Giorno per giorno – 07 Giugno 2011

Carissimi,

“Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te” (Gv 17, 9-11). Il capitolo 17 di Giovanni ci porta quella che è conosciuta come la Preghiera Sacerdotale di Gesù e rappresenta il momento più alto del suo lungo discorso d’addio. Una preghiera in cui Gesù, rivolgendosi al Padre,  pronuncia il suo “missione compiuta” (Gv 17, 1-8); intercede poi per i suoi amici (v.9-19), e, infine, per tutti coloro che lo saranno, quindi anche noi (v.20-26). Stasera, a casa di Maria José, la sorella di Dorcelina, ci dicevamo che, forse, una preghiera così, la si vorrebbe poter fare tutti. A tempo debito, naturalmente. Poter dire anche noi che si è lavorato per la sua gloria e si è manifestato il suo Nome, cioè la sua maniera d’essere e di agire, e chiedere che anche la nostra morte sia rivelazione del suo (e perciò anche del nostro)  amore  e potergli affidare quanti restano e quelli che verranno. Però, dato che siamo realisti, abbiamo anche aggiunto che ci accontentiamo che sia vera la sua, di preghiera,  per noi. Perché Lui è glorificato comunque, anche nella nostra infedeltà. Anzi, più ancora, per la nostra infedeltà. Quella di coloro che, pur dovendo essere nel mondo, senza essere del mondo, si ostinano invece, non per cattiva volontà, ma per umana debolezza, ed essergli tributari, piegandosi ogni volta alla logica dei potenti di turno, delle mode culturali, e dei nostri personali egoismi. Beh, alla fine, dovremo confessare la nostra incoerenza, ma Lui vedrà manifestata una volta di più la sua grazia. Sperando tuttavia che questa nostra consapevolezza non ci porti ad esagerare. Un po’ di dignità, anche da parte nostra, non dovrebbe guastare.

 

Il nostro calendario ci porta oggi la memoria di Matt Talbot, il santo [ex]-bevitore.

 

07 M TALBOT.jpgNato il 2 maggio 1856, a Dublino (Irlanda), secondo dei dodici figli di Charles e Elisabeth Talbot, Matt aveva trascorso la sua infanzia nella totale mancanza di sicurezza e di stabilità. Mai aveva frequentato regolarmente una scuola. A dodici anni trovò lavoro in un deposito di imbottigliamento di vino e fu qui che cominciò a bere smodatamente. Una sera, all’età di vent’otto anni, per strada s’imbatté in un prete, pensò tra sé: forse è il momento di smettere, almeno per un po’. Si confessò e promise di non bere per tre mesi. Molte volte sentì che non sarebbe riuscito a mantenere quella promessa, eppure dopo un anno rinnovò l’impegno di non bere mai più neppure una goccia di alcool. E furono 41 anni. Con l´aiuto del suo amico prete, modellò la sua vita su quella dei monaci irlandesi del VI e VII secolo: un rigoroso programma di lavoro manuale, preghiera (con al centro l’eucaristia), digiuno e carità. Distribuiva la maggior parte del suo salario ai poveri e, nello stesso tempo, era profondamente consapevole delle giuste lotte e rivendicazioni dei suoi compagni di lavoro. A questi e ai suoi vicini presentò sempre l’immagine amichevole di un uomo sorridente, realizzato e felice. Matt Talbot morì d’infarto il 7 giugno 1925. Dopo la  morte, la sua fama di santità si diffuse rapidamente. Paolo VI lo dichiarò venerabile nel 1975.

 

I testi che la liturgia odierna odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Atti degli Apostoli, cap.20, 17-27; Salmo 68; Vangelo di Giovanni, cap.17, 1-11a.

 

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

 

Anche per stasera è tutto. Noi ci si congeda qui, lasciandovi a una preghiera di Michel Quoist, che, forse, ha potuto essere, a lungo, nella sostanza, se non nelle parole, quella che ha accompagnato Matt Talbot, dopo che si è sentito afferrato e trascinato da Cristo. Quella che, anche in questo caso, sogniamo possa essere, credibilmente, un giorno, la nostra. E che, per oggi, è almeno il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Signore, tu mi hai afferrato, e non ho potuto resisterti. / Sono corso a lungo, ma tu m’inseguivi. / Prendevo vie traverse, ma tu le conoscevi. / Mi hai raggiunto. / Mi sono dibattuto. / Hai vinto! // Eccomi, o Signore, ho detto sì,  all’estremo del soffio e della lotta,  quasi mio malgrado; / Ed ero là, tremante come un vinto alla mercé del vincitore, / Quando su di me hai posato il tuo sguardo di amore. // È fatta, Signore, non potrò più scordarti. / In un attimo mi hai conquistato, / In un attimo mi hai afferrato. / I mie dubbi sono stati spazzati via, / I miei timori sono svaniti; / Perché ti ho riconosciuto senza vederti, // Ti ho sentito senza toccarti, /Ti ho compreso senza udirti. / Segnato dal fuoco del tuo amore, /È fatta, Signore, non potrò più scordarTi. / Ora, ti so presente, al mio fianco, ed in pace lavoro sotto il tuo sguardo di amore. / Non so più cosa sia lo sforzo di pregare, /Mi basta alzare gli occhi dell’anima verso di te per incontrare il tuo sguardo. / E noi ci capiamo. Tutto è chiaro. Tutto è pace. // In certi momenti, grazie Signore, Tu giungi, irresistibile, a invadermi, come il mare lentamente inonda la spiaggia; / o all’improvviso mi afferri, come l’amante stringe tra le braccia l’amata. / E non posso più nulla, prigioniero, bisogna che mi fermi. / Sedotto, trattengo il respiro; svanisce il mondo, e tu sospendi il tempo. / Vorrei che questi minuti durassero ore… / Quando ti ritrai, lasciandomi di fuoco e sconvolto da gioia profonda, / non ho un’idea in più, ma SO che Tu mi possiedi maggiormente. / In me altre fibre sono state raggiunte, /La bruciatura si è allargata, ed io sono un po’ più prigioniero del tuo amore. // Signore, tu crei ancora il vuoto attorno a me, ma in un modo diverso questa volta. / Il fatto è che tu sei troppo grande ed eclissi ogni cosa. / Ciò che amavo mi sembra una sciocchezza, e i miei desideri umani si sciolgono come cera al sole, sotto il fuoco del tuo amore. / Che m’importano le cose! / Che m’importa il mio benessere! / Che m’importa la mia vita! / Non desidero più altro che te, / Non voglio più altro che te. // Lo so, gli altri dicono: “È matto!”. / Ma, Signore, lo sono loro. // (Michel Quoist, Seigneur, tu m’as saisi).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 07 Giugno 2011ultima modifica: 2011-06-07T22:37:00+02:00da fraternidade
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