Giorno per giorno – 09 Agosto 2017

Carissimi,
“La donna si avvicinò e si prostrò dinanzi a Gesù, dicendo: Signore, aiutami! Ed egli rispose: Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini. È vero, Signore, – disse la donna – eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni. Allora Gesù le replicò: Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri” (Mt 15, 23-28). Stamattina, nella cappella del monastero, ci si diceva che ci voleva una donna, straniera e pagana, per ricordare a Gesù che Dio è padre di tutti, quale ne sia la razza, il popolo, la religione. E che perciò non può essere da meno di ognuno di noi, umani, che non neghiamo ai nostri cagnolini ciò che cade dalle nostre mense (anzi, oggi, diamo loro molto di più!). Meglio, se proprio ci dev’essere una priorità, non sarà quella che distingue i “nostri” dagli altri, diversi e perciò, chissà perché, “minori”, ma quella, come Gesù dirà in una sua parabola, determinata dallo stato di necessità di chi incontriamo sul nostro cammino, fosse anche il nostro nemico, come un giudeo per un samaritano e viceversa (cf Lc 10, 25-37). Che avrà la precedenza anche su Dio (nonostante il sacerdote e il levita non l’abbiano capito), perché il luogo di Dio è proprio lì, nel bisogno del prossimo. Più che in ogni altro tempio. Così noi non possiamo riservare il “pane dei figli”, che è il corpo di Cristo (cioè anche il nostro essere chiesa e, se vogliamo, l’eucaristia, che lo significa) solo a noi e ai nostri, ma dobbiamo essere disposti a offrirlo agli altri, compresi quelli che il nostro moralismo a buon mercato ci porterebbe a considerare indegni (mentre per il padre non c’è nessuno indegno, salvo forse quelli che considerano indegni gli altri). Già, c’è solo da prendere e portare a casa.

Oggi il calendario ci porta le memorie di Edith Stein, martire, assieme al suo popolo, dell’idolatria nazista; Frantz Jägerstätter, profeta e martire della non-violenza; e Betinho, testimone di giustizia e solidarietà.

Edith Stein nacque a Breslavia (allora in Germania, oggi in Polonia), il 12 ottobre 1891, nella festa ebraica di Yom Kippur, ultima degli undici figli di Siegfried e Auguste Courant, coniugi ebrei di fede profonda e grande rigore morale. Allieva brillante, discepola e poi collaboratrice del filosofo Husserl, si fece presto conoscere negli ambienti accademici. Il 1o gennaio 1922 fu battezzata nella chiesa cattolica, assumendo come nome di battesimo quello di Teresa. Continuò tuttavia a frequentare regolarmente con la madre la sinagoga, pregando i salmi della liturgia. Il 14 ottobre 1933, lo stesso anno in cui Hitler salì al potere, all’età di quarantadue anni, entrò nel convento carmelitano di Colonia, dove prese il nome di Teresa Benedetta della Croce. Nell’agosto del 1942, con sua sorella Rosa fu arrestata dalle SS naziste e portata con moltissime altre donne al campo di sterminio di Auschwitz. Come milioni di altri fratelli ebrei, Edith, fu uccisa in una camera a gas e cremata il giorno 26 del mese di Av de 5702 (9 agosto 1942).

Franz Jägerstätter nacque il 20 maggio 1907 nella cittadina di St. Radegund (Austria). In tempi di conformismo e di apatia politica, non esitò ad esprimere pubblicamente la sua opposizione al regime nazista. Sposato a Franziska Schwaniger e padre di tre figlie, quando fu chiamato a servire nell’esercito, Frantz chiese consiglio ad almeno tre sacerdoti e ad un vescovo, che cercarono di tranquillizzare la sua coscienza, assicurandogli che il servizio militare era del tutto compatibile con la fede cristiana. Jägerstätter non si lasciò convincere. Incarcerato, fu processato da una corte militare e decapitato il 9 agosto 1943. Lasciò scritto nel testamento: “Scrivo con le mani legate, ma preferisco questa condizione al sapere incatenata la mia volontà. Non sono il carcere, le catene e nemmeno una condanna che possono far perdere la fede a qualcuno o privarlo della libertà […]. Perché Dio avrebbe dato a ciascuno di noi la ragione ed il libero arbitrio se bastava soltanto ubbidire ciecamente? O, ancora, se ciò che dicono alcuni è vero, e cioè che non tocca a Pietro e Paolo affermare se questa guerra scatenata dalla Germania è giusta o ingiusta, che importa saper distinguere tra il bene ed il male? ”.

Betinho (Herbert de Souza) nacque il 3 novembre 1935, a Bocaiuva, in Minas Gerais (Brasile), terzo di otto fratelli. Ancora giovane, fece parte della dirigenza nazionale dei giovani cattolici che rappresentavano le aspirazioni di trasformazione sociale, rinsaldate in seguito dal Concilio Vaticano II. Sociologo, dopo il golpe del 1964, partecipò alla resistenza contro la dittatura militare. Il che gli costò l’esilio. Tornato in Brasile nel 1979, entrò di peso nelle lotte sociali e politiche. Pubblicò libri, articoli, saggi, sempre con la stessa preoccupazione di criticare le strutture che rendono la vita difficile e ingiusta per milioni di persone. Emofiliaco dalla nascita, contrasse il virus dell’Aids attraverso una trasfusione di sangue. La sua presenza nei mass-media si trasformò in simbolo delle vittime di questa malattia e della lotta per la salute della popolazione. Morì a Rio de Janeiro il 9 agosto 1997, a 61 anni di età.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro dei Numeri, cap.13, 1-2. 25 – 14, 1.26-30; Salmo 106; Vangelo di Matteo, cap.15, 21-28.

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti operano in vista della pace, della giustizia e della fraternità tra i popoli, quale che sia la fede religiosa o la filosofia di vita professata.

Dal 1995, su iniziativa dell’ONU, si celebra oggi la Giornata internazionale dei popoli indigeni del mondo, 5.000 etnie che comprendono 300 milioni di abitanti – gli Adivasi in India, gli Indiani delle Americhe, i Tuareg negli stati sahariani, i Pigmei delle foreste tropicali centrafricane, i Penan in Malesia, le popolazioni di montagna in Bangladesh e Birmania, gli Ainu in Giappone, i Maori in Nuova Zelanda, gli Aborigeni in Australia, gli Inuit (Eschimesi) nelle regioni artiche o i Sami (Lapponi) in Scandinavia e nella penisola russa di Kola -, sempre più marginalizzate e a rischio di sopravvivenza. Disinformazione, silenzio e indifferenza sono sempre colpevoli.

Bene, è tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura, un brano di Edith Stein, tratto dal suo “La preghiera della Chiesa” (Morcelliana). Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
La vita di orazione di Gesù è la chiave che ci introduce nella preghiera della Chiesa. Abbiamo visto che il Cristo ha partecipato al culto del suo popolo (che generalmente si chiama Liturgia), lo ha unito nel modo più intimo alla sua offerta di vittima e gli ha dato il suo pieno e proprio significato, quello di rendimento di grazie della creazione al Creatore, trasformando cosi la liturgia dell’Antico Testamento nella liturgia del Nuovo Testamento. Ma Gesù non ha solo partecipato al culto divino ufficiale. Forse anche più di frequente gli Evangeli parlano della sua preghiera solitaria nella tranquillità della notte, sulla cima dei monti, nel deserto, lontano dagli uomini. Quaranta giorni e quaranta notti di preghiera precedettero la sua azione pubblica e prima di scegliere e di inviare i suoi dodici apostoli si ritirò per pregare nella solitudine della montagna. Durante la preghiera sul monte degli Ulivi si preparò a salire sul Golgota e ciò che Egli in questa gravissima ora della sua vita chiese al Padre ci è stato trasmesso in alcune brevi parole, che possono guidarci come stelle nell’ora della nostra agonia: “Oh Padre, se vuoi allontana da me questo calice, ma non la mia, ma la tua volontà sia fatta”. Queste parole sono come un lampo che per un momento illumina la vita più intima dell’anima di Gesù, il mistero insondabile del suo essere umano-divino, i suoi dialoghi con il Padre, dialoghi che sicuramente continuarono ininterrottamente per tutta la vita. Cristo pregava non soltanto quando si allontanava dalla folla ma anche quando si trovava tra gli uomini. (Edith Stein, La preghiera della Chiesa).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 09 Agosto 2017ultima modifica: 2017-08-09T21:00:55+02:00da fraternidade
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