Giorno per giorno – 22 Febbraio 2008

Carissimi,
“Il cuore… impreparato, perso in sciocchezze futili e meschine, potrebbe essere colto di sorpresa dalla sua ora, per amore di gioie piccole che hanno preferito vendere una gioia grande. Io me ne accorgo, il mio cuore no. Continua a sognare, incorreggibile, cullato da forze a me moleste, sempre oscillante fra il piacere e la tristezza. A me rimane la tristezza, l’incapacità e l’impotenza e una piccola speranza”. Lo scriveva nel suo diario una ragazza di vent’anni. In anni difficili, tragici. E altrove aveva annotato: “In fondo si tratta solo di tener duro, di resistere, nella massa che non tende a null’altro che al proprio tornaconto. Per loro, per raggiungere questo obiettivo, ogni mezzo è giusto. Questa massa è così travolgente, che si deve essere già cattivi semplicemente per restare in vita. Probabilmente solo un uomo finora è riuscito a percorrere tutta la strada, diritto fino a Dio. Ma chi lo cerca ancora, oggi?”. Noi, stasera, non si ha molta voglia di commentare o aggiungere qualcosa a queste crude e coraggiose osservazioni. In anni, almeno lì da voi e anche qui da noi, limitandoci all’arco dei rispettivi orizzonti, incomparabilmente meno difficili e tragici di quelli in cui quella ragazza scriveva. Eppure, già questo non avere sguardo per ciò che si consuma solo un po’ più in là, oltre le pareti poste a protezione delle nostre piccole sicurezze e conquiste, è segno di un “cuore impreparato, perso in scocchezze futili e meschine”. Incapace di sognare per tutti. Di resistere alla logica imperiosa del tornaconto, del quieto vivere, dei modelli di comportamento indotti su scala planetaria dai detentori del potere economico e politico attraverso l’uso sapiente, efficace e tempestivo della comunicazione mediatica, dei vari canali della [dis]informazione e/o intrattenimento. Big Brother e telenovelas delle reti berlusconiane o della Globo insegnano. “Non potremmo essere quasi felici di dover caricarci in questo modo una croce che talvolta sembra superare la misura umana? In un certo senso questa è una “letterale” sequela di Cristo. Noi vogliamo provare a non portare semplicemente questa croce, ma ad amare e a vivere sempre più perfettamente fiduciosi nella decisione di Dio. Così si compie il pieno senso di questa sofferenza dolorosa. Per noi la morte non è la fine, ma un passaggio, la porta della vera vita”. È anche in questo caso un ragazzo a scrivere queste parole, il giorno prima della sua esecuzione. Una chiamata a scelte coraggiose. Un invito anche per noi, oggi, a vivere quel “forti di spirito, teneri di cuore”, che riassume un po’ l’avventura di Quelli della Rosa Bianca. Per carità, nulla a che vedere con lo sparuto gruppo che, lì da voi, in questi giorni di anticipata campagna elettorale, se n’è appropriato il nome, cercando di competere, sul terreno di una asserita difesa dell’identità cristiana e dei suoi valori, con le falangi di forzaitalioti e ex-missini, fusi o confusi, finché durerà, in un cuore e un’anima sola, sotto lo sguardo benedicente del loro padrino politico.

Loro, la nostra memoria di oggi, sono stati una cosa seria. Si erano definiti la “cattiva coscienza” della Germania nazista. Erano quattro ragazzi e una ragazza, tra i venti e i venticinque anni, di diversa confessione religiosa: gli evangelici Hans School (nato il 22 settembre 1918) e sua sorella Sophie (nata il 9 maggio 1921); l’ortodosso Alexander Schmorell (nato il 16 settembre 1917), il cattolico Willi Graf (nato il 2 gennaio 1918), e Cristoph Probst (nato il 6 novembre 1919), che si fece battezzare solo un’ora prima dell’esecuzione, tutti universitari. A loro si era aggiunto Kurt Huber, cattolico e professore di filosofia (nato il 24 ottobre 1893). È a Sophie e a Willi che si si riferivano le citazioni in apertura.

669478633.jpg704188975.jpg360694522.jpg549194800.jpg1154967397.jpg646522019.jpgGià membri della Hitlerjugend, la gioventù hitleriana, Hans, Alexander, Cristoph e Willi, avevano partecipato alla guerra sul fronte russo. Poi avevano aperto gli occhi, decidendo che era tempo di aprirli anche agli altri loro connazionali. Sotto il nome di Die Weisse Rose, “La Rosa Bianca”, cominciarono a fare ciò che potevano e sapevano fare: redigere, stampare e diffondere volantini. I primi, nell’estate del 1942, in tiratura limitata, solo a Monaco, dove vivevano; l’anno successivo, con l’aiuto mediato dal professor Huber, anche in altre città, come Ulm, Stoccarda, Augsburg, Vienna, Berlino e altrove. Durante la distribuzione del sesto volantino, il 18 febbraio 1943, vennero arrestati Sophie e Hans con Willi; il giorno dopo fu la volta di Cristoph e poi, in rapida successione, il 24 febbraio, di Alexander e, il 27 febbraio, del prof. Huber. Il processo di Sophie, Hans e di Cristoph, celebrato immediatamente, si concluse il 22 febbraio con la loro condanna a morte per tradimento. Furono ghigliottinati nello stesso giorno. Il processo a Willi, Alexander e Kurt Huber, si svolse il 19 aprile, con esito identico. Schmorell e Huber vennero ghigliottinati il 13 luglio 1943, nella prigione di Monaco. Il giovane Graf, nei mesi successivi, fu ripetutamente torturato dalla Gestapo, che tentò inutilmente di estorcergli i nomi di altri compagni e fu infine ghigliottinato il 12 ottobre 1943. Restano per tutti esempio della forza e del coraggio che germinano da una coscienza che si educhi all’ascolto della Parola e alla lettura della realtà alla luce dell’evento della Croce.

La Chiesa cattolica celebra oggi la Festa della Cattedra di san Pietro apostolo, il pescatore ebreo, che, se in un primo tempo, secondo il racconto evangelico, resistette cocciutamente a concepire la testimonianza a Gesù come servizio umile reso ai fratelli (Gv 13, 6-7), divenuto responsabile della comunità, seppe alla fine ravvedersi. Così che, anche oggi, c’è speranza per tutti. Oltre ogni speranza che si spegne e muore.

I testi che la liturgia propone alla nostra riflessione sono propri della festività odierna e sono tratti da:
1ª Lettera di Pietro, cap.5, 1-4; Salmo 23; Vangelo di Matteo, cap.16, 13-19.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli dell’Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e misericordioso.

Il nostro Rafael è stato ricoverato la scorsa notte all’Ospedale São Pedro, con febbre altissima, dolori diffusi, vomito, senso di spossatezza. Noi crediamo di sapere che i medici non diagnosticheranno un bel nulla. Come è già successo altre volte. Invece, la diagnosi di dona Maria Rezadeira è di quelle che da secoli non trovano posto nei prontuari dei medici, ma è ben conosciuta dalla medicina popolare: espinhela caída. Bisognerà “benzer” con un ramino di fedegoso almeno tre volte. La formula la sanno loro, le “benzedeiras”, e dice più o meno: “Qui stanno le tre persone della santissima Trinità. Qui sta la carità e la virtù, questo figlio della Vergine Maria deve migliorare di ora in ora, di minuto in minuto, di giorno in giorno”. E tutto tornerà a posto. E dato che qui, in genere, i medici latitano, e quando ci sono, sarebbe meglio non ci fossero, è ancora il caso di affidarsi a dona Maria. E per stasera è tutto. Noi ci si congeda, offrendovi in lettura il brano di uno dei volantini, con cui i ragazzi della Rosa Bianca invitavano alla rivolta morale contro la barbarie del regime nazista. Lo troviamo nel bel sito della Rosa Bianca (quella autentica): www.rosabianca.org . Ed è per oggi il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
“Salus publica suprema lex”. Tutti i regimi politici ideali sono utopie. Uno stato infatti non può essere costruito in modo puramente teorico. Esso deve crescere e maturare come fa l’individuo. Ma non si deve dimenticare che in ogni civiltà fin dalle sue origini vi è già l’embrione di uno stato. La famiglia è antica quanto l’umanità: da questa comunità iniziale l’uomo come essere razionale si è creato uno stato, il cui fondamento deve essere la giustizia, e la cui legge suprema deve essere il bene di tutti. Lo stato deve manifestarsi in analogia con l’ ordine divino; la più sublime di tutte le utopie, la civitas Dei, è il modello cui ogni governo deve in definitiva ispirarsi. […] Ogni uomo preso singolarmente ha il diritto di pretendere un governo efficiente e giusto che assicuri sia la libertà individuale, sia il bene della collettività. Secondo la volontà di Dio, l’uomo deve cercare di raggiungere il suo fine naturale e la sua felicità terrena vivendo ed agendo in piena libertà ed indipendenza nell’ ambito della collettività statale. Invece il cosiddetto “Stato” in cui viviamo oggi è la dittatura del Maligno. […] È già così vinto dalla violenza il vostro spirito da farvi dimenticare che non è soltanto vostro diritto, ma anche vostro dovere morale rovesciare questo sistema? Ma se un uomo non ha più la forza di reclamare i propri diritti, allora sì che egli deve inevitabilmente perire. Meriteremmo di essere dispersi per il mondo , come polvere al vento , se non ci sollevassimo in questa ultima ora, ritrovando finalmente il coraggio che ci è mancato fino ad oggi. (La Rosa Bianca, Terzo volantino).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 22 Febbraio 2008ultima modifica: 2008-02-22T23:01:00+01:00da fraternidade
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