Giorno per giorno – 30 Ottobre 2008

Carissimi,
“Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che sono mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una gallina la sua covata sotto le ali e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata deserta!” (Lc 13, 34-35). Stamattina, quando alle sei e mezza, ci si è ritrovati a casa di Gerson, per la lettura quotidiana del Vangelo, è spuntato anche padre Paulo, un prete belga, che abita temporaneamente qui a Goiás, in attesa di essere assegnato a una qualche parrocchia. E intanto si guarda intorno. E ascolta. E questo è già un punto a suo favore. Non solo, ma quando i presenti aprono bocca per dire qualcosa, lui annota tutto diligentemente su un piccolo taccuino che si porta appresso. A dona Dominga (ma anche agli altri) è piaciuto il fatto che Gesù si paragoni a una chioccia e dice: Spesso tra noi c’è chi usa l’espressione “testa di gallina” come insulto, però io ricordo che una volta, durante un’inondazione, una gallina, in un batter d’occhio, riunì la sua covata sotto le sue ali ed è rimasta lì, sfidando le acque minacciose, e dava l’impressione di parlarci, ai suoi pulcini, e di tranquillizzarli. Ed è solo quando l’acqua è rifluita che li ha di nuovo spinti fuori a cercarsi cibo. La metafora usata da Gesù deve significare questo: una città che uccide i profeti e coloro che le sono inviati, una società che resta preda dei suoi istinti egoisti, che si chiama fuori dalla pratica della misericordia, non può alla fine che restare deserta, abbandonata. Se la pietà e la compassione muore per alcuni, muore per tutti. E, alla fine, è l’inferno. Gesù è, allora, la riproposizione ostinata del Principio della Cura come soluzione dei mali del suo tempo. E del nostro. Come la chioccia. Sarà così anche sulla croce: stenderà le sue ali protettrici persino sui suoi crocifissori: Padre, perdonali! E questa parola non è detta, perché loro debbano temere chissà quale vendetta dal Padre, ma perché possano apprenderla e praticarla. E trasformare le relazioni, rimuovendo le ingiustizie e abolendo ogni sorta di inimicizia. Rendendo la città nuovamente umana e vivibile.

Due sono i martiri di cui facciamo memoria oggi: Marcello di Tangeri, obiettore di coscienza, martire della non-violenza, e Santo Dias, martire della giustizia e della solidarietà.

Giovane nordafricano, Marcello era centurione dell’esercito romano, quando, scegliendo la non-violenza, rifiutò di continuare a servire in armi l’impero. Gli atti del processo riferiscono che il 21 luglio del 298, mentre si celebrava la festa degli “augusti imperatori” Marcello, centurione ordinario, gettò le sue armi alla presenza della truppa riunita e proclamò la sua rinuncia al servizio militare per servire nella milizia di Cristo. Il 28 luglio fu interrogato dal comandante Fortunato, il quale considerando la gravità del delitto, decise di inviarlo al suo superiore gerarchico, Aurelio Agricolano, a Tangeri. Il 30 ottobre Marcello, introdotto alla sua presenza, fu interrogato nuovamente. Agricolano gli chiese: “Quale furore ti ha preso così da profanare il giuramento?”. Marcello rispose: “Non è certo pazzo uno che teme Dio”. Agricolano domandò ancora: “È vero che hai gettato a terra le armi?” e Marcello di ritorno: “Sì, non è lecito infatti combattere al servizio del potere di questo mondo per un cristiano che teme Cristo Signore”. Agricolano disse allora: “Si decreta che sia condannato a morire di spada Marcello che pubblicamente ha rinnegato il suo giuramento e profanato il grado di centurione, nel quale militava, ed ha pronunziato le parole piene di folli riportate negli atti del comandante”. E mentre veniva condotto al supplizio, Marcello disse: “Il Signore ti benedica”. E dopo queste parole venne ucciso con la spada.

30 SANTO DIAS bis.jpgSanto Dias era nato il 22 febbraio 1942, nella Fazenda Paraíso, municipio di Terra Roxa (entroterra di São Paulo), da Laura Amâncio e Jesus Dias da Silva. Dopo aver lavorato come bracciante, partecipando al sindacato dei lavoratori agricoli e alle sue azioni di lotta, nel 1961 fu espulso dalla terra dove era colono, per aver chiesto di essere messo a libretti e si trasferì nella capitale. Assunto in una fabbrica metallurgica, fu membro attivo delle Comunità ecclesiali di base e ministro dell’Eucaristia, agente della Pastorale operaia e leader sindacale. A causa di questa sua militanza subì ripetutamente repressione e licenziamenti, senza mai lasciarsi intimidire. Sposato con Ana Maria, da cui ebbe due figli, Santinho e Luciana, fu ucciso a 37 anni, durante una pacifica manifestazione di lavoratori metallurgici a São Paulo il 30 ottobre 1979. I funerali, presieduti, nella cattedrale di São Paulo, dal card. Paulo Evaristo Arns e da altri undici vescovi, riunirono migliaia di persone, delle comunità cattoliche, ma anche rappresentanti delle chiese evangeliche, ebrei, spiritisti, seguaci delle religioni afro e dei movimenti politici allora in lotta per la democrazia.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera agli Efesini, cap.6, 10-20; Salmo 144; Vangelo di Luca, cap.13, 31-35.

La preghera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

Nel mese di ottobre di ventiquattro anni fa, uno dei nostri, con un’amica, si recava ad Assisi, per un incontro con Arturo Paoli, organizzato dalla Cittadella. Il tema dell’incontro era: “Progetto/Gesù: una società fraterna”. Beh, quell’incontro non fu uno scherzo. C’era materia per rifletterci una vita. La nostra amica Liviana lo ricorderà. Arturo si rivelò un fraterno pugno nello stomaco. Lì, lei e l’amico conobbero Mariuccia e, attraverso lei, la Rete Radié Resch, e, attraverso questa, il Brasile e Goiás. E qui, in seguito nacquero un gran numero di amicizie, che resistono nel tempo. Cosa diceva il Baal-Shem Tov? Diceva che “nessun incontro – con una persona o una cosa – che facciamo nel corso della nostra vita è privo di un significato segreto”. Forse, alcuni lo sono più di altri. Beh, se menzioniamo quell’incontro, è perché, giunta l’ora di congedarci, vogliamo proporvi un brano del libro che ne era stato tratto, con lo stesso titolo. Crediamo ci farà bene ascoltare (o riascoltare) fratel Arturo. È questo, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Si parla molto di vita, ma se ne parla in maniera astratta. […] Parliamo sempre in termini idealistici, spiritualistici; quando si tratta della riconciliazione tutti ne convengono, ma quando entriamo nel concreto e vediamo che non è un termine unicamente spirituale, ma è anche materiale, economico, politico, allora non intendiamo più le cose. Ugualmente quando parliamo di fraternità, di uguaglianza, ecc. dobbiamo vedere in tutta la sua globalità che cosa significa questo. […] Lo stesso Gesù è entrato nel conflitto, la prova migliore, più chiara è proprio la sua morte. Se non fosse entrato nel conflitto, in questa divisione, se non avesse assunto la parte di quellio “che sono caricati di pesi insopportabili, mentre voi non muovete un dito”, forse sarebbe morto nel letto, l’avrebbero assunto in cielo, non so che sarebbe successo, certamente non sarebbe morto sulla croce. Quindi, riconciliazione non vuol dire essere uomini tranquilli, vuol dire assumere, prendere coscienza di questo dramma del mondo, di questa divisione, di questa non-fraternità, di questa non-riconciliazione. Viviamo in un mondo in cui la riconciliazione del Padre non è storicizzata, non è visibile, non è reale, non è concretizzata e quindi noi dobbiamo concretizzarla. […] Come renderla visibile? Nella riconciliazione tra noi. Che fare per realizzare questa riconciliazione tra noi? Da che parte devo partire? Qual è il luogo storico nel quale mi devo mettere per realizzare questa riconciliazione? È dalla parte di quelli che sono stati esclusi, di quelli che sono fuori. Non è certamente dalla parte degli escludenti, perché quelli che escludono vuol dire che non li vogliono, perciò dobbiamo metterci dalla parte di quelli che sono esclusi. (Arturo Paoli, Progetto Gesù: una società fraterna).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 30 Ottobre 2008ultima modifica: 2008-10-30T23:22:00+01:00da fraternidade
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