Giorno per giorno – 15 Settembre 2018

Carissimi,
“Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: Donna, ecco il tuo figlio! Poi disse al discepolo: Ecco la tua madre! E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa” (Gv 19, 25-27). Indissolubilmente legata al mistero della croce, celebrato ieri, è la figura della madre di Gesù. Immagine e modello delle tante madri che resistono ai piedi delle molteplici croci, a cui il Sistema del dominio condanna gran parte dei figli di questa nostra umanità. Croci con cui Cristo (e in lui lo stesso Dio) si è voluto solidale. Immagine anche del mistero della Chiesa – alluso nell’affidamento della madre al discepolo amato e di questi alla madre, come sacramento e principio della cura reciproca – che può trovare il suo posto sempre e soltanto presso le croci dei figli, anticipazione dell’umanità nuova in via di risurrezione. Per dircelo, come ce lo dicevamo stasera, durante la Veglia della Pace, nella cappella del monastero, Gesù è per sua scelta il “bandito buono è bandito morto”, come suona lo slogan sinistro del candidato fascista alla Presidenza della Repubblica. Condannato, dunque, da chi si candida al potere politico, dai suoi cappellani di corte (duecento pastori neopentecostali gli hanno dichiarato proprio oggi il loro appoggio), dai suoi intellettuali da strapazzo, e da una consistente moltitudine di benpensanti che si pretendono cristiani, nonché di facinorosi adoratori del culto della forza. Ai piedi di questa Croce (in realtà, miriadi di croci), le Chiese che hanno scelto e scelgono di vivere per riscattare da essa le vittime a vario titolo della storia. Nella convinzione che un giorno, forse, riusciranno a convertire anche i carnefici. E il nostro mondo riscoprirà il valore della fraternità solidale.

Oggi la Chiesa latina celebra la memoria della Beata Maria Vergine Addolorata.

Tale memoria è relativamente recente. Fu infatti Pio X, all’inizio del secolo scorso, che la inserì nel calendario romano in questa data e con questo nome. Essa affonda, comunque, le sue radici in una devozione popolare ai dolori della Vergine che sorse nel Medioevo e che si diffuse nei secoli successivi ad opera soprattutto dei frati Servi di Santa Maria. Ad essi la Sacra Congregazione dei Riti, nel 1668, concesse di celebrare la Messa votiva dei Sette Dolori della Beata Vergine, cui seguì nel 1692 l’autorizzazione a celebrarne la memoria la terza domenica di settembre. Fu Pio VII, nel 1814, ad estenderla a tutta la Chiesa. Pio X ne fissò la data definitiva il 15 settembre, a ridosso della Festa dell’Esaltazione della Croce.

Noi facciamo anche memoria di Don Pino Puglisi, martire della solidarietà con le vittime della mafia; di Arturo Hillerns, medico e martire al servizio dei poveri in Cile; e delle Martiri Battiste di Birmingham, vittime dell’odio razziale negli USA.

Giuseppe Puglisi, nato a Palermo il 15 settembre 1937, era entrato in seminario nel 1953 e fu ordinato presbitero il 2 luglio 1960. Sin dai primi anni della sua attività pastorale, ovunque si trovasse ad operare – nelle parrocchie di borgata, a scuola come professore, all’orfanatrofio come cappellano, in seminario, o nei diversi movimenti ecclesiali che si trovò ad animare – mostrò sempre interesse e passione per le problematiche giovanili e per quelle attinenti alla situazione di degrado e di emarginazione dei quartieri più poveri della città. Nominato nel 1990 parroco al Brancaccio, il quartiere con la più alta densità mafiosa del palermitano, si pose con ancora maggior determinazione l’obiettivo di sottarre i giovani alla strada e alla cultura della mafia e della violenza. Inaugurò a tal fine il centro “Padre Nostro”, che divenne subito un importante punto di riferimento per i giovani e le famiglie del quartiere. All’amore riconoscente della sua gente si aggiunse, com’era purtroppo scontato, l’odio del potere mafioso per l’opera di evangelizzazione e di formazione delle coscienze e per l’impegno preferenziale per gli ultimi che lo caratterizzavano. Quel potere lo uccise il giorno del suo compleanno, il 15 settembre 1993.

Arturo Enrique Hillerns Larrañaga era un medico cileno, nato il 16 dicembre 1943, sposato e padre di un bimbo di quattro mesi, quando, il 15 settembre 1973, alle due di notte, fu sequestrato da venti agenti del Secondo Commissariato di Temuco, nella sua casa a Puerto Saavedra, a 600 chilometri a sud di Santiago, dove era direttore di zona del Servizio Nazionale di Salute. Da studente era stato Presidente diocesano dell’Associazione Universitaria Cattolica (UAC), e organizzava servizi medici per i contadini e gli indigeni delle zone rurali. Di lui una collega di lavoro diceva: “Per Arturo la fede cristiana non era una formula, né un rito, ma un impegno di servizio agli altri, senza limiti” e un altro sosteneva: “Arturo si segnalava per la sua dedizione, la sua capacità di ascolto, per l’affetto e la simpatia che trasmetteva”. Da quella notte, di Arturo non si seppe piu nulla.

La mattina del 15 settembre 1963, fu lanciata una bomba nella Scuola domenicale della Chiesa Battista, situata nella 16ª Strada a Birmingham, Alabama. Quattro bambine caddero vittime di questa brutale atrocità: Denise McNair, di 11 anni, Carole Robertson, Cynthia Wesley e Addie Mae Collins, tutte quattordicenni. Il tragico avvenimento aprì gli occhi al popolo degli Usa sulla realtà del razzismo ancora presente in quel paese.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono propri della memoria di Maria dei Dolori e sono tratti da:
Lettera agli Ebrei, cap.5, 7-9; Salmo 31; Vangelo di Giovanni, cap.19, 25-27.

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

Oggi ricordiamo anche l’anniversario della nascita di Charles de Foucauld, che da tempo rappresenta anche per noi una figura importante di riferimento. Lo viviamo in comunione con tutte le fraternità che dalla sua intuizione hanno avuto origine e che vivono la sua stessa spiritualità di Nazareth, in special modo, Ivo e i fratelli di Spello. E, prendendo spunto da tale ricorrenza, cediamo a fratel Carlo, nel congedarci, la parola, offrendovi in lettura una sua meditazione. La troviamo nel sito di Teologia Spirituale, ed è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
“Amiamo Dio, perché ci ha amati per primo”. La Passione, il Calvario, è una suprema dichiarazione d’amore. Non è per redimerci che tu hai sofferto tanto, Gesù! Il più piccolo dei tuoi atti ha un valore infinito, poiché è l’atto d’un Dio, e sarebbe stato sufficiente, anzi sovrabbondante, per redimere mille mondi, tutti i mondi possibili.È per santificarci, per portarci, per spingerci ad amarti liberamente, poiché l’amore è il mezzo potente per attirare l’amore, poiché amare è il mezzo più potente per farsi amare… e poiché soffrire per chi si ama è il mezzo più invincibile per dimostrare che si ama… e più le sofferenze sono grandi, più la prova è convincente, più l’amore di cui si dà dimostrazione è profondo. Mio Dio, quanto ci ami, tu che per noi hai voluto essere sprofondato in quest’abisso di sofferenze e di disprezzo, tu che in tal modo hai voluto darci tante lezioni, ma innanzitutto, soprattutto, hai voluto dimostrarci il tuo amore, quest’amore inaudito grazie al quale il padre ha dato il suo unico Figlio, e l’ha dato in mezzo a tali sofferenze e tali umiliazioni allo scopo di indurci, con la vista, con la certezza di un sì immenso amore, dimostrato e dichiarato in maniera così toccante e commovente, allo scopo d’indurci con ciò ad amare Dio a nostra volta, ad amare l’Essere così amabile che ci ama tanto. Amiamo Dio, poiché egli ci ha amati per primo. (Charles de Foucauld, Pensieri).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 15 Settembre 2018ultima modifica: 2018-09-15T22:51:41+02:00da fraternidade
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