Giorno per giorno – 23 Febbraio 2018

Carissimi,
“Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna” (Mt 5, 21-22). Si uccide in molti modi, ci dicevamo stasera. Direttamente o, più spesso, su commissione, attraverso i meccanismi del Sistema, su cui sorvoliamo facilmente, con tranquilla indifferenza. E questo, per chi vuole intenderlo, era già compreso nel divieto dell’antica Legge. Ma, a Gesù non basta. C’è da andare oltre la formulazione letterale, scendere in profondità, scandagliare le radici che determinano i comportamenti, verificare in che misura questi e quelle siano fedeli all’immagine che Dio ha disegnato in noi o se segnalino invece che abbiamo dimenticato la comune origine, che fa di noi tutti ugualmente figli di Dio e fratelli tra di noi, portandoci a svalutare e aggredire l’altro, irridendolo (“stupido”, un bullying ante litteram), allontanandolo e emarginandolo (“pazzo”, ma più correttamente “empio”, con connotazione religiosa). Che sono già forme incoative dell’eliminare e dell’uccidere. La quaresima è così il tempo propizio per scrutare la radice del male che esiste in noi e attorno noi e recuperare il senso piú vero della nostra chiamata alla sequela e alla testimonianza. Che poi altro non è che un ritorno alla nostra natura più vera.

Oggi si celebra la memoria di Policarpo di Smirne, pastore e martire.

Policarpo nacque probabilmente nel 69 d.C. da una famiglia benestante di Smirne (nell’attuale Turchia) e secondo lo storico Eusebio “non solo fu educato dagli Apostoli e visse con molti di quelli che avevano visto il Signore; ma fu anche dagli Apostoli stabilito nell’ Asia come vescovo di Smirne”. Questo incarico gli deve essere stato affidato intorno all’anno 100. Durante il suo episcopato, nell’anno 107, accolse a Smirne il vescovo di Antiochia, Ignazio, che veniva portato a Roma per subirvi il martirio. E fu proprio Policarpo a raccogliere, su richiesta dei Filippesi, le lettere di Ignazio, che costituiscono uno dei documenti scritti più antichi della primitiva comunità cristiana. Quando Aniceto divenne papa di Roma, Policarpo si recò a Roma per dirimere con lui il contrasto sulla data di celebrazione della Pasqua, che in oriente si celebra in coincidenza con il 14 del mese ebraico di Nisan e in occidente nella domenica successiva al primo plenilunio di primavera. I due non trovarono un accordo, ma decisero che questo non doveva tradursi in motivo di rottura o separazione. Tornato a Smirne, il vecchio Policarpo, che aveva 86 anni suonati, trovò una situazione pesante nella sua comunità. All’imperatore Antonino il Pio, nonostante il soprannome, non dispiaceva scatenare ogni tanto qualche persecuzione nei confronti dei cristiani. E, in provincia, non mancavano zelanti funzionari per eseguire le direttive imperiali. Poco dopo il suo ritorno in patria, il vecchio vescovo, fu arrestato e portato a palazzo del proconsole Stazio Quadrato, che lo sollecitò ripetutamente a sacrificare agli dèi e a maledire Cristo, per tornare libero. Policarpo gli obiettò: “Sono ottantasei anni che lo servo, e mai mi ha fatto torto. Come posso bestemmiare il mio re e salvatore?”. Rifiutò di difendersi di fronte alla folla, arrampicandosi poi da solo sulla catasta pronta per il rogo. Chiese ed ottenne che non lo inchiodassero, ma le guardie comunque lo legarono. Fu finito con la spada. Era il 23 febbraio 155.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Ezechiele, cap.18, 21-28; Salmo 130; Vangelo di Matteo, cap.5, 20-26.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli dell’Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e ricco di misericordia.

Dal 1964, la Chiesa brasiliana realizza durante la Quaresima, la Campagna della Fraternità, con l’obiettivo di stimolare la solidarietà dei fedeli e dell’insieme della società in relazione ad un qualche problema sociale che presenti carattere di gravità e urgenza, ricercando le possibili soluzioni. La Campagna di quest’anno, che è a carattere ecumenico, dato che conta sull’adesione di altre Chiese cristiane, ha come tema “Fraternità e superamento della violenza”, e come motto: “Voi siete tutti fratelli” (Mt 23, 8). Anche quest’anno, Papa Francesco ha inviato per l’occasione un suo messaggio, ci cui vi proponiamo, nel congedarci, un ampio stralcio, come nostro

PENSIERO DEL GIORNO
In questo tempo quaresimale, mi unisco con piacere alla Chiesa in Brasile per celebrare la campagna “Fraternità e superamento della violenza”, il cui obiettivo è costruire la fraternità, promuovendo la cultura della pace, della riconciliazione e della giustizia, alla luce della Parola di Dio, come cammino di superamento della violenza. In questo modo la Campagna della Fraternità del 2018 ci invita a riconoscere la violenza in tanti ambiti e manifestazioni e, con fiducia, fede e speranza, a superarla attraverso il cammino dell’amore reso visibile in Gesù Crocifisso. “Gesù è venuto per darci la vita in abbondanza” (cf Gv 10, 10). Nella misura in cui Lui è in mezzo a noi, la vita diventa uno spazio di fraternità, di giustizia, di pace, di dignità per tutti. Questo tempo di penitenza, in cui siamo chiamati a vivere la pratica del digiuno, della preghiera e dell’elemosina ci fa percepire che siamo fratelli. Lasciamo che l’amore di Dio diventi visibile tra noi, nelle nostre famiglie, nelle comunità, nella società. “È ora il momento favorevole, è ora il giorno della salvezza” (cf 2 Cor 6, 2; cf Is 49, 8), che ci porta la grazia del perdono ricevuto e offerto. Il perdono delle offese è l’espressione più eloquente dell’amore misericordioso e, per noi cristiani, è un imperativo da cui non possiamo prescindere. Com’è difficile a volte perdonare! E tuttavia il perdono è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per ottenere la serenità del cuore, la pace. Mettere da parte il risentimento, la rabbia, la violenza e la vendetta è la condizione necessaria per vivere come fratelli e sorelle e superare la violenza. Accogliamo, quindi, l’esortazione dell’Apostolo: “non tramonti il sole sopra la vostra ira” (Ef 4, 26). Siamo protagonisti del superamento della violenza divenendo araldi e costruttori della pace! Una pace che è frutto dello sviluppo integrale di tutti, una pace che nasce anche da un nuovo rapporto con tutte le creature. La pace è tessuta nella vita di ogni giorno con pazienza e misericordia, in seno alla famiglia, nella dinamica della comunità, nei rapporti di lavoro, nella relazione con la natura. Sono piccoli gesti di rispetto, di ascolto, di dialogo, di silenzio, di affetto, di accoglienza, di integrazione, che creano spazi dove si respira la fraternità: “Voi siete tutti fratelli” (Mt 23, 8), come sottolinea il motto della Campagna della Fraternità di quest’anno. In Cristo siamo della stessa famiglia, nati dal sangue della croce, nostra salvezza. Le comunità della Chiesa in Brasile annuncino la conversione, il giorno della salvezza per convivere senza violenza. (Papa Francesco, Messaggio per la Campagna di Fraternità 2018 della Chiesa in Brasile).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 23 Febbraio 2018ultima modifica: 2018-02-23T22:36:57+01:00da fraternidade
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