Giorno per giorno – 14 Settembre 2015

Carissimi,
“Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna” (Gv 3, 13-15). La vita eterna è essere entrati nella logica di Dio. Essere rimasti contagiati dal suo movimento discendente con cui, come ci lascia intendere l’inno cristologico della Lettera ai Filippesi (Fil 2, 6-11), attraverso la persona del Figlio, lascia la sua casa, la sua sicurezza, la sua identità, per farsi incessantemente dono a noi, a ciascuno di noi e a noi tutti insieme, nella forma dell’ultimo di noi. Per farci vivere al massimo delle nostre possibilità, che è poi il vivere come Lui. Dono, appunto, solo dono, capace di convertire e di smuovere, se solo ci si dà il tempo di riservargli uno sguardo, già dentro le nostre famiglie, comunità, società, chi è ancora convinto che tutto si decida nella figura e nella misura del potere acquisito e conservato ad ogni prezzo. Se e quando questo accade, cominciano a cambiare le relazioni famigliari, comunitarie, sociali, anche le più usurate e, almeno in apparenza, irrimediabilmente compromesse. E il vangelo di Gesù diventa realtà concreta, gioiosa anticipazione e testimonianza di uno stare diverso nel mondo, che è ciò che chiamiamo Regno di Dio. Esaltazione della Croce, che è il nome della festa di oggi, è ciò che celebriamo ogni domenica nell’Eucaristia, la gioia di sentirci amati gratuitamente e la volontà di condividere quell’amore con tutti, senza porre limiti o condizioni, contro ogni forza rabbiosa che vi si opponga, ogni tentazione di desistenza che insorga, ogni sterile tristezza o velenoso risentimento che ci portino a rinchiuderci in noi stessi. Per contribuire, niente meno, che a salvare il mondo. Beh, almeno quel pezzetto che è intorno a noi. Come Noè, con l’arca.

Oggi, celebriamo la festa dell’Esaltazione (o dell’Allegria) della Croce.

Un’antica tradizione vuole che, durante il regno di Costantino, sua madre, Elena, si sia recata in Palestina a cercare i luoghi più significativi della nostra fede. Avendo localizzato, uno vicino all’altro, quelli che ritenne essere i luoghi della crocifissione e sepoltura di Gesù (localizzazione che gli archeologi moderni ritengono verosimigliante), costruì lì la Basilica del Santo Sepolcro, che fu consacrata il 14 settembre dell’anno 335. La coincidenza con i giorni in cui gli ebrei celebravano la festa di “Simchat Torah” (la “Gioia della Torah”), che commemorava il dono della Legge, ne fece in qualche modo il suo corrispondente cristiano, la festa gioiosa per il dono della nuova Legge, la Croce, simbolo dell’amore che abbraccia il mondo intero.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono propri della festa odierna e sono tratti da:
Lettera ai Filippesi, cap. 2,6-11; Salmo 78; Vangelo di Giovanni, cap. 3,13-17.

La preghiera di questo lunedì è in comunione con i fedeli del Sangha buddhista.

Nel tardo pomeriggio di oggi (alle 18:48, per la precisione), in quel di Goiânia, si è affacciata al mondo, bellissima com’era immaginabile, la piccola Anna Valentina, figlia dei nostri amici Ariane e Pedro. Non è, il nostro, un gran bel mondo, paragonabile anche solo minimamente a quello che ha appena lasciato. Ma sarà, la sua, comunque, una bella avventura, guidata dall’alto, per renderlo migliore. Auguri, dunque e complimenti ai genitori.

È tutto, per stasera. E noi ci si congeda qui, proponendovi un brano del bel libretto di Olivier ClémentIl potere crocifisso. Vivere la fede in un mondo pluralista” (Qiqajon). Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Comunicando al corpo “donato” da Gesù, al suo sangue “versato”, i cristiani devono mettersi in sintonia con le sue esigenze e il suo esempio profetico. Ormai il rifiuto del dominio diventa un segno distintivo della loro appartenenza a Cristo. È al cuore del pasto eucaristico che Luca pone la discussione tra i discepoli per sapere “chi è il più grande” (cf. Lc 22,24-27). Infatti il pasto eucaristico ha proprio lo scopo di suscitare tra i discepoli una nuova prassi, opposta a questo gioco d’ambizioni. Non è la grandezza quello che Gesù rifiuta, qualsiasi masochismo sarebbe di troppo. Ma: “Colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo” (Mt 20,26). La vera grandezza non è nel dominare, ma nel servire. La comunità eucaristica deve testimoniare – tentare di testimoniare -, in tutti gli ambiti questo spirito di servizio e questo rifiuto del dominio diventando, nella nostra epoca, in Europa occidentale, a misura d’uomo e permettendo una vera convivialità. […] Un segno per il mondo, un modello altro: “Per voi, non è così”. Fondata sull’offerta, la comunità eucaristica dovrebbe conoscere la vanità del possesso, l’alienazione del desiderio attraverso l’avere, attraverso la moltiplicazione dei bisogni: “Chi ci darà delle comunità nelle quali nel distacco (che si traduce concretamente nel rifiuto della corsa ai beni e al prestigio, nella semplicità e nella frugalità dell’esistenza) s’irradia la gioia dell’incontro, incontro di Dio e – cosa che ne è il segno e la posta in gioco incontro dei fratelli? … Questa gioia sarà, per tutti quelli che sono ingannati dalle fallaci promesse di una società fondata sulla modalità dell’avere, un interrogativo su se stessi e sulla verità del loro desiderio, l’appello a una metanoia – una conversione – liberatrice” (C. Bendaly). Uno stile simile esige da ciascuno un’ascesi insieme di distacco e di simpatia, il che suppone la presenza, non ai margini ma al cuore stesso della chiesa, di gente che rinuncia, di monaci che, con la loro povertà e umiltà volontarie, lascino spazio alla forza buona della grazia e assicurino ai credenti quei padri o quelle madri spirituali che testimoniano della paternità materna di Dio e ne trasmettono il Soffio. I cristiani che rinunciano anticipano il “mondo a rovescio” delle Beatitudini. È importante che ogni comunità cristiana – una parrocchia, un movimento, un monastero – sia un luogo di condivisione discreta ma efficace a favore dei più abbandonati, credenti o non credenti poco importa, nell’ambito della città, del quartiere, della relazione stabilita con un certo settore particolarmente provato dei paesi dell’est o del terzo mondo. (Olivier Clément, Il potere crocifisso. Vivere la fede in un mondo pluralista).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 14 Settembre 2015ultima modifica: 2015-09-14T22:46:46+02:00da fraternidade
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