Giorno per giorno – 19 Dicembre 2009

Carissimi,

“Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccarìa, della classe di Abìa, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni” (Lc 1, 5-7). E uno dice: serve a niente essere buoni. Del resto sta scritto persino nella Bibbia: “Vi è una sorte unica per tutti, per il giusto e l’empio, per il puro e l’impuro, per chi offre sacrifici e per chi non li offre, per il buono e per il malvagio, per chi giura e per chi teme di giurare” (Qo 9,2). E letto così, sembra una bestemmia. Ma allora, perché essere giusti? Zaccaria ed Elisabetta non se chiedevano, proprio perché lo erano. Anche se dentro, nel profondo, quasi inavvertita, una preghiera, dovevano pure covarla. Un figlio, solo quello. Cioè, il domani come benedizione. Anche se l’esperienza dimostra che non sempre le cose – il figlio e la benedizione –  si equivalgono. Ma ai poveri basta anche solo segretamente  sperarlo. E Zaccaria era un povero prete di campagna. Ed Elisabetta la sua povera moglie. Ma, l’uno e l’altra avevano il loro destino scritto nel nome. “Dio-si-ricorda” era il significato del nome di lui, “Dio-la-mia-pienezza”, quello di lei. E Dio può anche fingersi smemorato, o sordo, o muto, ma poi, al momento giusto, interviene. Però Zaccaria, come ogni buon prete, è un po’ miscredente, e allora ecco che non sa più parlare. È il silenzio della chiesa (e nostro, perciò), l’incapacità a profetizzare. Ma il dono è già lì, un semino nascosto che cresce nel grembo della storia.  E che Giovanni (“Dio-fa-grazia”) sia nato e già all’opera ce lo rivelerà il fatto che “ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto” (Lc 1, 16-17). Ricondurre i cuori dei padri verso i figli, cioè, le generazioni attuali che si fanno carico di quelle future. Ciò che non è avvenuto in questi giorni a Copenaghen. La gravidanza di Elisabetta deve ancora avvenire o sarà comunque lunga. O l’angelo non è ancora apparso a Zaccaria, di cui Dio non si è ancora ricordato. O solo tergiversa un po’. Perché noi si continui a pregare. E ci si dia, nel caso, una mossa.

 

Oggi il nostro calendario ecumenico ci porta la memoria di Abū Hāmid al-Ġazālī, mistico islamico.

 

19 GHAZALI.jpgAbū Hāmid Muhammad ben Muhammad al-Ġazālī era nato a Tus (nell’attuale Iran) nel 1058 Fu professore di filosofia, teologia e diritto a Baghdad. A trentasette anni, nonostante il successo e la stima conquistata negli ambienti accademici, conobbe una profonda crisi spirituale, che descrisse in questi termini: “Ho esaminato le motivazioni che mi guidavano nel mio insegnamento e ho capito che non si trattava di un semplice desiderio delle cose di Dio, ma che l’impulso che mi muoveva era il desiderio di conquistare una posizione influente e il riconoscimento pubblico”. Questa presa di coscienza lo spinse ad abbandonare il mondo per diventare un sufi pellegrino. Dopo undici anni passati in meditazione e in ritiro, si lasciò convincere  dal Sultano dell’epoca a tornare ad insegnare nella città di Baghdad.  Ma solo per poco tempo. Ben presto decise infatti di ritirarsi nella città natale, dove visse gli ultimi tempi della sua vita con pochi discepoli in un convento sufi, dove morì il 19 dicembre 1111 (15 Jumaada Thaani 505). Le sue numerose opere, tra cui la più famosa è Il Ravvivamento delle Scienze della religione,  sono notevoli per vigore e sottigliezza dottrinale, nonché per il grande spirito di tolleranza.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro dei Giudici, cap.13, 2-7. 24-25a; Salmo 71; Vangelo di Luca, cap. 1, 5-25.

 

La preghiera del sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

 

Il libro dell’amore, del desiderio, della familiarità e della soddisfazione”, uscito in Italia con il titolo ”L’amore di Dio” (EMI), è il sesto volume del quarto e ultimo tomo dell’opera “Ravvivamento delle scienze della religione” di  Abū Hāmid al-Ġazālī. Ve ne proponiamo un brano, nel congedarci, come nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Yahyā b. Mu‘ād disse: La Sua indulgenza abbraccia le colpe; che dire allora del Suo compiacimento? Il Suo compiacimento abbraccia le speranze, che dire allora del Suo amore? Il Suo amore stupisce gli intelletti, che dire allora del Suo affetto? Il Suo affetto fa dimenticare ciò che Gli è inferiore, che dire allora della Sua benevolenza?”. In alcuni libri [si legge]: “Mio servitore, Io te lo giuro, ti amo; per il diritto che ho su di te, sii per me un amante!”.  Yahyā b. Mu‘ād  disse: “Il peso di un grano di senape d’amore mi è più caro di settant’anni di devozione senza amore”. Egli disse ancora: “Mio Dio, io dimoro nell’annullarmi in Te, occupato solo a lodarTi. Bambino, mi hai guidato verso di Te, mi hai ricoperto con la Tua conoscenza e mi hai reso possibile la Tua benevolenza; mi hai portato negli stati spirituali e mi hai fatto provare molte pratiche: velamento, pentimento, ascesi, desiderio, soddisfazione e amore. Mi hai dissetato alle Tue fonti e mi hai lasciato libero nei Tuoi giardini, perseverante al Tuo ordine e innamorato della Tua parola. Ma ora che i miei baffi sono cresciuti e il mio presagio è apparso, come posso allontanarmi da Te, oggi che sono vecchio, dato che Tu mi hai abituato a tutto questo fin da bambino? Trascorro tutto il tempo accanto a Te, nel pregare sommessamente e nel rivolgere un’umile supplica a Te, perché io sono un amante, e ogni amante è perdutamente innamorato del suo beneamato ed è disinteressato a chi è altro dal suo beneamato”. (Abū Hāmid al-Ġazālī, L’amore di Dio).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 19 Dicembre 2009ultima modifica: 2009-12-19T23:15:00+01:00da fraternidade
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