Giorno per giorno – 25 Novembre 2009

Carissimi,

“Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza” (Lc 21, 12-13). Se in una situazione di ingiustizia, la Chiesa non è perseguitata, o è perché è alleata agli ingiusti poteri, ed è perciò essa stessa complice dell’ingiustizia, o è perché la fede che annuncia è altro dalla “buona notizia” di Gesù di Nazareth.  Che è, sempre e soltanto, la buona notizia della liberazione recata ai poveri. Estensibile, in seconda battuta, a quanti vi aderiscono e vi si associano. Per benigna concessione di Nostro Signore.  E solo a causa di questa. Diversamente, è solo un po’ di oppio. Come diceva un tale.

 

Il martirologio latino-americano ci porta la memoria Marçal de Souza Tupã-y, martire della causa indigena. Noi lo ricordiamo assieme alla figura di un rabbino saggio e misericordioso: Rabban Gamaliel, maestro in Israele.

 

25 MARÇAL DE SOUZA.jpgMarçal de Souza Tupã-Y era nato il 24 dicembre 1920, a Rincão do Júlio, nella regione di Ponta Porã, nel Mato Grosso do Sul (Brasile). Rimasto orfano a otto anni, fu mandato nella Nhanderoga (la “nostra casa”), come si chiamava l’orfanatrofio dei bambini indigeni della Missione Caiuá, nell’area indigena di Dourados. A 12 ani si trasferì con una coppia di missionari presbiteriani a Campo Grande. Lì conobbe un ufficiale dell’esercito che lo portò, diciottenne, con la sua famiglia a Recife, dove lavorò in cambio di vitto, alloggio e studio. Due anni dopo, Marçal era però già di ritorno a Dourados, dove prese a lavorare per la Missione Caiuá come insegnante e interprete di guaranì. Nel 1959, terminato un corso dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità, divenne infermiere, una professione che esercitò sino alla morte. Nel 1963, Marçal fu eletto cacicco della Riserva Indigena di Dourados. Dall’inizio degli anni 70 cominciò a denunciare l’espropriazione delle terre indigene, il taglio illegale di legname, la riduzione in schiavitù degli indigeni e il traffico di bambine indigene. Nel 1976 conobbe e integrò il CIMI, un’organizzazione della chiesa cattolica, impegnata ad aiutare l’organizzazione indigena. Nel 1980, fu scelto a rappresentare la comunità indigena nell’incontro previsto con Giovanni Paolo II, durante la sua prima visita in Brasile. L’11 luglio 1980, quando il papa stava congedandosi dalla popolazione all’aeroporto di Manaus, Tupã-Y fece un discorso in cui denunciò senza mezze parole le aggressioni dei bianchi contro gli indigeni e la perdita dei diritti indigeni lungo i secoli.  In quello stesso anno, Marçal lasciò nella riserva di Dourados la sua sposa meticcia, dona Aristídia, con i suoi dieci figli, di cui tre adottivi, e se ne andò a vivere alla maniera guaranì in una piccola regione, a Campestre, nel municipio di Antonio João, nei pressi della frontiera col Paraguay.  Lì, il 25 novembre 1983, aprendo la porta a qualcuno che stava chiedendo un medicinale per il padre malato, fu aggredito da due individui, che lo finirono con cinque tiri a bruciapelo. Lasciava la seconda moglie, l’india Celina Vilhava, di 27 anni, gravida di nove mesi. Le prime indagini additarono il mandante dell’assassinio in un fazendeiro che aveva cercato di corrompere Tupã-Y per ottenere l’allontanamento degli indios kaiowá dal villaggio di Pirakuá, a Bela Vista (MS). Inutilmente. La cosa non ebbe seguito e i responsabile dell’assassinio rimasero impuniti.

 

25 RABBI GAMLIEL.jpgNipote di Hillel, Gamaliel, nato intorno al 40 a.C., resse la presidenza del grande Sinedrio di Gerusalemme tra il 22 e il 50 d.C.,  prima della distruzione del Tempio. Vero discendente di Hillel, era misericordioso e indulgente nell’interpretare e applicare la Legge, dandosi da fare per proteggere le fasce più deboli della popolazione, in particolare le donne, e tutelarne i diritti. Fu il primo a meritare il titolo di Rabban, Nostro Maestro. Diceva: Nessuno può imporre agli altri una legge che la maggioranza non è in grado di rispettare. Aperto e rispettoso con tutti, insegnava che gli ebrei devono trattare gli altri popoli con lo stesso affetto e carità che riservano a quelli della loro stirpe. Anche in relazione al gruppo dei giudei-cristiani, il suo atteggiamento fu molto tollerante e comprensivo. Intervenne in difesa degli apostoli e ne ottenne la liberazione. Fu per alcuni anni  maestro di Paolo (At 22,3) e nel Nuovo Testamento è definito “dottore della legge rispettato da tutto il popolo”(At 5,34). Secondo una tradizione, morì nel 62 d.C.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Profezia di Daniele, cap. 5,1-6.13-14.16-17.23-28; Salmo (Salmo da Dn 3, 62-67); Vangelo di Luca, cap. 21,12-19.

 

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti, spesso lontani dalle forme e istituzioni religiose tradizionali, vivono la ricerca e l’incontro con l’Assoluto nell’impegno per un mondo di pace, giustizia, fraternità e libertà.

 

25 CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE.jpgOggi si celebra anche la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle Donne, voluta a partire dal 1998 dall’ONU per sensibilizzare opinione pubblica e governi circa le molteplici forme di violenza, discriminazione,  abusi e molestie, di cui sono vittime le donne nel mondo. Varrà la pena ricordare, a questo proposito, che la violenza familiare in Europa è la prima causa di morte delle donne tra i 16 e i 44 anni. La data di oggi è stata scelta nel ricordo di tre sorelle,  Minerva, Maria Teresa e Patria Mirabal, sequestrate, torturate, violentate e uccise da agenti della polizia segreta del dittatore Trujillo, il 25 novembre 1960, nelle Repubblica Dominicana, mentre si recavano in visita ad alcuni loro congiunti, detenuti politici.

 

Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura il brano di un articolo di Jon Sobrino, dal titolo “Perfil de una santidad política”, apparso in  Concilium n.183 (marzo 1983). È, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

I santi politici sono una realtà. I popoli che soffrono riconoscono come santi coloro che per amore si incarnano nel politico e riconoscono come santi di oggi soltanto coloro che assumono il rischio di questa incarnazione. […] Attualmente, inoltre, dobbiamo parlare non solo di santi singoli, ma di collettività di poveri, di popoli interi che pertecipano della santità politica quando lottano per la liberazione dei poveri, riempiono di spirito cristiano queste lotte e quando, in ogni caso, partecipano della sorte del Servo di Yahvè nella loro stessa materialità di popoli crocifissi.  Questa santità ammette, ovviamente, diversi gradi; non coincide necessariamente con ciò che la Chiesa intende per santità nei processi di canonizzazione, dato che solo Dio conosce la misura dell’amore reale di questi nuovi santi. Però, nulla di tutto ciò deve portare ad ignorare questo fatto nuovo, sorprendente e massiccio, né lasciare di valorizzarlo in tutta la sua importanza. La santità politica è oggi storicamente necessaria perché i poveri colgano la buona notizia e la storia si incammini verso il regno di Dio dando il meglio di sé. È importante inoltre per la stessa Chiesa, perché al suo interno recuperi la verità del Vangelo e faccia di questo il fondamento della sua missione e perché all’esterno abbia e mantenga quella credibilità che, al giorno d’oggi, solo un amore efficace per i poveri potrà conferirle. Soltanto in questo modo, inoltre, essa saprà affrontare la sfida posta al futuro della fede dall’apparizione di altre istanze salvatrici dei poveri che non accettano o non rendono esplicito il Dio di Gesù Cristo. (Jon Sobrino, Perfil de una santidad política).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 25 Novembre 2009ultima modifica: 2009-11-25T23:03:00+01:00da fraternidade
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