Giorno per giorno – 06 Dicembre 2014

Carissimi,
“Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10, 7-8). L’Avvento celebra questo nuovo approssimarsi del Regno, nei gesti – che, poi, sono i gesti di Gesù – che possiamo scegliere di ripetere, ubbidendo al suo invito, lungo le strade su cui ci porta la vita, giorno per giorno. A dire il vero, non è detto che ciò debba avvenire solo in questo tempo, che anzi sarebbe piuttosto triste doverlo constatare. I tempi forti, che la Chiesa si è inventati per la sua liturgia, servono solo a rinfrescare la memoria dei suoi fedeli. Sono, o dovrebbero essere, momenti di concentrazione sull’essenziale di quello che è l’annuncio della fede, una ripresa, in questo caso, del tema dell’incarnazione, perché ne riusulti alla fine modificata in profondità la nostra vita. In altre parole: Come far accadere Gesù nel mondo? Come incarnare la Sua parola nella nostra storia? Come fare della nostra storia il suo Vangelo? La salvezza che è Gesù si comunica anche attraverso i piccoli gesti di servizio, di accoglienza, di ascolto, di cura, di cui egli ci rende capaci. Se solo diciamo di sì.

Oggi il nostro calendario ci porta le memorie di Nicola di Mira, pastore; di Grigol Peradze, presbitero e martire della dittatura naziasta ad Auschwitz; e di Raoul Follereau, amico dei lebbrosi.

Nicola nacque probabilmente, intorno al 270, a Pàtara di Licia, in Asia Minore (attuale Turchia). Eletto vescovo di Mira, nella stessa Licia, partecipò nel 325 al Concilio di Nicea. Morì il 6 dicembre dell’anno 343 e fu sepolto fuori le mura della città. Il suo culto, anche per la fama di protettore dei poveri e di taumaturgo che l’aveva accompagnato in vita, si diffuse ben presto in tutta l’Asia Minore e la sua tomba divenne centro di pellegrinaggi. Il 9 maggio 1087, le spoglie del santo, sottratte alla città di Mira con un’incursione di marinai baresi, vennero trasportate a Bari, che lo volle da allora come suo patrono.

Grigol Peradze era nato il 13 settembre 1899, nel villaggio di Bakurtsikhe, nella Georgia orientale, figlio del prete Romanoz Peradze. Dopo gli studi in seminario, il giovane si iscrisse alla Facoltà di filosofia di Tbilisi, ma l’invasione della Georgia da parte della Russia Sovietica, il 25 febbraio 1921, lo convinse a continuare gli studi in Germania, all’università di Bonn, dove si laureò nel 1926. Nel 1931 Grigol fu ordinato presbitero nella Cattedrale ortodossa di Londra; subito dopo fondò, a Parigi, la chiesa di Santa Nino e cominciò a pubblicare la rivista scientifica “Jvari Vazisa”, dedicandosi nel contempo alla ricerca e all’insegnamento in diversi Paesi. Notevole fu il suo contributo alla conoscenza dei Padri della chiesa georgiani, nonché il suo impegno in campo ecumenico. Peradze era ordinario della cattedra di Patrologia all’università di Varsavia, quando la Polonia, nel 1939, fu invasa dalle truppe tedesche. La solidarietà nei confronti degli ebrei perseguitati e l’attività febbrile per porne in salvo il maggior numero possibile portarono al suo arresto, da parte della Gestapo, il 4 maggio 1942. Inviato nel campo di sterminio di Auschwitz, il 6 dicembre dello stesso anno, si offrì di entrare nella camera a gas, al posto di un ebreo, padre di una numerosa famiglia, al quale permise così di avere salva la vita. Grigol Peradze è stato canonizzato dalla Chiesa ortodossa georgiana nel 1995

Nato il 17 agosto 1903 a Nevers, in Francia, da una famiglia di industriali, Raoul Follereau incontrò nel 1918 Madeleine Boudou, che divenne la compagna di tutta la vita. Dopo aver studiato Diritto e Filosofia, nel 1935, compiendo un viaggio in Africa, come giornalista, sulle orme di padre De Foucauld, visitò un villaggio di lebbrosi, ad Adfzopé, in Costa d’Avorio. Questo incontro gli cambiò la vita. Nel 1946 promosse il Natale del Padre de Foucauld e fondò L’Ordine della Carità, che in seguito diverrà la Fondazione Raoul Follereau. Nel 1953 con il denaro raccolto nel corso delle sue conferenze venne inaugurata ad Adzopé la città dei lebbrosi, per offrire ai malati la possibilità di uscire finalmente da un’emarginazione secolare. Da allora, Follereau girerà il mondo per raccogliere fondi al fine di combattere il flagello della lebbra, ma anche per denunciare le altre ‘lebbre’ che ne sono all’origine: l’ingiustizia, l’ipocrisia, la povertà, lo sfruttamento, la corsa agli armamenti ed ogni atteggiamento di indifferenza e di egoismo. Morì a Parigi il 6 dicembre del 1977.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Isaia, cap.30, 19-21. 23-26; Salmo 147; Vangelo di Matteo, cap.9, 35 – 10, 1. 5-8.

La preghiera del sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura un testo di Bernardo da Chiaravalle, tratto dal secondo dei suoi “Sermoni sul Cantico dei Cantici”. La cronaca insiste nel presentarci episodi terribili di intolleranza, di violenza, di guerre di ogni tipo e tra i soggetti più diversi, che accadono un po’ ovunque, anche assai vicino a noi. Il sermone di Bernardo ci parla della promessa di pace che non è venuta meno: “Vicino a venire è il suo tempo e i suoi giorni non sono remoti”. Noi vorremmo contribuire a che si tornasse vera, assai presto. È questo, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Non fu ignorato dai santi dell’Antico Testamento che Dio, anche prima della venuta del Salvatore nutriva a riguardo del genere umano pensieri di pace. Infatti non faceva nulla sulla terra che non lo rivelasse ai suoi servi, i Profeti. Questa parola, tuttavia, era cosa nascosta per molti. Poiché in quel tempo era rara la fede sulla terra, e molto tenue la speranza, anche in parecchi di coloro che aspettavano la redenzione di Israele. Quelli poi che prevedevano la venuta di Cristo nella carne, la annunciavano insieme con la pace che essa avrebbe portato. Perciò diceva uno di loro: E vi sarà pace nella nostra terra quando verrà (Mi 5,5). Anzi, annunciavano con ferma fiducia che per Lui gli uomini avrebbero ricuperato la grazia di Dio, come era stato loro rivelato. […] Del resto, mentre essi preannunciavano la pace, e tardando a venire l’autore della pace, tentennava la fede del popolo, mancando chi redimesse e salvasse. Pertanto si lagnavano gli uomini per il ritardo, perché colui che tante volte era stato annunziato come Principe della pace non venisse ancora, come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo, sospiravano il segno della promessa riconciliazione. […] “Fino a quando ci terrete sospesi? Da tempo predicate la pace, e la pace non viene; promettete i beni, ed ecco i guai. Ecco, già molte volte e in molte maniere gli angeli lo hanno annunziato ai padri, e i nostri padri lo hanno annunziato a noi dicendo: Pace, e non c’è pace” (Ger 6,14). Di qui quelle suppliche piene di ansietà: ricompensa, Signore, coloro che sperano in Te, affinché i tuoi profeti siano trovati veritieri (Eccli 36,18); e ancora: Adempi le profezie fatte nel tuo nome (Eccli 36,17). Di qui quelle dolci e consolanti promesse: Ecco apparirà il Signore e non mentirà; se tarda a venire aspettalo, perché verrà e non tarderà (Ab 2,3). E ancora: Prossimo è il tempo della sua venuta; ancora: Vicino a venire è il suo tempo e i suoi giorni non sono remoti (Is 14,1), e nella persona del promesso: Ecco io faccio scorrere verso di voi come un fiume la pace, e come un torrente in piena la ricchezza dei popoli (Is 66,12). (Bernardo di Chiaravalle, Sermoni sul Cantico dei Cantici, II, 4-5. 7).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 06 Dicembre 2014ultima modifica: 2014-12-06T22:57:10+01:00da fraternidade
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