Giorno per giorno – 26 Aprile 2008

Carissimi,
“Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia” (Gv 15, 18-19). Il mondo, qui, non è il mondo in sé, ma il suo organizzarsi secondo una logica che è il contrario di quella divina: la logica del dominio, invece che quella del dono e della cura. Così, una chiesa adulata e vezzeggiata dai potenti della terra dovrebbe cominciare a preoccuparsi e chiedersi se non ci sia qualcosa che non va nel suo annuncio e nella sua testimonianza. E, ugualmente noi, se ci sentiamo tutto sommato a nostro agio nella mentalità corrente e nei valori che essa ci propone, forse è perché abbiamo preferito mettere da parte l’Evangelo. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Oggi il nostro calendario ci porta la memoria di Origene, catechista, presbitero e martire, di Albert Peyriguère, contemplativo “berbero tra i berberi”, e di mons. Juan José Gerardi Conedera, martire per i diritti umani in Guaemala..

945805267.jpgOrigene nacque verso il 185 probabilmente ad Alessandria . La persecuzione del 202 vide il martirio di suo padre, Leonida, e ridusse la famiglia in miseria. Nel 204 il vescovo della città, Demetrio, lo mise a capo della prima scuola catechetica ufficiale. Sostenitore di una vita ascetica, interpretando alla lettera un passo evangelico su quanti si fanno eunuchi per amore di Dio, Origene si evirò verso il 210. Forse dopo la persecuzione di Caracalla nel 215 , si allontanò da Alessandria e si recò in Palestina, dove su richiesta dei vescovi Teoctisto di Cesarea e Alessandro di Gerusalemme, svolse un’intensa attività di predicazione e fu ordinato sacerdote. Tornato ad Alessandria, il vescovo Demetrio giudicó illegittima la sua ordinazione, a causa della sua mutilazione, e cominciò a perseguitarlo. Questo lo indusse a far ritorno a Cesarea e a stabilirsi là, fondando una scuola simile a quella di Alessandria. Fu scrittore infaticabile, scrisse commenti a quasi tutti i libri della Scrittura e numerosissime omelie o prediche, che prendono spunto da passi evangelici o biblici. Durante la persecuzione dell’ imperatore Decio fu incarcerato e barbaramente torturato. Morì in conseguenza di questo trattamento, all’ età di 70 anni, nel 253, a Tiro.

215433483.jpgAlbert Peyriguère era nato il 28 settembre 1883 ed era stato ordinato prete l’ 8 dicembre 1906. Nel 1914 fu inviato al fronte come barelliere e il coraggio dimostrato gli valse la croce di guerra e la medaglia al valor militare. Nel 1920 decise di partire per la Tunisia, dove, in un primo tempo, fu cappellano in un collegio, a Silonville, e poi parroco a Hammamet. Fu a quell’epoca che lesse la vita di Charles de Foucauld e decise che la sua vocazione sarebbe stata di vivere l’ideale evangelico secondo la spiritualità dell’eremita del Sahara. Per dar compimento al suo desiderio di “vivere in mezzo ai più poveri, tra gli indigeni, conducendo una vita di preghiera, di lavoro manuale, di sacrificio e di povertà”, nel giugno del 1926 lasciò la Tunisia per l’Algeria, dove con padre Camille de Chatouville, che aveva conosciuto l’eremita di Tamanrasset, fondò, nell’oasi di La Daya, una fraternità basata sulla regola scritta da de Foucauld. Durò poco. Debilitato, Peyriguère fece ritono in Francia il 29 agosto 1926. Nel gennaio del 1927, tuttavia, era già nuovamente in viaggio, questa volta con destinazione Marocco. Nel 1928 fu inviato a Taroudant, in una regione devastata dalla fame e da un’epidemia di tifo. Il prete si ammalò. Trasportato in fin di vita all’ospedale, riuscì tuttavia a scamparla. Nel luglio dello stesso anno decise di andare a vivere tra i Berberi, nel villaggio di El Kbab. Lì resterà fino alla morte e lì compirà il passo della sua più profonda conversione, che lo porterà a fare ciò che era mancato al suo modello e ispiratore: denunciare il colonialismo francese e le azioni criminali di cui si stava rendendo responsabile e schierarsi risolutamente al fianco della lotta per l’indipendenza del popolo marocchino. Quando, due anni dopo il conseguimento dell’indipendenza, il principe ereditario Moulay Hassan, il futuro re Hassan II, si recò a El Kbab per inaugurare una moschea, volle incontrare il marabutto cristiano per ringraziarlo: “Mio padre ed io, gli disse, sappiamo tutto ciò che avete fatto e tutto ciò che fate”. E l’anziano eremita gli rispose con un sorriso: “Anch’io sono un martire dell’indipendenza!…”. Albert Peyriguère morì a El Kbab il 26 aprile 1959 e fu sepolto, come desiderava, tra la sua gente.

762287529.jpgJuan José Gerardi Conedera nacque a Città del Guatemala il 27 dicembre 1922. Ordinato sacerdote nel 1946, svolse la sua attività pastorale soprattutto nelle zone rurali del Paese, fino a quando fu nominato, il 9 maggio 1967, vescovo di Verapaz. Scelse come priorità del suo ministero la difesa e la valorizzazione della popolazione indigena, della loro cultura e delle loro lingue. Negli anni settanta, quando impersava la violenza militare, non esitò a far sentire la sua voce in difesa delle vittime. Nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Guatemala, divenne, nel 1988, membro della Commissione nazionale di Riconciliazione, che aveva il compito di favorire i colloqui tra la guerriglia, il governo e la società civile in vista degli Accordi di Pace, che sarebbero stati firmati nel 1996. Fu tra i fondatori dell’Ufficio dei Diritti Umani dell’Arcivescovado (Odha) e si fece promotore del progetto “Recupero della Memoria Storica”, che produsse il rapporto “Guatemala: Nunca más”, una raccolta di migliaia di testimonianze delle vittime della violenza di trentasei anni di guerra civile e della repressione scatenata dall’esercito contro le popolazioni indigene. Due giorni dopo la presentazione del Rapporto, il 26 aprile 1998, mons. Gerardi veniva assassinato.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap. 16, 1-10; Salmo 100; Vangelo di Giovanni, cap.15, 18-21.

La preghiera del sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

La Chiesa latino-americana è stata per molti anni, in tempi recenti, arricchita del sangue di moltissimi suoi martiri, di cui Mons. Gerardi è solo uno dei possibili esempi. La scelta di non appartenere a quel mondo, di cui l’agire di Gesù attesta l’intrinseca malvagità (Gv 7,7), ci porta a sognare e ad inventare i modi per portare a realizzazione la proposta di Gesù. È quanto esprime il profetico e battagleiro vescovo mons. Pedro Casaldáliga in questo suo “Credo nella causa dell’uomo nuovo”. Che è per oggi il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Credo in un’umanità diversa, più fraterna. / Il mondo ha bisogno di respirare armoniosamente in maniera umana. / Gli uomini tutti devono arrivare a riconoscersi gli uni gli altri come uomini, / come fratelli, nell’utopia della fede. / Credo nell’impossibile e necessario uomo nuovo! / Non credo nella segregazione razziale o classista, / perché una sola è l’immagine di Dio nell’uomo. / Non credo in nessuna schiavitù, / perché tutti abbiamo il diritto e dovere / di vivere nella libertà di figli con cui Cristo ci ha liberati. / Non credo in nessun capitalismo, / perché il vero capitale umano è l’Uomo. / Non credo nel progresso a qualsiasi costo, / perché l’uomo è stato comprato al prezzo dei sangue di Cristo. / Non credo nella logorante società dei consumi, / perché soltanto sono beati quelli che hanno fame e sete di giustizia. / Non credo nel cosiddetto ordine dello status quo, / perché il regno di Dio e degli uomini è un cielo e una nuova terra. / Non credo nella città celeste a spese della città terrena, / perché la terra è l’unica strada che ci può portare al cielo. / Non credo nella città terrena a spese della città celeste, / perché “non abbiamo qui una città permanente / andiamo verso quella che deve venire”. / Non credo nell’uomo vecchio, / perché credo nell’uomo nuovo. / Amen. Alleluja! / (Pedro Casaldaliga, Credo nella causa dell’Uomo nuovo).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 26 Aprile 2008ultima modifica: 2008-04-26T23:24:00+02:00da fraternidade
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