Giorno per giorno – 04 Febbraio 2008

Carissimi,
“Comungar é a vida partilhar”. Comunicarsi è condividere la vita, recita un canto di comunione, che è un po’ il manifesto delle nostre comunità. E che continua così: “Comunicarsi è condividere la forza, è il lavoro fatto comunitariamente. Comunione è vita al servizio del Regno della pace in via di costruzione. È partecipare alla festa, a quello che resta, è unire le mani. Riuniti intorno alla mensa, condividere la ricchezza dell’abbraccio e del pane. Comunicarsi è essere solidale con la lotta decisa in favore del Paese. È procedere con i disoccupati, i senza terra, gli immigrati, è stendere la mano. È unirsi a chi sta lottando, marciando là davanti, per anticipare l’ora. Ricreando ciò che è stato distrutto, la giustizia, il diritto, rifacendo la storia. Comunicarsi è affrettare il passo, unire le braccia, intraprendere un viaggio. È cantare, suonare il tamburo, vincere il dolore, vibrare di gioia. È condividere la felicità, il calore dell’amicizia, l’incontro, il piacere. È cercar sempre una motivazione forte, un fiore, un amore che faccia rivivere”. “Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!” (Mc 5, 7). Sì, davvero, le molteplici forze e manifestazioni del male (una Legione, dice il Vangelo) non hanno davvero nulla in comune con il significato di Gesù. Da quelle che si esprimono a livello economico, politico, sociale, fino a quelle che raggiungono l’ambito delle famiglie, s’insinuano nella vita personale, nella sfera degli affetti, nel nostro corpo, nella nostra psiche. Dove la vita è luogo di tormento, oppressione, sfruttamento, umiliazione, emarginazione, malattia, sofferenza, morte, lì possiamo riconoscere il terreno di manovra dell’Avversario. Ma anche, e proprio per questo, il luogo in cui siamo continuamente sfidati ad essere presenti per diventare strumenti di condivisione, comunione e cura. Una parentesi. Ci sembra che il periodo che si sta aprendo per voi e che prelude ad una presumibilmente feroce campagna elettorale, riproporrà, certo, con tutte le semplificazioni del caso, lo scontro tra le forze dell’egoismo (e dell’illegalità organizzata a loro beneficio) e quelle della solidarietà diffusa, dell’attenzione alle fasce più fragili e della difesa dei diritti di tutti, rivelatesi finora non sufficientemente attrezzate, determinate, coese e coerenti. I piccoli, piccolissimi interessi di bottega, la spettacolarizzazione della politica e il modello del narcisismo berlusconiano colpiscono, a volte, anche nel centrosinistra. Se si hanno in qualche modo a cuore le sorti del Belpaese, bisognerà forse annotarsi alcuni nomi, per ricordarsene al momento opportuno. E occorrerà altresì, come, nei giorni scorsi, segnalavano l’ormai emerito arcivescovo di Pisa, mons. Plotti, e un laico avvertito come Federico Orlando, fare di tutto per sottrarre la Chiesa all’abbraccio soffocante di teocon e ‘atei devoti’ alla Giuliano Ferrara (e alla Sarkozy) che, per difendere se stessi, i propri interessi e posizioni, non esitano a fare mercato della fede, riducendola a strumento di potere. Chiusa la parentesi.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
2° Libro di Samuele, cap. 15,13-14.30; 16,5-13; Salmo 3; Vangelo di Marco, cap. 5,1-20.

La preghiera di questo lunedì è in comunione con le comunità del sangha buddhista.

“Gli spiriti immondi uscirono ed entrarono nei porci e il branco si precipitò dal burrone nel mare; erano circa duemila e affogarono uno dopo l’altro nel mare. I mandriani allora fuggirono, portarono la notizia in città e nella campagna e la gente si mosse a vedere che cosa fosse accaduto. Giunti che furono da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto tutto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio” (Mc 5, 13-17). Certo, recuperare un uomo alla convivenza civile, allo spazio della comunione solidale, fargli conoscere la salvezza, restituirgli il suo diritto alla felicità, ha un prezzo, implica una qualche rinuncia. Nel caso dell’uomo del Vangelo, il costo è stato di duemila maiali. Che rappresentavano ovviamente un “bene” agli occhi dei loro proprietari. A quali e quanti dei nostri “beni”, in termini materiali, economici, sociali, ideologici, religiosi e altro ancora, siamo noi disposti a rinunciare, per affermare una società senza più esclusione? Non quanti sbandierano un cristianesimo di facciata, che in fondo se la ridono del Vangelo, ma noi, che diciamo di crederci e ci confrontiamo con esso tutti i giorni o quasi?

Per oggi, ci fermiamo qui. E, congedandoci, scegliamo di proporvi il brano di un discorso di Martin Luther King, che prendiamo dal libro “Il sogno della non violenza” (Feltrinelli). Un brano che vorremmo caratterizzasse questi vostri (e non solo vostri) prossimi mesi e ogni tempo avvenire. È il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Il progresso umano non è né automatico né inevitabile. Persino uno sguardo superficiale alla storia rivela come nessun avanzamento sociale proceda sulle ruote dell’inevitabilità. Ogni passo per ottenere giustizia richiede sacrificio, sofferenza e lotta; l’applicazione instancabile e la partecipazione appassionata di individui impegnati. Senza uno sforzo costante, il tempo stesso diventa un alleato delle forze ribelli e primitive dell’emotività irrazionale e della devastazione sociale. Non è più tempo di apatia o compiacimento. Questo è il tempo per un’azione vigorosa e positiva. (Martin Luther King, Il sogno della non violenza).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 04 Febbraio 2008ultima modifica: 2008-02-04T23:49:00+01:00da fraternidade
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