Giorno per giorno – 15 Agosto 2010

Carissimi,

“Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote” (Lc 1, 51-53). Il canto di Maria echieggia da vicino quello che la Bibbia aveva posto sulle labbra di Anna, la madre del profeta Samuele: “Il mio cuore esulta nel Signore, la mia fronte s’innalza grazie al mio Dio. Egli solleva dalla polvere il misero, innalza il povero dalle immondizie, per farli sedere insieme con i capi del popolo, e assegnar loro un seggio di gloria” (1Sam 2, 1. 8). Il simbolismo della festa odierna – che qui da noi è chiamata Nossa Senhora da Glória (Madonna della Gloria) – rimanda forse a questo “seggio di gloria”, che Dio ha assegnato dai tempi dei tempi ai poveri. E che, ogni volta, attende l’occasione per manifestarsi. Prima di tutto nella storia, ovviamente. E, poi, oltre ogni storia. Perché ogni dono di Dio non può essere che per sempre. Giovedì sera, quando noi si è meditato questo Vangelo a casa di Arcelina, c’era anche dom Eugenio, il nostro vescovo, che, per tutto la durata dell’incontro, se n’è stato seduto buono buono, in mezzo agli altri, ad ascoltare le considerazioni della nostra gente. Che le cose di Dio non le ha imparate sui libri, ma nella vita. E viene da pensare che persino Gesù, il suo Vangelo, l’abbia appreso dalle donne che bazzicavano per casa, sua madre per prima, ma chissà?, anche sua nonna, le zie, le vicine. Dalla loro disposizione al servizio, dal loro prendersi cura degli altri e delle loro necessità, dal loro diminuire per aiutare i piccoli a crescere, dall’allegria semplice che sapevano comunicare e dalle segrete solidarietà che intessevano, dalla loro ostinazione e resistenza, dalla cultura della pazienza, che costituiscono poi il terreno più vero su cui ogni progetto (anche politico) di riscatto può crescere e affermarsi. E vuoi che Dio, Maria, e ogni altra donna (con ogni comunità umana ed ecclesiale che le assomigli un po’) non l’avrebbe rapita alla terra e alla morte, per contemplarla e specchiarcisi per l’eternità?    

 

15_DORMIZIONE_2.JPGLa festa odierna dell’Assunzione di Maria trae probabilmente origine da una celebrazione di Maria madre di Dio, sorta a seguito del Concilio di Efeso (431 d.C.).  Alla fine del VI secolo, l’imperatore Maurizio impose la festa della Dormizione di Maria a tutto l’impero bizantino. Qualche decennio più tardi, un papa orientale, Sergio I,  l’introdusse a Roma. Ma ci volle un altro secolo, prima che il termine “dormizione” fosse sostituito da quello di “assunzione”.

 

I testi che la liturgia propone alla nostra riflessione sono propri della solennità odierna e sono tratti da:

 

Libro dell’Apocalisse, cap.11, 19a; 12, 1-6a. 10ab; Salmo 45; 1ª Lettera ai Corinzi, cap.15, 20-27; Vangelo di Luca, cap.1, 39-56.

 

La preghiera della domenica è in comunione con tutte le comunità e chiese cristiane.

 

Oggi il calendario ci porta anche le memorie di Basilio, il beato, folle per Cristo, e di Isidore Bakanja, martire in Africa.

 

15 BASILIO DI MOSCA bis.jpgBasilio era nato in un sobborgo di Mosca da genitori contadini, nel 1468. Adolescente,  per un po’ di tempo, aveva fatto il calzolaio. Fino a quando percepì chiara la vocazione della strada. E lasciò tutto. Da allora, quale che fosse il clima e la stagione, soleva, con il caldo e con il freddo, vagare ignudo per le strade di Mosca e recarsi a pregare nelle chiese, rendendo testimonianza con gesti coraggiosi allo spirito di Cristo.  Raccontano che non esitava ad appropriarsi delle merci esposte nei negozi, per distribuirli ai poveri e che lanciava pietre contro i palazzi dei ricchi che facevano pubblica esibizione della loro devozione, mentre si inginocchiava davanti alle abitazioni di chi godeva di cattiva fama, dicendo: “I diavoli assediano le residenze dei potenti, mentre gli angeli piangono sulle case dei miserabili e dei peccatori”. Giunse a sfidare lo  zar Ivan il Terribile, chiedendogli: “Perché ti astieni dalla carne degli animali e continui a bere sangue umano?”. Morì il 2 agosto 1552 e fu sepolto con tutti gli onori nella nuova cattedrale nel centro di Mosca. Vale la pena osservare che, per le chiese orientali che conservano l’antico calendario giuliano, tale data coincide con il nostro 15 agosto.

 

15 Bakanja.jpgFiglio di Iyonzwa e di Inyuka, Bakanja era nato, verso il 1885, a Bokendela-Mbilankamba, nella regione di Mbandaka, provincia dell’Equatore, nell’attuale Repubblica Democratica del Congo. Giovanissimo era partito per Coquilhatville alla ricerca di lavoro ed era stato presto contrattato come manovale. Entrato in contatto con la missione di Bolokwa Nsimba, animata da due monaci trappisti, chiese di istruirsi nella fede e di diventare cristiano. Il 6 maggio 1906 fu battezzato e nello stesso giorno volle ricevere lo scapolare del Carmelo.  Scaduto il contratto di lavoro, Isidore tornò per un po’ di tempo al paese d’origine, spostandosi successivamente a Busira e infine a Ikili, dove fu assunto da un colono bianco, tale Van Cauter, uomo rozzo e violento che detestava gli africani convertiti al cristianesimo e di cui Bakanja dirà: “Il bianco non amava i cristiani. Non voleva che portassi lo scapolare. Si arrabbiava quando pregavo…”. E quando il bianco si arrabbia sono botte. O meglio, frustate. Che non bastano, tuttavia, a fare desistere il giovane  negro dal parlare ai suoi compagni del Vangelo di Gesù e dall’insegnar loro a pregare. L’odio e il fanatismo di Van Cauter tuttavia alla fine prevalsero. Le piaghe causate dalle battiture provocarono una setticemia che non fu più possibile contrastare. Il 24 e 25 luglio 1909, dopo sei mesi di sofferenze atroci, Bakanja ricevette la visita dei suoi missionari, p. Gregoire Kaptein e p. Georges Dubrulle. Si confessò, ricevette la unzione dei malati e il viatico.  Disse loro che perdonava chi gli aveva fatto del male e che avrebbe pregato per lui dal cielo. La domenica, 15 agosto, i cristiani si riunirono nella casa dove Bakanja aveva trovato ospitalità, a Ngomb’Isongu. Troppo bello per lui, incontrare nuovamente la sua comunità. Riuscì perfino ad alzarsi, guardandosi intorno raggiante.  Ma fu solo per poco. Tornato a letto, entrò in agonia e spirò.

 

Anche per stasera è tutto. Si vorrebbe fare qualche considerazione sullo squallore dell’attuale stagione politica del vostro Paese, ma ragioni di decenza ce lo impediscono. Tanto più al chiudersi di questo giorno di festa, il cui Vangelo vorremmo fosse comunque di qualche auspicio per il vostro immediato futuro: “Ha rovesciato i potenti dai loro scranni, ha innalzato i poveri”. Noi ci congediamo qui, lasciandovi a una preghiera a Maria di don Tonino Bello, tratta dal suo “Maria, donna dei nostri giorni” (Jesus). Che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Santa Maria, Vergine della sera, / Madre dell’ora in cui si fa ritorno a casa, / e si assapora la gioia di sentirsi accolti da qualcuno, / e si vive la letizia indicibile di sedersi a cena con gli altri, / facci il regalo della comunione. / Te lo chiediamo per la nostra Chiesa, / che non sembra estranea neanch’essa / alle lusinghe della frammentazione, / del parrocchialismo, / e della chiusura nei perimetri segnati dall’ombra del campanile. / Te lo chiediamo per la nostra città, che spesso lo spirito di parte riduce così tanto a terra contesa, / che a volte sembra diventata terra di nessuno. / Te lo chiediamo per le nostre famiglie, / perché il dialogo, l’amore crocifisso, / e la fruizione serena degli affetti domestici, / le rendano luogo privilegiato di crescita cristiana e civile. / Te lo chiediamo per tutti noi, perché, lontani dalle scomuniche dell’egoismo e dell’isolamento, / possiamo sempre stare dalla parte della vita, / là dove essa nasce, cresce e muore. / Te lo chiediamo per il mondo intero, / perché la solidarietà tra i popoli / non sia vissuta più come uno dei tanti impegni morali, / ma venga riscoperta come l’unico imperativo etico / su cui fondare l’umana convivenza. / E i poveri possano assidersi, con pari dignità, / alla mensa di tutti. / E la pace diventi traguardo dei nostri impegni quotidiani. (Antonio Bello, Maria donna dei nostri giorni).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro. 

Giorno per giorno – 15 Agosto 2010ultima modifica: 2010-08-15T23:18:00+02:00da fraternidade
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