Giorno per giorno – 02 Dicembre 2008

Carissimi,
“In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: “Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto” (Lc 10, 21). Lui aveva appena finito di ascoltare soddisfatto e divertito i discepoli raccontargli pieni di entusiasmo dei successi conseguiti nella loro recente trasferta e gli aveva anche detto: tutto bene, ragazzi, però ciò di cui dovete rallegrarvi non è tanto quello che siete riusciti a fare, ma il fatto che i vostri nomi sono scritti nel cuore di Dio. Per sempre. Anche quando succederà che non sarete in grado di combinare un accidente di niente. E, ora, subito dopo, si dirige al Padre e, pieno di Spirito (ma anche di spirito), scuote la testa e salta di allegria ed esclama, forse addirittura grida: Che Babbo incorreggibile che sei, che snobbi i sommi sacerdoti, e i teologi e i filosofi, e gli uomini del potere, per rivelarti ai piccoli, agli umili, ai poveri, ai dimenticati della storia! Sì, non c’è nessuna spiegazione per questo, se non il fatto che a te garba così. Ed è per questo che mi hai fatto nascere tra questi qui, con questa gente.
Una nostra amica ci ha telefonato oggi nel pomeriggio e ci fa: non riesco a vincere la mia inquietudine. E meno, male, le diciamo. L’inquietudine è un dono di Dio, che non ci lascia tranquilli nel mondo, nella chiesa, in famiglia, con noi stessi, e impedisce che ci si adagi in un tran tran che non porta da nessuna parte. Che ci si adegui passivamente a quanto succede. Inquietudine è virtù caratteristica di questo tempo di Avvento. Che ci mette in movimento, alla ricerca di un incontro non banale, di un significato che sia l’ultimo e il più grande di tutti. Del resto anche Lui dev’essere inquieto mica male. Alla ricerca di noi. Tutto sta a non desistere. Lui un po’ gioca a nascondersi. Noi si deve lavorare di fantasia, ma neanche così tanto. Lui, infatti, ci ha già detto a suo tempo dove e tra chi si lascerà trovare.

Il nostro calendario ci porta la memoria di Ita Ford, Maura Clarke, Dorothy Kazel, Jean Donovan, martiri nel Salvador, a cui noi aggiungiamo anche quella di don Danilo Cubattoli (don Cuba), prete dei carcerati e mistico.

02_IR_MAURA_CLARKE.JPG02_IR_JEAN_DONOVAN.JPG02_IR_ITA_FORD.JPG02_IR_DOROTHY_KAZEL.JPGIl pomeriggio del 2 dicembre 1980, le quattro donne venivano fermate all’uscita dall’aeroporto di El Salvador da cinque soldati salvadoregni in borghese. Trascinate in un luogo isolato, erano poi state stuprate e uccise. Si trattava di quattro missionarie nordamericane: Ita Ford, nata il 23 aprile 1940, e Maura Clarke, il 13 gennaio 1931, erano entrambe della Congregazione di Maryknoll, Dorothy Kazel, nata il 30 giugno1939, era orsolina, e Jean Donovan, nata il 10 aprile 1953, era invece laica. Le prime erano da molto tempo impegnate nel lavoro con la gente più povera ed emarginata. Prima di arrivare nel Salvador di mons. Romero, Ita aveva lavorato in Cile, sotto la dittatura di Pinochet, Maura in Nicaragua, Dorothy con gli indiani americani dell’Arizona, mentre la giovane Jean, solo due anni prima, aveva abbandonato una carriera promettente per diventare missionaria. Alla sequela di Gesù, queste donne seppero amare i poveri, non esitando a dare la vita per loro. Nel 1984, i cinque uomini, riconosciuti colpevoli, sarebbero stati condannati a 30 anni di carcere. Tre di loro sono stati liberati nel 1998 per buona condotta.

02 DON CUBATTOLI.jpgDanilo Cubattoli era nato a San Donato in Poggio (Fi), il 24 settembre 1922, da Adele e Giuseppe Cubattoli. Tredicenne, entrò nel seminario minore di Montughi a Firenze, città di cui, dal 1931, era arcivescovo Elia Dalla Costa, personalità di primo piano della Chiesa italiana, per umanità, dottrina, capacità di dialogo e profondità di spirito. Durante gli studi nel seminario maggiore di Cestello, Danilo ricevette dai compagni il soprannome di Cuba, che gli restò per tutta la vita. Ordinato prete l’11 luglio 1948, visse la stagione d’oro della chiesa fiorentina, quella di don Giulio Facibeni, Lorenzo Milani, Renzo Rossi, Silvamo Piovanelli, Ernesto Balducci, Raffaele Bensi, Bruno Borghi, Giorgio La Pira. Ispirato da quest’ultimo, alla fine degli anni Quaranta, dette vita all’associazione “Obiettivo Giovani di San Procolo”, che aveva come finalità l’assistenza e l’avviamento professionale di giovani provenienti dai ceti più poveri. Negli anni Cinquanta fu cappellano presso le carceri di Santa Teresa e delle Murate e, successivamente, presso l’istituto di pena di Sollicciano. E fu proprio per alleviare la pena dei detenuti e favorirne il reinserimento, che don Cuba prese a occuparsi di cinematografia, collaborando negli anni successivi con registi come Pasolini, Fellini, Bellocchio, Olmi, Benigni. Amatissimo da tutti e specialmente dai più giovani per la sua carica di allegria e di entusiasmo, e per la coerenza cristallina della sua testimonianza, don Danilo, il “prete dei carcerati”, è morto a Firenze il 2 Dicembre 2006.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Isaia, cap.11, 1-10; Salmo 72; Vangelo di Luca, cap.10, 21-24.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali dell’Africa Nera.

C’è il brano di una lettera che Ita Ford scrisse alla nipote sedicenne qualche tempo prima di morire, che sentiamo diretta anche a quanti di noi hanno molte primavere sulle spalle, e che vorremmo poter dirigere ai nostri famigliari, ai nostri amici e amiche, ai nostri compagni di cammino, vicini e lontani. Lo troviamo citato nell’articolo “Maura Clarke and Companions, Martyrs of El Salvador”, ospitato nel sito www.share-elsalvador.org/. Ed è, oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
In Salvador questi sono tempi terribili per la gioventù. Tempi in cui vediamo soffocati molto idealismo e e molto impegno. Le ragioni per cui così tante persone vengono uccise sono piuttosto complicate, tuttavia vi sono alcuni elementi chiari, semplici. Uno è che le persone hanno trovato un significato di vita, per il quale valga la pena sacrificarsi, lottare e persino morire. E che duri sedici, sessanta o novant’anni, per loro la vita ha uno scopo. Così, per molti aspetti, siamo gente fortunata. Brooklyn non sta passando per il dramma del Salvador, ma c’è qualcosa che può essere vera, ovunque si sia, e a qualunque età. Voglio dire che io spero che tu possa giungere a trovare ciò che dà alla vita un significato profondo per te, qualcosa che ti riempia di energia, di entusiasmo, qualcosa che ti renda capace di andare avanti. (Ita Ford, in “Maura Clarke and Companions, Martyrs of El Salvador”).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 02 Dicembre 2008ultima modifica: 2008-12-02T23:57:00+01:00da fraternidade
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