioni che hanno bisogno del Profeta, del messaggio di Dio che è per tutti. (P. Adolfo Nicolas, Omelia del 20 gennaio 2008).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 05 Febbraio 2008ultima modifica: 2008-02-05T23:15:00+01:00da fraternidade
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