Giorno per giorno – 29 Aprile 2022

Carissimi,
“Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?” (Gv 6, 5). Stamattina, ci dicevamo che questa è la domanda che Gesù pone di continuo alla sua Chiesa, convocata intorno alla mensa eucaristica, a cui il vangelo di oggi, ancor più nel presente contesto pasquale, intende alludere. Questo per evitare che si fugga troppo facilmente, come capita, in una dimensione spiritualistica o devozionale. Prima di tutto, dunque, l’attenzione alla fame (e alle fami) del mondo (compreso quello di casa), ai suoi molteplici bisogni, la cui soddisfazione ne compie le attese e il desiderio di vita. Poi, la consapevolezza del fatto che la Chiesa non ha a disposizione gli strumenti per soddisfarli se non episodicamente, ha però ricevuto in dono una Parola, che è la persona di Gesù, che si rivela come il Pane vero, in grado di farlo. Non per una sorta di magia, ma come alimento che nutre le sue attitudini in noi. Il ragazzino che mette a disposizione i cinque pani d’orzo e i due pesciolini, il tutto che aveva, è insieme immagine del dono che Gesù farà di sé, come anche del contributo che noi, suoi discepoli, siamo chiamati a dare, rinunciando a ciò che è nostro, per saziare la fame delle moltitudini. Che, prodigiosamente, non è per noi perduto, ma ritrovato nella forma della condivisione. La quale è così il vero significato del Pane che è Gesù e, con lui, ogni uomo e donna, riscattati alla vita di figli e figlie, dopo aver abiurato all’economia di rapina, imposta dal Sistema del dominio.

Oggi è memoria di Caterina da Siena, contemplativa e messaggera di pace.

Caterina era nata a Siena il 25 marzo 1347, penultima dei venticinque figli di Jacopo Benincasa e di Monna Lapa Piangenti. A sei anni ebbe la prima visione e a sette emise il voto di verginità. Nonostante la prosperità della famiglia, i genitori non la fecero studiare: è fatica inutile e spreco di denaro, un buon matrimonio, precoce quanto lo consentono i tempi, porterà vantaggio a tutti. Così, quando la ragazza compì dodici anni, tutto era già pronto per le nozze. Ma, lei deve aver detto: Avete mica capito. Io sono già sposata. E si rifiutò. E in casa presero a trattarla come una serva. Lei, però, aveva un Complice e con Lui si costruì una cella segreta, dove ritirarsi di tanto in tanto, nei momenti liberi dalle sfacchinate quotidiane. E, alla fine, l’ebbe vinta. A quel punto, tutti pensavano si sarebbe fatta monaca. Avete mica capito, deve aver detto: “ La mia cella non sarà fatta di pietre o di legno, ma di auto-conoscenza”. E, sulle prime, neppure lei deve aver compreso bene cosa significasse. Ma il suo Complice si prese più tardi la briga di spiegarglielo: “Sappi, figlia mia, che io sono Colui che è, e tu sei quella che non è”. Questa è auto-conoscenza. E le parve tutto meraviglioso. Seguirono tre anni duri come pochi, con aridità, dubbi, visioni demoniache, e quant’altro. Ma finirono e quando il Complice riapparve, lei gli fece: Dove te ne stavi rintanato in tutto questo tempo? E Lui, pronto: Nel tuo cuore, sciocchina. Cominciò per lei un tempo di attività vulcanica. Adottò la regola di vita delle terziarie domenicane. A casa sua cominciarono a ritrovarsi uomini e donne desiderosi di impegnarsi, fare qualcosa. I tempi, infatti non erano uno scherzo. Li chiameranno i Caterinati, che presero a chiamarla mamma. E lei dettava loro le sue istruzioni, moltiplicando poi le sue attività di apostolato caritativo e politico: assistenza ai poveri, ammalati e carcerati, diffusione della parola di Dio e riappacificazione fra famiglie, città e stati rivali. Richiamava con severità gli uomini politici del suo tempo: “Nessuno Stato si può conservare nella legge civile in stato di grazia senza la santa giustizia”. Cercò di porre pace anche nella Chiesa, dilaniata dallo scisma d’Occidente. E, proprio durante questa missione, a Roma, Caterina si ammalò e morì, a soli 33 anni, il 29 aprile 1380.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.5, 34-42; Salmo 27; Vangelo di Giovanni, cap.6, 1-15.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli dell’Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e misericordioso.

È tutto. Noi ci si congeda, offrendovi in lettura una lettera di Caterina da Siena, destinata a tal Bartolomea, moglie di Salviato da Lucca. Ed è questa, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Carissima sorella in Gesù. Io, Caterina, serva dei servi di Gesù, ti scrivo nel suo sangue prezioso, desiderosa che ti alimenti dell’amore di Dio e ti nutri di esso, come al seno di una dolce madre. Nessuno, infatti, può vivere senza questo latte! Chi possiede l’amore di Dio, vi trova tanta gioia che ogni amarezza gli si trasforma in dolcezza, e ogni gran peso gli si fa leggero. Non c’è da stupirsene, perché, vivendo nella carità, si vive in Dio: “Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui”. Vivendo in Dio, dunque, non si può avere alcuna amarezza, perché Dio è delizia, dolcezza e gioia infinita! È questa la ragione per cui gli amici di Dio sono sempre felici! Anche se malati, indigenti, afflitti, tribolati, perseguitati, noi siamo nella gioia. Quand’anche tutte le lingue maldicenti ci mettessero in cattiva luce, non ce ne cureremmo, ma di ogni cosa ci rallegriamo e gioiamo, perché viviamo in Dio, nostro riposo, e gustiamo il latte del suo amore. Come il bambino attira a sé il latte dal seno della madre, così noi, innamorati di Dio, attingiamo l’amore da Gesù crocifisso, seguendo sempre le sue orme e camminando insieme a lui per la via delle umiliazioni, delle pene e delle ingiurie. Non cerchiamo la gioia se non in Gesù, e fuggiamo ogni gloria che non sia quella della croce. Abbraccia, dunque, Gesù crocifisso, elevando a lui lo sguardo del tuo desiderio! Considera l’infuocato amore per te, che ha portato Gesù a versare sangue da ogni parte del suo corpo! Abbraccia Gesù crocifisso, amante ed amato, e in lui troverai la vita vera, perché è Dio che si è fatto uomo. Arda il tuo cuore e l’anima tua per il fuoco d’amore attinto a Gesù confitto in croce! Devi, poi, divenire amore, guardando l’amore di Dio, che ti ha così tanto amata, non per qualche obbligo che avesse con te, ma per puro dono, spinto soltanto dal suo ineffabile amore. Non avrai altro desiderio che quello di seguire Gesù! Come inebriata dall’Amore, non farai più caso se ti troverai sola o in compagnia: non preoccuparti di tante cose, ma solo di trovare Gesù e andargli dietro! Corri, Bartolomea, e non star più a dormire, perché il tempo corre e non aspetta un solo attimo! Rimani nel dolce amore di Dio. Gesù dolce, Gesù amore. (Caterina da Siena, Lettera n. 165 a Bartolomea, moglie di Salviato da Lucca).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 29 Aprile 2022ultima modifica: 2022-04-29T22:51:46+02:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo