Giorno per giorno – 24 Febbraio 2010

Carissimi,

“Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone ( 11, 31).  Gesù non ce l’aveva tanto o soltanto con la sua generazione, sapeva bene, infatti, che ogni altra generazione era ed è, come e più della sua, restia a riconoscere la sapienza che Lui veniva ad annunciare, quella che Paolo chiamerà la “stoltezza di Dio”, la logica della croce. Ad un figlio di Dio che si rivela piccolo, ex-contadino o artigiano, abitante della malfamata Galilea, che si pone alla testa di un gruppo di seguaci dalle dubbie conoscenze e pratiche religiose, anche se fa miracoli, non si può fare a meno di chiedere continuamente segni. A meno che non se ne abbia già incrociato lo sguardo e sentito la chiamata, e non si faccia più parte della folla che si accalca (v.29) intorno a lui, come fosse un qualunque venditore di promesse al mercato del sacro. Salomone, a suo tempo, aveva giocato sul sicuro. Lui era un vero mostro, il migliore di tutti, un’enciclopedia Treccani vivente, tanto che la Bibbia scrive: “Da tutte le nazioni venivano per ascoltare la saggezza di Salomone; venivano anche i re dei paesi ove si era sparsa la fama della sua saggezza” (1Re 5, 14).  E tuttavia Gesù considerava umiliante il fatto che la regina di Saba si fosse messa in viaggio “dagli estremi confini della terra” per udire Salomone, e ci fosse invece chi restava incredulo e dubbioso davanti a Lui. Oggi è anche peggio, Lui perde persino con Big Brother o con l’ultima Telenovela che, quanto a “saggezza e intelligenza” non devono proprio essere il massimo, come diceva stasera Erci, nella chiesetta dell’Aparecida. Già, chissà come deve sghignazzare la regina del Sud di questa nostra generazione. E come devono restare interdetti gli abitanti di Ninive, che si lasciarono convincere a cambiar di vita dalla parola di quel povero profeta di Giona, davanti a noi che nulla – neppure Lui, la Parola-che-salva -,  riesce a smuovere dai nostri atteggiamenti. No, Gesù non ci dà, né ci darà nessun segno.  Meno che meno, come pretende qualcuno, segni terrificanti, come ciò che sta accadendo qua e là nel mondo. Che sono segni, semmai, della nostra incuria, futilità, avventatezza, idiozia e quant’altro. È Egli che attende un segno da noi: la nostra conversione. Su questo scommette, ogni volta, tutto.

 

Oggi il calendario ci porta la memoria di Josef Mayr-Nusser, obiettore di coscienza e martire del totalitarismo nazista. 

 

24 JOSEF MAYR-NUSSER.jpgJosef Mayr era nato nel maso Nusser, alla periferia di Bolzano, il 27 dicembre 1910. Le notizie che disponiamo della sua infanzia e giovinezza non sono  molte. La morte del padre, durante la prima guerra mondiale, aveva pesato sull’economia della famiglia, sicché Pepi, come lo chiamavano, aveva dovuto mettersi a lavorare giovanissimo in città. Questo gli offrì l’occasione di avvicinarsi all’associazionismo di matrice cristiana, prima le Conferenze di San Vincenzo, poi l’Azione cattolica, dove  avrebbe maturato le convinzioni e le scelte decisive della sua vita. Nel 1943, subito dopo l’armistizio firmato dall’Italia, l’Alto Adige fu occupato dalle forze armate di Hitler e le province di Trento, Bolzano e Belluno furono annesse alla Germania. Josef,  che nel frattempo si era sposato con Hildegard e ne aveva avuto un figlio, Albert,  fu arruolato a forza tra le SS e inviato a Koenitz, nella Prussia orientale, per l’addestramento. Quando venne il giorno del giuramento, il 4 ottobre 1944, tra lo stupore dei commilitoni, Mayr dichiarò di non poter giurare fedeltà al Führer. Essere cristiani è una cosa seria, terribilmente seria. Che impedisce di mettersi ad adorare gli idoli del mondo. Anche quando tutti lo fanno. Processato, fu rinchiuso nel carcere di Danzica, sotto l’accusa di tradimento e infine fu destinato al campo di sterminio di Dachau. Mayr, già gravemente ammalato, a causa delle privazioni sopportate durante la prigionia, non vi sarebbe mai arrivato. Morì la notte del 24 febbraio 1945, nel vagone-bestiame del treno. Aveva fra le mani il rosario, un messale e il Nuovo Testamento.  

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro di Giona, cap.3, 1-10; Salmo 51; Vangelo di Luca, cap.11, 29-32.

 

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti ricercano l’Assoluto della loro vita nella testimonianza  per la pace, la fraternità e la giustizia.

 

Noi ci si congeda qui. Con una lettera scritta da Josef Mayr-Nusser alla moglie Hildegard, due mesi prima di morire. È tratta dal libro “Ultime lettere dei condannati a morte e di deportati della Resistenza (1943-1945)” a cura di Mimmo Franzinelli (Mondadori) ed è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Danzica, 5.12.1944. Carissima Hildegard! Dal 14 novembre mi trovo nella prigione di carcerazione preventiva a Danzica, la bella e antica città del Baltico, dove ha anche sede il tribunale delle SS da cui dipende Konitz. Il 12.11, quando ero ancora a Konitz, ti ho confermato l’arrivo della tua pasta ricevuta fino a quella data. Durante l’interrogatorio del 17.11 il giudice mi consegnò una tua lettera e una tua cartolina, come pure una lettera di Franzl; durante l’interrogatorio del 2.12 le tue lettere del 22 ottobre e del 12 novembre, la tua cartolina del 22 ottobre, una lettera di Mariedl del 26.10 e una lettera di (don) Hugo Nicolussi del 17.11. Una o due delle tue lettere le ha trattenute, come pure una lettera di Mariedl, perché secondo lui contenevano tentativi di influenzarmi, cosa non ammessa allo stato attuale dell’istruttoria. Dietro richiesta dei giudice ti prego anche di tralasciare nelle tue lettere allusioni alla “mentalità prussiana”, ai “corsi ultra accelerati” e simili punte polemiche. Lettere di questo tipo non mi possono essere consegnate e così perdo anche le notizie di casa che attendo tanto ansiosamente. Non posso ancora dirti quando si deciderà la mia sorte e ti prego di pazientare. Dio, il Padre che, pieno di amore, veglia su di noi sempre e ovunque, non ci abbandonerà. L’amore e la fiducia che le tue lettere esprimono mi hanno veramente rinfrancato il cuore e posso solo ringraziarti di cuore. I limiti di spazio consentitimi mi impediscono di risponderti più dettagliatamente. Quando hai l’occasione, ti prego di ringraziare a nome mio Mariedl e, attraverso di lei, Franzl e don Hugo. Per intanto scriverò solo a te, fino a quando la corrispondenza è così limitata e ti prego di salutare sempre tutti i nostri parenti e conoscenti. Con tutto il mio amore, in fedeltà Peppi. (Josef Mayr-Nusser).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 24 Febbraio 2010ultima modifica: 2010-02-24T23:47:00+01:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo