Giorno per giorno – 29 Maggio 2012

Carissimi,

“Pietro allora gli disse: Ecco noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito” (Mc 10, 28). Pietro credeva davvero, ingenuamente e generosamente, di aver lasciato tutto e di aver seguito Gesù, e certo, in quel momento, non aveva messo in conto improvvisi ripensamenti dell’ultima ora. Del resto, come ci dicevamo stasera a casa di dona Cassimira, capita a volte di pensarlo anche noi, pur avendo fatto scelte molto meno onerose delle sue. Lasciare tutto: a noi, diceva Maria Ferreira, pare già eroico lasciare di assistere alla telenovela delle nove, per incontrarci qui sulla Sua parola. Salvo scoprire, però, abbastanza presto, che, la sequela non consiste [solo] in questi incontri, ma, soprattutto, in ciò che viene prima e dopo. E, comunque, oltre ogni innocente e ingiustificata presunzione dei suoi, Gesù sa prestarsi al gioco e così ci presenta con pochi tratti che cosa produce una reale rinuncia al proprio – poco o tanto che sia – come premessa per cominciare a seguirlo. E i frutti sono nell’ordine del centuplo. Se noi rinunciamo a concentrare la nostra attenzione, le nostre preoccupazioni, i nostri interessi al piccolo orto in cui ci hanno abituato a coltivare la pianta dei nostri egoismi, se riusciamo, cioè, ad alzare lo sguardo e vedere oltre il suo recinto e investire i nostri affetti in ciò che scopriamo esistere al di là, ecco che improvvisamente non avremo più solo una piccola, smaniosa di tutto, insoddisfatta e magari litigiosa  famiglia (o comunità di ogni tipo e persino chiesa), ma sapremo cogliere il più vasto mondo come una grande, variegata, indivisa famiglia, ricca di doni da scambiare. Certo, questa prospettiva non sembra essere nell’ordine naturale delle cose. La logica divina in cui ci intoduce (o spera di introdurci) Gesù non cresce spontanea in noi, esige un lento apprendistato, e incontra una serie di ostacoli e resistenze che vorrebbero soffocarla. Anzi, se e quando si fa sul serio, Gesù garantisce che ne verranno persecuzioni. Perché il sistema degli egoismi organizzati si sente da essa minacciato.  Inevitabile che, stasera, si arrivasse a parlare della grave, perdurante, siccità che sta affliggendo il sud del Brasile, come anche delle alluvioni che hanno messo a dura prova in questi giorni le popolazioni dell’Amazzonia e, non ultimo, del grave terremoto che ha colpito stamattina il vostro Paese. Anche queste catastrofi sono in grado di rivelare quale sia la logica da cui ci facciamo guidare e ci chiedono in sostanza se noi davvero capiamo che dietro ogni cosa, casa, affetti o effetti perduti, portati via dalla violenza della natura, dall’incuria degli uomini, dall’irresponsabilità dei governi, dall’incoscienza di economie predatorie, è la “nostra” gente ad essere colpita, che si aspetta di trovare in noi i fratelli, le madri, le sorelle, i padri, i figli, i beni – al centuplo – della promessa evangelica. Per cominciare una volta di più. In maniera diversa.  

 

Oggi, il martirologio latinoamericano ricorda Raimundo Ferreira Lima, il “Gringo”, martire della Riforma Agraria. Il nostro calendario ecumenico ci porta la memoria della morte/ascensione di Bahá’u’lláh, fondatore della religione Baha’i.

 

29 Raimundo Ferreira Lima.jpgRaimundo Ferreira Lima era membro attivo della Commissione Pastorale della Terra, nella diocesi di Conceição do Araguia, nel sud del Pará, ed era anche leader del Sindacato dei lavoratori agricoli. Conosciuto come il “Gringo”, era nato il 27 giugno 1937. Quando fu assassinato, il 29 maggio 1980, stava tornando da São Paulo, dove si era recato per impegni legati al suo lavoro sindacale, Ripetutamente minacciato di morte da parte di alcuni latifondisti della regione, a causa della difesa di sem-terra e posseiros, attuata dal sindacato e dalla CPT, Gringo non arretrò mai di fronte al pericolo. Sequestrato nella pensione in cui aveva deciso di passare la notte, ad Araguaína (oggi nello Stato di Tocantins), per riposarsi prima di riprendere il viaggio che l’avrebbe riportato a casa, a São Geraldo do Araguaia, fu portato in una strada fuori città e fu finito a colpi di pistola. Gringo lasciava la moglie ventinovenne, Oneide, e sei figli, il minore dei quali di soli pochi mesi. Oltre tremila persone presero parte ai suoi funerali, presieduti dal Vescovo e celebrati nella piazza della cattedrale de Araguaia. Intere famiglie arrivarono in barca, navigando, sul fiume, fino a trecento chilometri, e altri arrivarono a piedi, camminando per tre giorni, solo per accompagnare un’ultima volta colui che era stato la loro autentica “voce”.  Mandanti ed esecutori del delitto restarono impuniti.

 

29 Bahaullah.jpgBahá’u’lláh, il cui nome alla nascita era Husain’Alí, nacque il 12 novembre 1817 a Teheran, nella famiglia di Mirzá Buzurg-i-Nurí, facoltoso ministro della corte dello Sciá. Nel 1835, il giovane Husain sposò ‘Asíyih Khánum, da cui ebbe tre figli, ‘Abdu’l-Bahá, Bahíyyih e Mihdí. Rinunciando a seguire le orme paterne, scelse di dedicare tempo ed energie a diverse attività filantropiche, tanto da venir soprannominato “Padre dei poveri”. Nel 1844 aderì alla religione predicata dal Bab, ma le persecuzioni scatenate dal clero persiano contro la nuova fede, culminate nella messa a morte del suo fondatore, portarono presto anche alla sua incarcerazione. Fu durante la detenzione nella prigione di Siyah-Chal (il Buco Nero), che Bahá’u’lláh ricevette l’insegnamento della “sapienza di tutto ciò che è stato”. Bandito dalla sua patria, dopo un breve soggiorno a Bagdad, visse per circa due anni tra le montagne del Kurdistan. Nel 1856 ritornò a Baghdad. Il 21 aprile  1863, nel giardino del Ridvan, Bahá’u’lláh rese noto ai suoi seguaci di essere il Promesso preannunciato dal Báb e dalle altre sacre scritture. Qualche settimana dopo fu costretto a lasciare Baghdad per Costantinopoli e successivamente inviato, in domicilio coatto, ad Adrianopoli (l’attuale Edirne). Da qui, negli anni seguenti, scrisse una serie di lettere ai capi del mondo della Sua epoca, esortandoli ad avviare politiche di giustizia, a procedere ad un generale disarmo e a riunirsi per formare una specie di federazione di nazioni. Nel 1868, sempre su pressione dei suoi oppositori, Bahá’u’lláh con i suoi fu inviato ad Akká, colonia penale nella Palestina Ottomana, dove avrebbe trascorso il resto della sua vita e dove scrisse la sua opera maggiore, il Kitab-i-Aqdas (Il Libro Santissimo),  in cui traccia le leggi essenziali ed i principi su cui i suoi seguaci devono basarsi. Bahá’u’lláh morì il 29 maggio 1892.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

1ª Lettera di Pietro, cap.1, 10-16; Salmo 98; Vangelo di Marco, cap.10, 28-31.

 

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali dell’Africa Nera.

 

Beh, solo per aggiungere una parola in più, che è anche e soprattutto preghiera, seguiamo con molta apprensione le notizie del terremoto di lì e, una volta di più, piangiamo vittime e danni ai patrimoni in vario modo “artistici” – anche e soprattutto quelli frutto dell’arte del vivere, lavorare, volere bene -, sperando che i danni possano limitarsi a quelli già incalcolabili che hanno colpito beni e affetti. E che, ad essi, col concorso comune, sia posto presto remedio. Per quanto è possibile

 

E, per stasera è tutto. Noi ci si congeda qui, lasciandovi ad una preghiera di Bahá’u’lláh. Che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Ogni lode a Te, mio Dio! Tu vedi la mia impotenza e la mia povertà e sei testimone dei miei dolori e delle mie avversità. Per quanto tempo ancora mi abbandonerai fra i Tuoi servi? Permettimi di ascendere al Tuo cospetto. La forza della Tua potenza mi è testimone! Tali sono le tribolazioni che mi assillano che sono incapace di narrarle davanti al Tuo volto. In verità, solo Tu nella Tua sapienza ne hai tenuto il conto. O Tu, Che nella mia umiliazione mi sei Compagno, T’imploro di far piovere sui Tuoi amati, dalle nubi dela Tua misericordia, ciò che li renda paghi del Tuo volere, pronti a volgersi a Te, distaccati da tutto tranne Te. Decreta, dunque, per loro ogni bene da Te concepito e prestabilito nel Tuo Libro. In verità, Tu sei il Potentissimo, Colui Che nulla può vanificare. Dall’eternità sei ammantato di grandezza e potere trascendenti, di maestà e gloria indicibili. Non v’è altro Dio che Te, l’Onnipotente, il Gloriosissimo, Colui Che sempre perdona. glorificato sia il Tuo nome, Tu nelle Cui mani sono i regni della terra e del cielo. (Bahá’u’lláh,  Preghiere e meditazioni, XIV).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 29 Maggio 2012ultima modifica: 2012-05-29T23:01:00+02:00da fraternidade
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