Giorno per giorno – 14 Luglio 2017

Carissimi,
“Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani” (Mt 10, 16-18). Stasera, nella chiesetta dell’Aparecida, ci dicevamo che questa è una di quelle pagine di Vangelo che, al di là dell’invito con cui si apre, sempre valido, speriamo ragionevolmente non ci tocchi di sperimentarla in prima persona, dato che almeno apparentemente, almeno qui da noi, ci siamo lasciati alle spalle il tempo delle persecuzioni. O no? Gesù sta inviando i suoi (cioè, anche noi) ad annunciare e testimoniare concretamente che è giunto il tempo in cui Dio (anche attraverso noi) si dispone a “regnare”, sì, ma nella forma del servizio e della cura per gli ultimi, e avverte che questo scatenerà l’ira dei potenti, dei loro sostenitori e dei chierici loro alleati. Non si tratta quindi di una persecuzione alle chiese in quanto tali, che anzi esse sono le benvenute (come, allora, alcune sinagoghe), se si rivelano funzionali a un certo tipo di potere e a garanzia di privilegi consolidati, ma di comunità che assumono e fanno propria la causa di Gesù nella difesa e protezione dei senza voce e senza sorte e nella lotta contro ogni forma di male e oppressione. Tali persecuzioni, in una forma o nell’altra, di maggior o minore intensità, sono allora più comuni di quanto si sia portati a pensare. Di fronte ad esse siamo chiamati a prendere posizione. Sapendo che a sostenere la nostra debolezza ci sarà sempre lo Spirito del Padre e del nostro fratello maggiore, il Crocifisso risorto.

Il nostro calendario ecumenico ci propone oggi le memorie di Nersēs di Lambron, pastore e testimone di ecumenismo, e di Ahmad al-Alawi, mistico islamico.

Battezzato con il nome di Smbat, Nersēs era nato nel 1153 a Lambron in Cilicia, figlio di Oshin II, signore del luogo, e di Shahandukht, discendente di Gregorio l’Illuminatore. Adolescente, fu dai genitori inviato presso lo zio Nersēs Šnorhali, catholicos degli Armeni, che lo ordinò sacerdote. Il giovane si dimostrò presto versato nelle scienze sacre e profane e acquisì una profonda conoscenza di greco, latino, siriaco e copto, al punto che il nuovo catholicos armeno, Grigori Tlay, decise di nominarlo e consacrarlo vescovo di Tarso, quando era solo ventitreenne. Da allora e fino alla morte si dedicò con passione alla causa dell’unità tra la chiesa greca e quella armena, separate dall’epoca del Concilio di Calcedonia, scontando opposizioni, calunnie e umiliazioni da parte di entrambe le chiese. Morì il 14 luglio 1198 ed è dottore della Chiesa armena.

Abul Abbas Ahmad ibn Mustafa al-Alawi al-Mostaganimi, questo il suo nome completo, nacque a Mostaganem, nell’estremo nord dell’Algeria, vicino alla frontiera col Marocco, nel 1869. Di famiglia umile e rispettata, apprese il mestiere di calzolaio e visse per molti anni esercitando questa professione. Già da ragazzo manifestava un grande interesse per la vita dei mistici, ma la sua vita mutò radicalmente quando incontrò colui che sarebbe diventato il suo maestro, lo sceicco al-Buzidi, della Tariqah Darqawiya. A partire da allora il suo negozio venne trasformandosi in un vero e proprio centro di spiritualità, in cui era più il tempo dedicato alla preghiera che alla riparazione delle scarpe. Quando nel 1909 al-Buzidi morì, al-Alawi fu scelto come suo successore alla guida della Confraternita. Si dedicò allora a tempo pieno alla Tariqah, cominciando a percorrere la regione del Magreb e altri paesi per insegnare la sua dottrina e soprattutto la pratica del dhikr (l’invocazione dei nomi di Dio). Nel 1914 diede vita ad una Tariqah indipendente. Conoscitore degli altri cammini religiosi, lettore appassionato degli evangeli, soprattutto di quello giovanneo, visse e annunciò il cammino della contemplazione, in modo da affascinare poveri contadini, pastori, artigiani, guardato invece con sospetto da teologi, eruditi e giuristi islamici del suo tempo. Gli ultimi anni della sua vita videro al-Alawi consumarsi lentamente; le condizioni di salute precipitarono, l’alimento quotidiano si ridusse a un po’ di latte e a qualche dattero e lo sceicco, sempre più immerso nel nome di Dio, dedicava i momenti in cui gli era consentito a istruire i discepoli, nella sua zawia, nella città natale. La mattina del 14 luglio 1934, mandò a chiamare il medico e gli disse: “È per oggi. Promettetemi di non far nulla e di lasciare che le cose accadano”. Il dottore gli rispose che non vedeva peggioramenti nel suo stato di salute. Ma egli insistette: “So che è per oggi. Bisogna lasciarmi tornare nel grembo di Dio”. Due ore dopo si spense.

Libro di Genesi, cap. 46, 1-7. 28-30; Salmo 37; Vangelo di Matteo, cap.10, 16-23.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli dell’Umma islamica, che confessa l’unicità del Dio clemente e misericordioso.

Ed è tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura una poesia di Ahmad al-Alawi, dal titolo “Il (Dikhr) ricordo di Dio”, tratta da suo Dîwân . Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Le notti si perdono e si perdono giorni / e gli uomini non si ricordano di Dio. / Ma per me, egli è costantemente presente / nel mio cuore, nel mio spirito, // perché io so che il suo ricordo / fa guadagnare meglio del commercio più fiorente, / che colui che vi si dedica è più nobile del più nobile re / e superiore al più grande dei visir. / Ma le persone non lo sanno. // Sanno che la loro vita quaggiù non vale niente, / se non è valorizzata dal ricordo di Dio ? / O Dio! Proteggimi dagli ingiusti. / Come ho paura di assomigliare a loro. // Come ho paura di essere schiavo di questo mondo, / io che credo di beneficiare già della tua clemenza / a causa del mio rispetto per le Tue leggi. // Dio ! Le calamità si abbattono sul mondo / come nuvole di locuste / e il tuo Nome è divenuto pesante sulle loro lingue. / Le persone sguazzano nel peccato / e non c’è più sincerità, / perché i cuori degli uomini si sono induriti / come pietre // Dio! Mi sono stancato / a forza di seminare i tuoi insegnamenti tra la gente. / Ma i tuoi insegnamneti avranno / una qualche eco tra i maestri del peccato? // I dormienti presto si riprenderanno, / ma, i morti, potrò riportarli a Te? / Oh! Dio! La casa che ho costruito è priva di fondamenti. // Venite fratelli, pentitevi / Ricordiamoci insieme di Dio, il Misericordioso. / Non sprecate le vostre ore, perché preziose sono le ore / e la vita lo è anche di più. // Ma cosa posso fare per i sordi / che non mi ascoltano, né mi sentono? / Cosa posso fare per coloro a cui piace dispiacere a Dio? // Il ricordo di Dio / è utile anche ai credenti, e benefico. / Rigenera il loro cuore e li lava e li purifica. // Dio! Guida le persone al Bene, / alla virtù; cancella i loro peccati attraverso l’obbedienza. / Sii clemente con i tuoi schiavi, e anche con noi, / perché siamo tutti peccatori. // Oh! Quante volte ti ho offeso, / senza i miei fratelli lo sapessero. / E tuttavia mi contano tra i vrtuosi. / Ma la tua misericordia mi inonda, Dio dei mondi // Oh! Clemente! Soccorrimi quando verrò a rendere l’anima, / per il Tuo Profeta, autentico portatore di verità. / Soccorri anche i miei fratelli presenti in questa cerchia / e tutti coloro che credono in te // (Ahmad al-Alawi, Dîwân).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle dela Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 14 Luglio 2017ultima modifica: 2017-07-14T22:28:05+02:00da fraternidade
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