Giorno per giorno – 23 Luglio 2010

Carissimi,

“Gesù disse ai suoi discepoli: Voi dunque intendete la parabola del seminatore: tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada” (Mt 13, 18-19). Ieri la memoria di Maria Maddalena ci ha fatto perdere un pezzo di Vangelo (Mt 13, 10-17), quello in cui i discepoli chiedono a Gesù perché mai parli alla gente in parabole. E lui cita loro Isaia e dice con una punta di amarezza: tanto, non gli interessa niente di ciò che dico, hanno il cuore e la testa altrove, hanno già deciso di non vedere, né di sentire, né di cambiare modo di pensare e d’agire. Hanno paura che io li possa guarire. A voi, però, dice ai discepoli, voi che per il mondo valete niente, a voi è concesso di intendere ciò che più conta: il segreto del Regno di Dio. E il Vangelo di oggi è un esempio di questo sforzo di comprensione della parabola del seminatore da parte della comunità di Matteo. Che vive, certo, tempi difficili. Ma il peggio, già allora, non viene da fuori, ce l’abbiamo dentro. Anche per noi, come per Matteo, diventa improvvisamente poco chiaro, o solo diversamente chiaro, chi o che cosa sia il seme, chi o che cosa siano i diversi tipi di terreno. In ogni caso, al buon Dio, piace la creatività dei suoi figli e gode un sacco a vedere come ad ogni momento essi scoprano nuovi significati della sua Parola, tanti quanti sono loro e le sempre inedite situazioni della vita. Sicché, ciascuno di noi è un seme che cresce o soffoca, lungo le strade polverose, nei terreni sassosi, tra spine e roveti, o in terreno buono. O, anche, siamo noi i diversi tipi di terreno che propiziano la crescita, o invece la soffocano, della Parola- proposta del Regno, seminata in noi e negli altri.  Anche qui da noi arrivano, a dire il vero piuttosto attutite, come si conviene a una cittadina della provincia dell’impero, le notizie dei numerosi scandali che inquinano la vita della chiesa. Leggevamo proprio oggi su uno dei vostri giornali questa lettera: “Se un giorno si trovano le ossa di una donna nei loro lucernai, dove la luce non entra e nessuna chiarezza è possibile. Se un altro giorno si scopre che l’obbligo della loro astinenza riguarda soltanto i rapporti con l’altro sesso, ma non sono esclusi uomini e bambini; che le violenze su questi ultimi sono fisiche e morali, “annullanti” e distruttive… Se un altro giorno ancora si stabilisce che, quando la loro parola non ti giunge attraverso campane, messe e politica, viaggia indisturbata su onde elettromagnetiche e cancerogene; vittime sempre i più deboli, i bambini. Se l’ultimo giorno ci si rende conto che sono ancora tra i Paesi più ricchi del mondo, nonostante l’apparente carità mondiale: evangelizzazione mascherata da solidarietà. Allora, c’è qualcosa che, ignominiosamente, non va. Allora, diventa necessario e urgente che dalle loro porte lascino entrare e uscire soltanto… l’arcangelo della Giustizia. E che per tutti gli altri mettano un bel cartello: chiusi per restauro”. Ed è chiaramente una lettera cattiva e amara, che trascura, certo, le tante luci e le belle testimonianza, e generalizza impietosamente e sfrontatamente. E che tuttavia siamo chiamati a prendere ugualmente, terribilmente, sul serio. Come se Gesù rivolgesse a noi, oggi, il suo rimprovero: non v’interessa niente di ciò che dico. Non volete convertirvi. Non volete guarire.  

 

Oggi il calendario ci porta le memorie di Giovanni Cassiano, monaco, e di  Antonio delle Grotte di Kiev, fondatore del monachesimo russo.

 

23 GIOVANNI CASSIANO.jpgDi lui, non si sa bene dove sia nato. Qualcuno suggerisce Dobrugia, nell’attuale Romania, verso il 360. Da famiglia altolocata, che potè garantirgli un’istruzione di tutto rispetto.  Senza che questo lo legasse più di tanto. Che anzi, ventenne, partì con un amico, Germano,  per il Medio Oriente. Entrambi cercavano di saperne di più, sulla vita dei monaci che avevano preso a popolare quella regione, optando per una radicale contestazione della logica e dei valori mondani. Dei quasi vent’anni che trascorse nel deserto sono frutto le Conferenze Spirituali e le Istituzioni Cenobitiche, due opere  che completerà più tardi e che alimenteranno la spiritualità di molte generazioni di monaci.  Verso il 400 Cassiano si recò a Costantinopoli, dove divenne presto amico e collaboratore del santo patriarca di quella che era la capitale dell’Impero romano d’Oriente, Giovanni Crisostomo. Dopo che, nel 404, questi cadde in disgrazia presso l’imperatrice Eudosia e fu mandato in esilio, troveremo Giovanni Cassiano a Roma, per alcuni anni e, successivamente, in Gallia, dove nel 415 fondò, a Marsiglia,  il monastero di San Vittore, alla cui guida resterà fino alla morte avvenuta nel 435.

 

23 ANTONIO DI KIEV.jpgAntip  era nato nel 983 a Lubec, nei pressi di Tchernigov. Recatosi in pellegrinaggio al Monte Athos, rimase affascinato dalla vita che i monaci vi conducevano e scelse di entrare nel monastero di Esphigmenon, assumendo il nome di Antonio. Qualche anno più tardi, il suo igumeno, Teotisto, lo convinse a ritornare in patria, per piantarvi il fermento della vita monastica. Tornato dunque a Kiev, Antonio si stabilì in una grotta sul monte Berestov, sulle rive del Dnjepr, nei pressi della città, presto seguito da altri giovani della zona, tra cui Nicon, che era già sacerdote, Teodoro e Barlaam. Quando i suoi seguaci giunsero a dodici, Antonio, designò  come loro igumeno Barlaam e, successivamente, Teodosio, e si ritirò a vivere in solitudine in un luogo più appartato. Nel frattempo, ricevuto in dono dal principe Isiaslav la proprietà delle terre intorno alle grotte, i monaci cominciarono a costruirvi la Pecerskaja Lavra, il Monastero delle Grotte. L’igumeno Teodosio, convinto che il monastero non potesse vivere solo in funzione di se stesso, lo dotò di un ospedale, per accogliervi i malati della regione, una foresteria per i pellegrini e una mensa, dove potessero saziarsi coloro che avevano fame. Lui stesso poi, guidò i suoi monaci più con l’esempio che con le parole, continuando a prestare il suo servizio in cucina e nei campi, così come nella cura dei malati. Antonio morì novantenne il 10 luglio 1073 (data del calendario giuliano, corrispondente al 23 luglio del nostro calendario). Teodosio morì un anno più tardi, il 3 maggio 1074. Della Lavra di Kiev, un’antica cronaca dice: “Molti monasteri furono costruiti con la ricchezza di principi e nobili, ma questo fu il primo ad essere costruito con lacrime, digiuni e preghiere”.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Profezia di Geremia, cap.3, 14-17; Salmo (Ger 31, 10-13); Vangelo di Matteo, cap.13, 18-23.

 

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli dell’Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e misericordioso.

 

È tutto per stasera. Noi ci si congeda qui, lasciando la parola a Giovanni Cassiano, con un brano delle sue “Conferenze”. Che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Se brami arrivare ad una vera conoscenza delle divine Scritture, sforzati innanzi tutto di acquistare una fermissima umiltà di cuore. Questa ti condurrà, non alla scienza che gonfia, ma alla scienza che illumina nella perfetta carità. Un’anima che non sia pura non potrà ottenere il dono della scienza spirituale. Evita perciò con la massima premura che il tuo zelo per la lettura del Libro sacro, invece di procurarti la luce della scienza e la gloria senza fine che è promessa all’uomo illuminato dalla chiarezza della dottrina, non divenga causa di perdizione, a motivo della vanagloria. Poi, dopo aver allontanato da te tutte le preoccupazioni e le ansietà terrene, sforzati con ogni energia di applicarti assiduamente, anzi di continuo, alla lettura sacra, per cui questa meditazione continua pervada il tuo cuore e lo formi per così dire, a sua immagine. La lettura allora farà dell’anima tua una nuova arca dell’alleanza, che conserva in sé le due tavole di pietra, vale a dire l’eterna fermezza dell’uno e dell’altro Testamento. Farà di te una nuova urna d’oro, simbolo di una memoria pura e sincera, che conserva per sempre il tesoro nascosto della manna, cioè l’eterna e celeste dolcezza del senso spirituale e del pane degli angeli. (Giovanni Cassiano, Conferenze XIV, 10.5).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 23 Luglio 2010ultima modifica: 2010-07-23T23:11:00+02:00da fraternidade
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Un pensiero su “Giorno per giorno – 23 Luglio 2010

  1. Solo da pochissimo, grazie a un amico, ho scoperto il Vostro Blog.
    Grazie per la Semplicità e la grande ricchezza dei contenuti.
    Una preghiera speciale dalla Sardegna
    mariateresa

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