Giorno per giorno – 22 Febbraio 2011

Carissimi,

“Gesù gli disse: Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa” (Mt 16, 17-18). Questo stesso Vangelo, nella versione marciana, l’avevamo meditato solo cinque giorni fa; oggi la liturgia ce lo ripropone, in occasione della festività odierna, nel racconto che ne fa Matteo. La beatitudine di Simone, oggetto di una singolare rivelazione di Dio sul “chi è” di Gesù richiama quanto Gesù aveva affermato in un’altra occasione: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11, 25). E noi, stasera, a casa di dona Nady, ci dicevamo che può essere la beatitudine anche nostra, se riusciamo, con tutta la titubanza e le contraddizioni che ci possono caratterizzare, arrivare a confessare che, sì, Gesù è anche per noi, il Messia, il Figlio del Dio vivente. Certo, poi, si tratta di apprendere cosa questo significhi concretamente per la nostra vita – il dono di sé fino alla morte (Mt 16, 21) -, sapendo in anticipo di essere esposti all’eventualità (e alla responsabilità) terribile di scandalizzare Dio (Mt 16, 23), di essere, cioè, per Lui, pietra d’inciampo, ostacolo alla sua azione nel mondo. Come anche la storia e l’attuazione delle Chiese, qua e là, testimoniano.

 

22 Saint Peter.jpgSe la liturgia ci ha fatto leggere oggi quel testo, è perché, in questa data, la Chiesa cattolica fa memoria della Cattedra di san Pietro apostolo, il pescatore ebreo, tanto generoso quanto pauroso discepolo del Signore, che faticò non poco a intendere la natura della sequela di Gesù, ma, che, nel momento decisivo, seppe dar buona prova di sé. È occasione di preghiera per il servizio che il Vescovo di Roma è chiamato a rendere a Dio, alla Chiesa e al mondo, nella fedeltà all’Evangelo. 

 

I testi che la liturgia propone alla nostra riflessione sono propri della festività odierna e sono tratti da:

1ª Lettera di Pietro, cap.5, 1-4; Salmo 23; Vangelo di Matteo, cap.16, 13-19.

 

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

 

Il calendario ci porta oggi anche la memoria di Quelli della Rosa Bianca, martiri sotto il totalitarismo nazista.

 

22 LA ROSA BIANCA.JPGLoro si erano definiti la “cattiva coscienza” della Germania nazista. Erano quattro ragazzi e una ragazza, tra i venti e i venticinque anni, di diversa confessione religiosa: gli evangelici Hans School (nato il 22 settembre 1918) e sua sorella Sophie (nata il 9 maggio 1921); l’ortodosso Alexander Schmorell (nato il 16 settembre 1917), il cattolico Willi Graf (nato il 2 gennaio 1918), e Cristoph Probst (nato il 6 novembre 1919), che si fece battezzare solo un’ora prima dell’esecuzione, tutti universitari. A loro si era aggiunto Kurt Huber, cattolico e professore  di filosofia (nato il 24 ottobre 1893).  Già membri della Hitlerjugend, la gioventù hitleriana, Hans, Alexander, Cristoph e Willi, avevano partecipato alla guerra sul fronte russo. Poi avevano aperto gli occhi, decidendo che era tempo di aprirli anche agli altri loro connazionali. Sotto il nome di Die Weisse Rose, “La Rosa Bianca”,  cominciarono a fare ciò che potevano e sapevano fare: redigere, stampare e diffondere volantini. I primi, nell’estate del 1942, in tiratura limitata, solo a Monaco, dove vivevano; l’anno successivo, con l’aiuto mediato dal professor Huber, anche in altre città, come Ulm, Stoccarda, Augsburg, Vienna, Berlino e altrove. Durante la distribuzione del sesto volantino, il 18 febbraio 1943, vennero arrestati Sophie e Hans con Willi; il giorno dopo fu la volta di Cristoph e poi, in rapida successione, il 24 febbraio, di Alexander e, il 27 febbraio, del prof. Huber.  Il processo di Sophie, Hans e di Cristoph, celebrato immediatamente, si concluse il 22 febbraio con la loro condanna a morte per tradimento. Furono decapitati nello stesso giorno. Il processo a Willi,  Alexander e Kurt Huber, si svolse il 19 aprile, con esito identico.  Schmorell e Huber vennero decapitati il 13 luglio 1943, nella prigione di Monaco. Il giovane Graf, nei mesi successivi, fu ripetutamente torturato dalla Gestapo, che tentò inutilmente di estorcergli i nomi di altri compagni e fu infine  decapitato il 12 ottobre 1943. Restano per tutti esempio della forza e del coraggio che germinano da una coscienza che si educhi all’ascolto della Parola e alla lettura della realtà alla luce dell’evento della Croce.

 

“Cari amici,  una preghiera per mia sorella, morta ieri nel sonno. Stava accudendo da quasi un anno mio cognato colpito da ictus, emorragia cerebrale e arresto cardiaco; da due mesi era tornato a casa e forse l’eccessivo dispendio di fatica da aprile e dicembre tra ospedali e Case di riabilitazione e questi ultimi mesi in casa ad accudirlo giorno e notte l’ha stroncata. Ci volevamo bene. Un’altra parte del mio promontorio si è staccata e sta navigando altrove”. Ce lo scrive don Augusto. Che molti di voi conoscono, altri no, ma è una sorta di fratello maggiore del bairro, che anima, si spende, ci sostiene (ed è ciò del resto che fa anche lì da voi, nella sua parrocchia), senza riserve. Questo è reso possibile dalla fede in primo luogo, ma anche, crediamo, dal sostegno che viene da una solida rete di affetti, famigliari e non.  Poi succede che, una volta o l’altra, una maglia si consumi e si usuri al punto di venire meno e la rete può sembrarne indebolita. Ma è il contrario. Contro ogni evidenza, quella “maglia” è più forte e più vicina di prima. E don Augusto deve già sentirlo.

 

La Libia e i suoi morti: quanti lo si saprà solo alla fine. Il coraggio della sua gente. I colpi di coda di un dittatore folle. Le responsabilità della Comunità internazionale, ma anche di alcuni governi più di altri. La speranza di un domani diverso. Le incognite del futuro. Noi abbiamo messo tutto questo, e altro ancora, nella preghiera del bairro.

 

Strappate il mantello dell’indifferenza che avvolge il vostro cuore! Decidetevi prima che sia troppo tardi”. Era l’appello contenuto nel Quinto Volantino dei ragazzi della Rosa Bianca. Commentandolo, Richard von Weizsäcker, uno dei più stimati presidenti della Germania, ebbe a dire: “È trascorso più di mezzo secolo da questo incitamento della Rosa Bianca, contenuto in uno degli ultini volantini, poco prima dell’arresto e della morte. Ma ogni epoca, inclusa la nostra, sente di essere destinataria di queste parole. Dentro di noi avvertiamo, continua e sempre nuova, l’eco delle parole della Rosa Bianca”.   Vorremmo si continuasse a sentirlo anche qui da noi, lì da voi, ovunque. Per stasera è tutto. E noi ci si congeda qui, lasciandovi ad un brano del Sesto volantino della Rosa Bianca.  Che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Esiste per noi una sola parola d’ordine: lotta contro il partito! Fuori dalle strutture del partito, nelle quali ci si vuol tenere ancora in silenzio su temi politici! Fuori dai salotti dei piccoli e grandi gerarchi delle SS e dei leccapiedi del partito! A noi interessano vera scienza e autentica libertà di spirito! Nessuna minaccia ci può terrorizzare, neppure la chiusura delle nostre università. Si tratta della lotta di ognuno di noi per il nostro futuro, la nostra libertà e il nostro onore, in uno Stato che sia consapevole della sua responsabilità morale. Libertà e onore! Per dieci lunghi anni, Hitler e i suoi complici hanno spremuto, triturato e distorto fino alla nausea queste due magnifiche parole tedesche come possono fare solo dei dilettanti che gettano ai porci i valori più alti di una nazione. Cosa significava per loro libertà e onore, lo hanno sufficientemente dimostrato in dieci anni di distruzione di ogni libertà, materiale e spirituale, di ogni valore morale del popolo tedesco. L’orribile bagno di sangue e il massacro che, in nome della libertà e dell’onore, hanno causato in tutta Europa e che ogni giorno rinnovano, ha aperto gli occhi anche al più stupido tra i tedeschi. Il nome tedesco resterà infamato per sempre, se la gioventù tedesca alla fine non si solleverà, non si vendicherà, non espierà, non sgretolerà i suoi oppressori e non darà origine ad una nuova Europa dello spirito. (La Rosa Bianca, Sesto Volantino).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 22 Febbraio 2011ultima modifica: 2011-02-22T23:57:00+01:00da fraternidade
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