Giorno per giorno – 27 Giugno 2014

Carissimi,
“Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero” (Mt 11, 28-30). Stasera ci dicevano che anche da noi, qua e là, si fa esperienza del “perdersi di vista”, anche tra vicini della porta accanto, sarà anche perché cambiano più spesso di un tempo, e cresce la diffidenza e il sospetto verso i sempre nuovi arrivati, e la televisione o internet sequestrano le persone in casa, o i cellulari, sempre più sofisticati, invadono il tempo libero, o il dialogo tra generazioni si fa impossibile, e il mondo sempre più incomprensibile, o le difficoltà economiche inducono a ripiegarsi nel proprio particolare, e cresce allora il senso di abbandono, la perdita di senso di ciò che si fa, l’angustia e la sofferenza del vivere, acuite in maniera intollerabile, se sopraggiunge qualcosa di inaspettato, un lutto, una malattia, un figlio che finisce in un giro sbagliato. Beh, in maniera diversa, queste cose si sperimentavano anche al tempo di Gesù. In caso contrario, come avrebbe potuto esprimersi come abbiamo udito nel vangelo di oggi? Ora, Gesù non è più fisicamente qui accanto a noi, ma egli ci ha promesso che c’è il suo Spirito, che è la stessa presenza di Dio, il Padre che Lui ci ha rivelato. E “come” ce lo ha rivelato: “mite e umile”. Che, cioè, non pesa né si impone su di noi, ma semplicemente ci accoglie. Dato, poi, che sa che spesso noi non sappiamo più neppure pregare, è egli, lo Spirito, che prega per noi, e prega proprio per ciò che il Padre vuole da sempre concederci: la certezza del suo amore senza ritorno. Comunque si sia e comunque siano coloro che gli raccomandiamo, ciascuno ha un posto esclusivo nel suo cuore e non gli sarà tolto. Questo è il mistero che celebriamo oggi.

La Chiesa cattolica celebra oggi la Festa del Sacro Cuore di Gesù, che, istituita su base locale nel 1765 da Clemente XIII, fu estesa da Pio IX, nel 1856, a tutta la Chiesa. Scrive Karl Rahner nel suo saggio dal titolo “Ecco quel cuore”: “Il termine cuore non significa già amore. Questo centro intimo e corporeo dell’essere umano personale, che confina col mistero assoluto, secondo la sacra Scrittura può essere anche perverso e costituire l’abisso insondabile, nel quale sprofonda il peccatore, che si rifiuta d’amare. Il cuore può restare vuoto di amore e può essere molto periferico ciò che si potrebbe chiamare ancora amore. L’uomo apprende per la prima volta che il più intimo della realtà umana è l’amore […] soltanto quando egli arriva a conoscere il Cuore del Signore. ‘Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini’: questa non è una proposizione analitica derivata dal concetto di cuore, ma la conseguenza sconvolgente della esperienza della storia della salvezza”.

I testi proposti alla nostra riflessione dalla liturgia della Festività odierna sono tratti da:
Libro del Deuteronomio, cap.7, 6-11; Salmo 103; 1ª Lettera di Giovanni, cap.4, 7-16; Vangelo di Matteo, cap.11, 25-30.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli della Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e misericordioso.

Oggi è memoria di un martire piccolo, oscuro, di quelli che, forse, non entreranno mai nei martirologi ufficiali della Chiesa: Juan Pablo Rodriguez Ran, pastore che diede la vita per il suo gregge.

Juan Pablo era un prete indigeno, parroco nella chiesa di S. Domenico, a Cobán (Guatemala). La sua predicazione a favore della giustizia e contro l’oppressione della sua gente è considerata “sovversiva” dall’esercito e dalla polizia e il prete è più volte avvertito che conviene “smetterla di sollevare il popolo” perché gli squadroni della morte lo stanno cercando. Di queste minacce sono al corrente anche gli altri preti della parrocchia e perfino il suo arcivescovo, che lo consiglia di mettersi calmo e tranquillo. Ma come restare calmi e tranquilli davanti alla sofferenza di tutto un popolo? La morte lo coglierà significativamente, al termine di un’Eucaristia, mentre torna in canonica. “Persone in uniforme militare” trasportate da un camion verde oliva (come gli automezzi dell’esercito) con la targa coperta, gli sparano per strada, uccidendolo brutalmente. Era il 27 giugno 1982.

Oggi, Giulia, una nostra piccola, coraggiosa amica, è entrata in ospedale, a Bologna, dove lunedì sarà sottoposta ad una difficile operazione. La portiamo nella nostra preghiera e la mettiamo nella vostra, con la certezza che, come si dice qui, il buon Dio guiderà le mani dei chirurghi, e che questa stagione di sofferenza finirà presto e nel migliore dei modi.

Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura un brano di Anthony de Mello, tratto dal suo libro “Sàdhana. Un cammino verso Dio” (Edizioni paoline). Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Un altro modo ancora per esporvi all’amore di Cristo per voi. L’ho imparato da un pastore evangelico che pareva avere il dono di mediare l’esperienza di Gesù Cristo, il Signore risorto, per coloro che desideravano contattare Cristo. Per quanto posso ricordare le parole del pastore, il suo metodo era all’incirca questo. Qualcuno andava da lui e gli chiedeva: “Desidero mettermi in contatto col Signore risorto”. Il pastore lo conduceva in un angolo tranquillo, entrambi chiudevano gli occhi e chinavano il capo in preghiera. Poi il pastore gli diceva più o meno così: “Ascolta bene quel che ti dico: Gesù Cristo, il Signore risorto, è presente qui con noi, in questo momento. Tu lo credi?”. Dopo una pausa l’uomo diceva: “Sì, lo credo”. “Ora desidero che tu prenda in considerazione una realtà ancora più difficile da credere. Gesù Cristo ti ama e ti accetta così come sei… Non occorre che tu cambi per ottenere il suo amore. Non occorre che tu divenga migliore o che smetta di peccare. Ovviamente lui desidera che tu migliori e che tu smetta di peccare. Ma non devi far questo come condizione per avere da lui amore e accoglienza: questo lo hai già, da ora, così come sei, anche prima che tu decida se cambiare o no. Lo credi questo?… Prenditi il tempo necessario… Poi decidi se ci credi o no”. Dopo aver riflettuto, l’uomo risponde: “Sì, io credo anche questo”. “Bene, allora” diceva il pastore “di’ qualcosa a Gesù, dillo ad alta voce”. L’uomo comincia a parlare al Signore… e non passa molto tempo che prende le mani del pastore e dice: “Ora capisco esattamente cosa vuoi dire quando parli di sperimentare. Lui è qui. Posso percepire la sua presenza!”. Immaginazione bizzarra? Speciale carisma dato al nostro devoto pastore? Può darsi. Il fatto è che, sia o meno adeguato questo metodo per mettere qualcuno in contatto col Signore risorto, la dottrina su cui si basa è certamente sana e il suo metodo può condurre senz’altro a che una persona percepisca i tesori infiniti dell’amore di Cristo. Provatelo per conto vostro: Richiamate la presenza del Signore risorto con voi… Ditegli che voi credete che lui è veramente presente, qui con voi. Riflettete sul fatto che vi ama e che vi accetta così come siete… Prendetevi tutto il tempo necessario per sentire il suo incondizionato amore per voi mentre vi guarda con amore e umilmente. Parlategli… oppure amatelo in silenzio, comunicate con lui al di là delle parole. (Anthony de Mello, Sàdhana. Un cammino verso Dio).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 27 Giugno 2014ultima modifica: 2014-06-27T22:56:58+02:00da fraternidade
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