02 Febbraio 2008

Carissimi,
il Postino è uno di quelli che, se gli dai una mano, si prendono il braccio. Così, è vero che gli si era dato il permesso di farsi una pedalata fuori porta, senza, sotto sotto, credere che lui ci prendesse in parola. Ma lui. Lui, la mattina del 16 gennaio si è alzato che era ancora buio, ha messo quattro cose in borsa e, come fosse andare da qui a lì, ha preso una corriera e poi un’altra e si è fatto duemilaseicento chilometri. Che è, per avere un’idea, come andare da Napoli a Mosca, o giù di lì. Cinquanta ore di viaggio, attraversando lo Stato di Goiás, il Distretto Federale, la Bahia, il Pernambuco, il Ceará, per arrivare infine nella Paraiba. Da João Pessoa, la capitale, ha poi raggiunto Conde, e, a una manciata di chilometri, Jacumã, una sua piccola frazione, e, qualche chilometro più in là, un pugno di case, alcune ancora in costruzione, su strade sterrate. Ma, e questo è il bello, a pochi metri dall’oceano, località Tabatinga. Che è anche dove sorge la casetta di Sara. Lì il Postino ha fatto la conoscenza di Berenice e dei suoi figlioli, Didì, Dadà e Dudu. Anche loro ospiti della nostra sempre accogliente amica assisiate. Che, qualche settimana fa, di mattina, dopo una notte di tempesta, aveva scoperto, sotto la verzura dell’orto, la piccola gatta nera, Berenice appunto, fradicia d’acqua, stesa sopra i piccoli che aveva appena dato alla luce. Beh, il Postino se n’è rimasto lì dodici giorni interi di assoluto riposo, concedendosi ogni mattina, subito dopo l’alba, una lunga camminata in spiaggia, una breve nuotata, e poi, a casa. Anche perché lì, dopo le otto, il sole “frigge”. Poi, il 31 gennaio, il viaggio di ritorno, quasi sessanta ore, questa volta, e l’arrivo qui nel bairro. E l’India che grida, quando lo vede spuntare in fondo alla strada: Oh, il Postino è tornato dal Nordeste. E ride della sua risata. E la si sente fino alla piazza dell’Asilo. E qui piove che è un piacere e tutto è verde.

Oggi è la Festa della Presentazione del Signore.

814003509.JPGFu nel VI secolo che l’imperatore Giustiniano estese a tutto l’impero d’Oriente la festa di Ipapante (l’Incontro), che le comunità cristiane celebravano da quasi duecento anni il 2 Febbraio. La Chiesa di Roma l’avrebbe introdotta, un secolo più tardi, con il nome con cui la conosciamo oggi. Il papa Sergio I (687-701) istituì in tale data la più antica delle processioni penitenziali romane, che partiva dalla chiesa di S. Adriano al Foro e si concludeva a S. Maria Maggiore. Il rito della benedizione delle candele, praticato già nel sec. X, fu ispirato alle parole di Simeone: “Con i miei occhi ho visto il Salvatore. Tu l’hai messo davanti a tutti i popoli: luce per illuminare le nazioni”. Da questo rito è derivato il nome popolare di festa della “candelora”

I testi che la liturgia propone alla nostra riflessione sono propri della Festa di oggi e sono tratti da:
Profezia di Malachia, cap.3, 1-4; Lettera agli Ebrei, cap.2, 14-18; Salmo 24; Vangelo di Luca, cap.2, 22-40.

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

Oggi, il nostro calendario ci porta anche la memoria di Alfred Delp, martire del totalitarismo nazista.

1946337341.jpgAlfred era nato a Mannhheim in Germania il 15 settembre 1907, da madre cattolica e padre protestante e, quattordicenne, aveva ricevuto la sua Confermazione nella chiesa luterana, salvo passare, poco dopo, nella chiesa cattolica. Completati brillantemente gli studi, era entrato nella Compagnia di Gesù nel 1926. Ordinato prete nel 1937, contò tra i suoi amici il grande teologo gesuita Karl Rahner. Durante la seconda guera mondiale con altri amici entrò a far parte di un gruppo antinazista con lo scopo di individuare proposte nuove, oltre il capitalismo e il socialismo, sulla questione sociale e e sulle condizioni di vita dei ceti operai. La Gestapo cercò senza successo di dimostrare una sua collaborazione nel fallito attentato a Hitler. Arrestato nel 1944 a Monaco e poi trasferito a Berlino, nella sua autodifesa, Delp affermerà: “La mia colpa è solo quella di aver creduto che la Germania alla fine saprà uscire da quest’ora di tenebra e di angoscia e di aver rifiutato questo cumulo di arroganza, orgoglio e di forza che costituisce lo stile di vita nazista, e di averlo fatto come cristiano e gesuita”. Confinato in un’oscura cella e mantenuto in catene, nel dicembre 1944 Delp stese una serie di penetranti riflessioni sul tempo di Avvento e sul Natale, sullo sfondo della tragedia della guerra e della sua propria morte che sentiva ormai vicina. Fu impiccato nel carcere di Plotzensee il 2 febbraio 1945. Mentre si avviava alla forca disse al cappellano che l’assisteva: “Tra mezz’ora ne saprò molto più di te”.

Bene, Rafael oggi fa diciannove anni (anche se continua a dimostrarne qualcuno di meno) e ieri ha cominciato a lavorare al Supermercado Vila Boa. Lavoro duro, sembra. Ma che fa bene. E oggi irmã Paula che, è nel bairro un segno della presenza discreta, silenziosa e benefica del buon Dio, ricorda la sua professione religiosa. Beh, sono due buone intenzioni da mettere nella nostra e vostra preghiera.

Il Postino è qui solo da un paio d’ore e voi lo perdonerete (o lo ringrazierete) se non avendo avuto ancora il tempo di organizzarsi, non si dilunga oltre. Il vangelo di oggi ci dice che il vecchio Simeone, incontrando i genitori di Gesù mentre lo portavano al tempio per compiere ciò che è prescritto dalla legge, prese il bambino tra le braccia ed esclamò: “Ormai, Signore, puoi lasciare che il tuo servo se ne vada in pace: la tua promessa si è compiuta. Con i miei occhi ho visto il Salvatore” (Lc 2, 29-30). Noi ci congediamo qui, lasciandovi a un inno del padre David M. Turoldo, che dà voce allo stesso stupore e lode e ringraziamento. Possa avvicinarsi il giorno in cui questo sia vero per tutti noi. È il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Come son belli sui monti i tuoi piedi, / o messaggero di lieti annunzi: / tu sei la sola speranza degli uomini, / uomo e natura non altro sospira. // O messaggero di bene e di pace, / che pace annunzi e porti giustizia, / come son belli i tuoi piedi sui monti, / tu il desiderio dei colli eterni. // Ora l’annunzio si levi ed avvolga / non solo Sion ma tutta la terra: / “Regna il tuo Dio!”. Solo Dio ci libera: / vangelo antico, già come il Roveto. // Ecco il Signore di nuovo ritorna, / Gerusalemme di nuovo risorge: / pur le rovine fioriscano ancora, / mai nessuno disperi per sempre. // Così la voce di balza in balza / passa deserti e città e oceani: / tutti i confini del mondo vedranno / del nostro Dio la vera salvezza.// (David Maria Turoldo, La nostra preghiera).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

02 Febbraio 2008ultima modifica: 2008-02-02T23:44:00+01:00da fraternidade
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