Giorno per giorno – 01 Novembre 2008

Carissimi,
“Che terno al lotto esserti trovato un’amica come me!”. O, anche: “Beato te, che godi buona salute!”, o “che puoi lavorare!”, o “che hai la moglie, il marito, i figli che hai!”, o anche solo “che te ne puoi andare in ferie!”. Sono esempi delle beatitudini quotidiane che siamo abituati a scambiarci. Davanti alle quali, quelle che il Vangelo ci fa ascoltare oggi (Mt 5, 1-12a) paiono così fuori dal comune. Eppure. Stamattina ci dicevamo che le strane beatitudini che Gesù pronuncia non vogliono essere un’apologia della sofferenza o della rassegnazione, vogliono solo dirci che siamo fortunati, perché “lì”, in quelle situazioni portate come esempio, noi incrociamo Dio. Lì, Lui ci attende al varco. Da sempre. Per cambiare le nostre e, assieme a noi, le altrui sorti. Come avveniva negli incontri con Gesù. Che, appunto avrebbe ben potuto dire: Fortunato te, cieco, zoppo, sordo, muto, triste, affamato e, persino, e più di altri, tu, peccatore, perché hai trovato me, perché curo la tua malattia, consolo la tua afflizione, sazio la tua fame, perdono il tuo peccato! In questo consiste l’accadere del Regno. E beato te, che sai essere mite, misericordioso, puro, operatore di pace e, per questo, accetti lo scotto di essere perseguitato! Perché, in questo modo, tu continui la mia presenza nel mondo.

01_TODOS_OS_SANTOS.JPGOgnissanti. La festa odierna ci riporta alla mente tutti i santi che, in vario modo, hanno accompagnato le nostre esistenze fino ad oggi. Quelli, forse, contemplati solo da lontano, che ci eravamo presi come impossibili modelli. O, più semplicemente, coloro accanto ai quali abbiamo camminato, gioito, sofferto. Coloro che ci hanno amati e che abbiamo amato; quanti erano angeli sotto sembianze umane, e coloro che avevano così tanti difetti che non ne ricordiamo più nemmeno uno e perciò vuol dire che il buon Dio (che è meno cavilloso di santa madre Chiesa), li ha già canonizzati in proprio. Ognissanti sono tutti loro. Anche quelli che si muovono ancora oggi intorno a noi, le donne di qui, silenziose (mica sempre!) e forti. E gli uomini, duri, cocciuti, resistenti, che se si concedono qualche peccato, è per restare umili e senza difese nell’amore. Di quelle e di questi, oggi non si può fare il nome, perché si farebbe comunque torto a qualcuno. E oggi invece è Ognissanti. Tutti santi, per Dio. Tutti belli e buoni. Come per mamma.

Assieme alla Festa di Tutti i Santi anonimi, di ogni popolo e cultura, noi celebriamo anche la memoria di Rupert Mayer, gesuita, martire del totalitarismo nazista.

01 Rupert_Mayer.jpgRupert Mayer nacque a Stuttgart il 23 gennaio 1876, ed entrò nella Compagnia di Gesù, già sacerdote, nel 1900. Per alcuni anni si dedicò a predicare le missioni popolari in Germani, Austria e Svizzera, poi, a partire dal 1912, assunse la cura pastorale degli immigrati a Monaco. Cappellano militare durante la Prima Guerra Mondiale, fu ferito ed abbe la gamba sinistra amputata. Nel 1917 riprese la sua attività pastorale, dedicandosi soprattutto ai più poveri. Attento all’evoluzione politica del suo paese, avvertì subito la vera natura e il pericolo del nascente movimento nazista e affermò ripetutamente che un cattolico non poteva in nessun caso aderirvi. Quando Hitler salì al potere, il coraggioso prete continuò a difendere e diffondere pubblicamente le sue idee, il che gli costò numerosi arresti, fino all’internamento, nel 1939, nel campo ci concentramento di Sachsenhausen. Le sue gravi condizioni di salute convinsero i nazisti, l’anno successivo, a trasferirlo in domicilio coatto nel monastero benedettino di Ettal, nella Baviera settentrionale. Morì di un colpo apoplettico mentre teneva l’omelia della festa di Ognissanti, a Monaco, il 1° Novembre 1945. La sua preghiera preferita era: “Signore, come tu vuoi, quando tu vuoi, ciò che tu vuoi, perché tu lo vuoi”. Come ricordava il P. Peter-Hans Kolvenbach, preposito generale della Compagnia di Gesù, in occasione della sua beatificazione: “In tutto quello che faceva, la proclamazione della Buona Notizia era intimamente legata all’impegno a favore dei poveri e degli oppressi. In molte maniere viveva l’opzione preferenziale per i poveri, riconoscendo sempre in essi il Signore in persona […] Formò, altresì, dei laici responsabili che divennero compagni d’apostolato nella proclamazione del messaggio della Fede, nella difesa dei perseguitati, nella cura dei poveri”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono propri della festa di oggi e sono tratti da:
Libro dell’Apocalisse, cap.7, 2-4. 9-14; Salmo 24; 1ª Lettera di Giovanni, cap.3, 1-3; Vangelo di Matteo, cap.5, 1-12a.

La preghiera del sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

Oggi si è concluso il soggiorno qui tra noi del nostro amico Pasqualino di Parma. Per oltre due mesi, ha condiviso, con molta spontaneità e semplicità, la vita della gente del bairro, i momenti della preghiera in comunità, il lavoro in mutirão, gli incontri di Fé e Luz, le visite all’Ospizio, alla chácara di recupero, alla prigione e altro ancora. Lascia dietro a sé forti legami di amicizia e, ovviamente, molta saudade. Noi continueremo a portarlo nella nostra preghiera e lo affidiamo anche alla vostra.

Per stasera è tutto. Noi ci congediamo qui, lasciandovi al brano di un’omelia dedicata dallo scomparso Card. Julius Döpfner, arcivescovo di Monaco, alla figura di Rupert Mayer. È per oggi il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
“Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli”. Anche in questo, la strada seguita da Rupert Mayer ci è di esempio, dato che tutte le epoche della sua vita sono contrassegnate dalla sua difesa costante delle giuste cause. La grande rettitudine del suo cuore ed il suo coraggio straordinario brillarono più pienamente sotto il nazismo, e ciò in maniera tanto più considerevole, in quanto le sue virtù si associavano a un grande discernimento, lo stesso che è chiaramente raccomandato nel discorso sulle Beatitudini. Non dimentichiamo inoltre ciò che non ci è consentito di ignorare: tali uomini, che si sono generosamente consacrati ad attività di ogni tipo volte al bene del loro prossimo, soffrono profondamente nel loro cuore ogni volta che non è dato loro di compiere qualcosa al servizio degli altri. Ma in tal caso, una volta compiuta una certa purificazione interiore, perseverando nell’imitazione del Nostro Signore crocifisso, matura alla fine l’atto d’amore supremo con il quale essi si offrono completamente e definitivamente a Dio. (Card. Julius Döpfner, Homélie).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 01 Novembre 2008ultima modifica: 2008-11-01T23:25:00+01:00da fraternidade
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