Giorno per giorno – 22 Luglio 2010

Carissimi,

“Maria si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: Donna, perché piangi? Chi cerchi? Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo. Gesù le disse: Maria! Ella si voltò e gli disse in ebraico: Rabbunì! – che significa: Maestro!” (Gv 20, 14-16). Maria è quando si arriva a pensare che tutto sia – ancora una volta – finito. E questa fine è peggiore dell’altra, perché, allora, non si era ancora incontrato Lui. E non se ne poteva perciò soffrire la perdita. Si sperimentava il male senza aver conosciuto ancora davvero il bene. Di Maria di Magdala il Vangelo dice che Gesù l’aveva liberata da sette demoni  (Lc 8, 2) e, da allora, lei l’aveva sempre seguito. Fino ai piedi della croce, quando gli altri, i poco coraggiosi discepoli del Signore, se l’erano piuttosto vergognosamente svignata. Ed ora, se ne stava lì, fuori del sepolcro, inspiegabilmente vuoto. E faceva quel che si può fare quando si perde chi ti aveva ridato una ragione buona di vivere. Piangeva. Con il cuore che ti dice che non può essere vero. Ma la testa ti dice che sì. Finché Lui ti si avvicina e ti chiama per nome: Maria. E, come diceva Nadia, stamattina, è il nome di ciascuno di noi che Lui chiama. E ci affida il Vangelo, la buona notizia, cioè, che il crocifisso-per-amore è risorto. Perché l’amore non può morire. Oggi pomeriggio, noi si è andati, sempre con Nadia, alla chácara di recupero, e abbiamo parlato a lungo del Vangelo. Poi Wanderson, a un certo punto, ha detto: Certo che Dio è un Dio geloso! Sì, è vero, è un Dio geloso, ma solo perché ci vuole liberi, non ci sopporta schiavi. Siamo andati a rileggerci il secondo capitolo del profeta Osea, che è appunto diviso in due quadri: la denuncia dell’infedeltà della sposa-popolo e la promessa dell’amore rinnovato e perciò della libertà ritrovata. E pensavamo anche alla porzione della Torah, che le comunità ebraiche leggono in questi giorni – Vaetchanan -, e che raccoglie alcune tra le sue pagine più belle in assoluto, dove si preannuncia al popolo eletto (come ogni popolo è, a suo modo, eletto): “Là servirete a dèi fatti da mano d’uomo, di legno e di pietra, i quali non vedono, non mangiano, non odorano. Ma di là cercherai il Signore, tuo Dio, e lo troverai, se lo cercherai con tutto il cuore e con tutta l’anima. Nella tua disperazione tutte queste cose ti accadranno; negli ultimi giorni però tornerai al Signore, tuo Dio, e ascolterai la sua voce, poiché il Signore, tuo Dio, è un Dio misericordioso, non ti abbandonerà e non ti distruggerà, non dimenticherà l’alleanza che ha giurato ai tuoi padri” (Dt 4, 28-32).  I nostri amici della chàcara, come noi, come Maria di Magdala, sanno cosa significhi, la disperazione della lontananza da Dio, l’assenza della libertà, lo sprofondare senza sosta. E, senza averlo studiato molto, sanno anche chi è Dio: è la nostalgia  che ci prende e che ci muove il cuore prima ancora che i piedi,  ed è il nuovo che ci viene incontro e ci chiama per nome. Come con Maria.

 

Oggi è, dunque, memoria di Maria Maddalena, apostola degli apostoli.

 

22 MADDALENA.jpgOriginaria di Magdala, in Galilea, Maria fu una delle donne che seguirono costantemente Gesù con gli altri discepoli.  Guarita da Gesù (Lc 8,2), faceva parte del gruppo di donne che provvedevano alle necessità di Gesù e dei suoi. Fu una delle poche persone amiche che accompagnarono Gesù nella sua passione, crocifissione  e fu presente alla sua sepoltura.  L’esperienza dell’apparizione del Risorto fece di lei la prima  inviata (apostola) ad annunciare la buona notizia della risurrezione.

 

I testi che la liturgia propone oggi alla nostra riflessione sono propri della memoria che celebriamo e sono tratti da:

Cantico dei Cantici, cap.3, 1-4a; Salmo 63; Vangelo di Giovanni, cap. 20,1-2.11-18.

 

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

 

Emmanuelle Marie – al secolo Odile Van Deth – era entrata trentenne tra le Domenicane di Betania, una congregazione religiosa che, fondata in Francia nel secolo XIX, accoglieva nelle sue file anche donne dal passato problematico, come la nostra Maria Maddalena (confusa, dal suo fondatore, con Maria di Betania). Ben conosciuta anche in Italia come animatrice di spiritualità, Emmanuelle Marie, trentasette anni dopo quella prima scelta, seguendo un’altra chiamata, ne è uscita, per percorrere nuove strade. In un suo libriccino uscito con il titolo “La pazienza dell’istante” (Edizioni Messaggero Padova) abbiamo trovato un brano dedicato alla figura della Maddalena. Ve lo proponiamo, nel congedarci, come nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Le donne hanno amato Gesù di Nazaret. Maria di Magdala, in modo particolare. Ed è stata ricambiata da un amore così reale eppure così casto che lei ha potuto guarire dai sette demoni – cioè, secondo il linguaggio biblico, dalla pienezza della negatività – che aveva invaso la sua psiche. L’uomo e la donna che si amano si fanno rinascere reciprocamente di continuo. La loro interiorità si apre alla scoperta d’essere capaci di risvegliare l’altro ad un’esistenza più piena. E così è stato tra la Maddalena e Cristo. Lei ha molto amato ed è stata molto perdonata mentre lui accoglieva in sé le sue angosce, senza temere di esserne ferito: per questo era venuto, per prendere su di sé il peccato del mondo e trasformarlo in spinta di vita, in amore. Perciò Maria di Magdala è rimasta, sino alla fine, con lui. Doveva esserci quando si compiva il perdono che le era stato anticipato. Doveva esserci mentre l’Amato era rinnegato, tradito, abbandonato, condannato, messo anche lui al bando e immolato fuori della città santa. Anche al mattino di Pasqua ci sono solo le donne, fedeli e coraggiose. Gli apostoli, avvertiti da Maddalena, corrono al sepolcro, ma non perseverano nell’attesa e si rassegnano in fretta all’assenza. Sono così gli uomini che non reggono durante il parto e vanno via. Solo la donna conosce i tempi dell’attesa, i lunghi mesi che precedono la sua ora. Maria di Magdala resta dopo la partenza di Pietro e di Giovanni. Piange perché da tempo ha capito la vanità delle cose che passano e ora colui che non passa non c’è più. Sa che l’amore non l’ha tradita, ma dov’è? Tutte le separazioni, tutti gli abbandoni, tutti i lutti sofferti dalle donne sin dall’inizio del mondo si esprimono nelle lacrime di Maddalena che così, anche se non lo sa, diventa la sposa dell’Agnello immolato. Allora appare lo Sposo. “Maria!”. È la prima volta che l’evangelista mette il suo nome sulle labbra del Maestro. La risveglia definitivamente all’essere dove troverà lui, con il Padre suo e nostro, il Dio suo e nostro. Ormai è pronta ad essere Cristo per i suoi fratelli. È pronta ad annunciare la buona novella al corpo di Cristo, prima alla gerarchia (Pietro) poi agli altri. Nessuno può trovare la strada della propria interiorità se non incontra qualcuno che gli fa fare l’esperienza di un amore che lo raggiunge oltre quello che ha, oltre quello che si porta dentro come ricchezze e come angosce, semplicemente perché è. Così Gesù ha amato tutti. Le donne si sono lasciate raggiungere, forse, più immediatamente a questo livello, e quindi sono particolarmente in grado di far sperimentare ai fratelli l’amore risorto.  (Emmanuelle Marie, La pazienza dell’istante).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 22 Luglio 2010ultima modifica: 2010-07-22T23:40:00+02:00da fraternidade
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